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Sorelle Clarisse: Il soffio dello Spirito

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse, del Monastero Santa Speranza.

Il Vangelo di Giovanni comincia con una domanda, quella che i due discepoli di Giovanni il Battista rivolgono a Gesù quando iniziano a seguirlo: «Maestro dove dimori?». Gesù risponde loro: «Venite e vedrete».

La liturgia di oggi, solennità di Pentecoste, ci svela la risposta. Siamo alla fine del Vangelo di Giovanni e Gesù dice ai suoi discepoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia Parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui…».

Dove dimora Dio? Dio abita nel cuore di quelli che lo amano ed è in questa intimità che ciascuno di noi può ascoltarlo, riconoscerlo, imparare a ricordare le sue parole, osservarle, viverle.

In questo senso è bellissima la festa della Pentecoste: è il compiersi di una promessa, è il giorno del compimento della promessa di Gesù, la celebrazione dell’alleanza nuova, ultima, definitiva.

Gesù non ha lasciato orfana la sua comunità; con l’ascensione al cielo (lo abbiamo visto domenica scorsa), non è avvenuta una separazione tale da mettere fine alla sua azione nel mondo. La comunità dei credenti, infatti, condivide con Lui la stessa vita, lo stesso Spirito e, forte di tutto ciò, prosegue l’azione di Gesù nella storia: annunciare la buona notizia del Vangelo,

Gesù lega strettamente questa promessa all’amore: «Se uno mi ama osserverà la mia Parola […] e noi prenderemo dimora presso di lui», abbiamo appena letto. È proprio vivendo in questo amore che ciascuno di noi può fare esperienza dello Spirito Santo, Spirito consolatore, Spirito Paraclito, Spirito di verità, Spirito di libertà, come scrive San Paolo nella lettera ai romani. Per Paolo la presenza dello Spirito è una presenza liberante che si lascia discernere da alcuni segni: un capovolgimento nella logica di vita (dal desiderio dell’egoismo alla carità), un nuovo rapporto con Dio riconosciuto e sperimentato come Padre, l’intima convinzione di essere figli di Dio.

Pentecoste è davvero, allora, una festa rivoluzionaria. Il racconto degli Atti degli Apostoli lo sottolinea utilizzando, nel narrare la discesa dello Spirito sugli apostoli, immagini ben precise: il fragore improvviso che viene dal cielo, un vento impetuoso, lingue di fuoco.

Segni straordinari per dire una festa straordinaria, per dire lo “straordinario ordinario” di un Dio vicino, un Dio che rimane con noi per sempre, un Dio che insegna ogni cosa, un Dio che, attraverso lo Spirito, ci ricorda ogni parola che Gesù ha detto.

Rimanere, insegnare, ricordare. Lo Spirito che ci insegna e ricorda la Parola è lo Spirito che vuole compiere Cristo in noi. Ma vuole anche che noi ci compiamo e troviamo pienezza in Cristo. Vuole che la nostra umanità si compia nell’umanità di Cristo. Chiede, cioè, che il dimorare di Cristo in noi sia testimoniato dall’amore, diventi gesto, prassi, storia, diventi compassione, misericordia, perdono, quel linguaggio universale, quella lingua nativa che ci fa ritrovare come comunità.

“Spirito Santo soffia nei nostri cuori e facci respirare la tenerezza di Dio. Soffia sulla Chiesa, perché porti con gioia il Vangelo; soffia sul mondo il fresco ristoro della speranza. Amen”.