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Il giornalista Riccardo Bigi: “La Pira, un personaggio capace di catturare l’attenzione dei più giovani”

DIOCESI – Nuovo appuntamento con la rubrica che ogni lunedì vi proponiamo per conoscere le opere letterarie degli autori locali e non solo. Oggi vi parliamo del libro “Il sindaco santo. La vita, le opere, i segreti di Giorgio La Pira” scritto dal giornalista Riccardo Bigi, Edizioni Toscana Oggi. E proprio la figura di La Pira è stata al centro dell’incontro organizzato dal nostro giornale diocesano in occasione della celebrazione dei dieci anni dalla sua fondazione.

Leader politico, docente di diritto romano, sindaco di Firenze, La Pira fu uno dei maggiori artefici della Carta costituzionale italiana. Perché ha sentito il desiderio di ripercorrere le azioni portate avanti da questo sindaco santo?
Da fiorentino, conoscevo per sentito dire questa figura di sindaco che ha fatto molto per la città: spesso in città se ne raccontavano le gesta, legate a vari episodi. Lavorando come giornalista però, per curare l’ufficio stampa in alcune occasioni celebrative, mi sono trovato a studiarne, più a fondo, il pensiero e gli scritti. E ho scoperto una persona affascinante, unica per la sua capacità di unire un grande rigore morale, una profonda ispirazione evangelica ma anche una notevole creatività nel trovare risposte ai problemi più urgenti della città. Interessato a scoprirne di più, chiesi se esisteva una biografia che ne riassumesse la vita, e mi fu risposto: “Perché non la scrivi tu?”. Ho raccolto la sfida, ed è stato un lavoro interessantissimo.

Dietro a questa sua opera letteraria c’è un importante lavoro di ricerca e documentazione.
La mole di lettere, discorsi, articoli, diari, documenti lasciata da La Pira è enorme e non posso certo dire di conoscerla tutta. Però, ho cercato, nel libro, di far parlare lui, riportando spesso brani dai suoi scritti. In questo mi ha aiutato la Fondazione La Pira, che custodisce in maniera appassionata e accurata la memoria del “Professore”, come in genere lo chiamano le persone che lo hanno conosciuto.

La Pira fu promotore di convegni internazionali di pace. In questo particolare momento storico che stiamo vivendo quando è importante studiare la figura di quest’uomo?
Per molti secoli l’umanità ha considerato la guerra uno strumento utile, efficace; un male necessario o a volte perfino un bene. Se oggi questa concezione non è più unanime, e se guardiamo alla guerra come un male da evitare e a cui porre fine; se oggi riteniamo che la vita delle persone, dei popoli e delle città valga più delle ambizioni di uno Stato, lo dobbiamo anche alle parole che La Pira ha seminato nella sua attività di padre costituente, di sindaco, nei convegni internazionali che organizzava, nei suoi viaggi, nei rapporti epistolari intessuti con re e capi di stato. L’idea della “guerra impossibile” non era per La Pira uno slogan, nasceva dalla constatazione storica che la tecnologia ha dotato gli uomini di strumenti troppo efficaci, che metterebbero a rischio l’intero genere umano. Stiamo vedendo, in Ucraina, quanta devastazione e quante morti possono essere raggiunte in pochi giorni prima ancora di arrivare all’uso – che davvero ci auguriamo non avvenga – di armi chimiche o nucleari. Per andare verso la pace, diceva La Pira, bisogna accettare il metodo indicato dal Profeta Isaia: trasformare i cannoni in aratri e i missili e le bombe in astronavi, le spese militari in spese per lo sviluppo dei popoli.

Lei ha studiato nei dettagli la storia di La Pira. C’è un episodio in particolare che in qualche modo, a suo avviso, è di particolare rilievo?
Tra i tanti temi che La Pira aveva a cuore, c’era quello del lavoro. L’obiettivo da perseguire per lo Stato, affermava, era quello della piena occupazione: dare a tutti un lavoro. E non lo diceva solo a parole. Quando a Firenze fu minacciata la chiusura della Nuovo Pignone, una delle principali aziende cittadine, si schierò dalla parte dei lavoratori, arrivando a litigare per questo con l’amico Amintore Fanfani, ministro dell’interno, che minacciava di arrestarlo. Poi però con gli operai studiò una possibile riconversione dell’azienda, nel campo delle turbine per l’estrazione del petrolio, e ne propose l’acquisto a Enrico Mattei, presidente dell’Eni. La leggenda dice che convinse Mattei, in una telefonata notturna, dicendogli che questo piano glielo aveva suggerito la Madonna. E conoscendo La Pira, è probabile che abbia detto così. Dietro però c’era anche un piano industriale preciso, tanto che ancora oggi è una delle più grandi aziende del settore. Questo episodio credo rappresenti bene quel misto di pensiero, azione e preghiera che caratterizza tutta l’opera di La Pira.

Lei è giornalista e lavora a Firenze nella redazione di Toscana Oggi e collabora con Avvenire. Su Giorgio La Pira ha realizzato anche uno spettacolo teatrale dal titolo Verso la primavera.
Sì, mi è parso bello far ascoltare le parole di La Pira, che hanno una forza sorprendente. Così avevo pensato a una lettura di testi, che è stata portata in diversi teatri in Toscana. Poi un musicista siciliano, Nino Mancuso, ha messo in musica alcuni brani ed è nato un vero e proprio musical. È impressionante vedere quanto certi discorsi di La Pira sull’aiuto ai poveri, su come vivere la politica lontano da ogni interesse personale, trovino ancora oggi in chi le ascolta una risposta entusiasta.

A suo avviso la figura di La Pira dovrebbe arrivare sui banchi di scuola?
Assolutamente sì: prima di tutto perché è un pezzo della storia d’Italia. Quando si studia la Costituzione, ad esempio, potrebbe essere interessante rileggere l’entusiasmo che persone che La Pira hanno messo nel pensare l’architettura del nuovo Stato che stava nascendo, per capire quanto studio e quanta passione ci sono voluti per arrivare agli articoli che racchiudono i “principi fondamentali” su cui poggia il nostro vivere civile. E poi perché è un personaggio capace di catturare anche l’attenzione dei più giovani, con le sue battaglie per i grandi ideali di pace e di giustizia.

Riccardo Bigi