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Sorelle Clarisse: Nel deserto…

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del Monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto

Il brano evangelico di questa domenica è ambientato nel deserto.
Ma che significato ha il deserto nella storia di Israele? Per Israele, il deserto non è tanto uno spazio fisico, un luogo geografico, quanto un percorso interiore nel quale Dio lo ha accompagnato attraverso la sua Parola perché potesse aprire il cuore alla relazione con lui e passare così da ogni forma di schiavitù alla libertà della relazione con Dio e con i fratelli.
Per questo la storia biblica, dopo ogni caduta, dopo ogni ribellione del popolo, dopo ogni allontanamento dello stesso da Dio, riparte sempre dal deserto, affinché Israele possa riappropriarsi della propria identità e tornare a far spazio, nella sua vita, a Dio e alla sua Parola.
Nel deserto, oggi, incontriamo Giovanni Battista. E dal deserto quest’uomo rilancia al popolo queste parole: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!». Giovanni chiede a quanti lo ascoltano di tornare a fare verità in se stessi, di ritrovare la rettitudine del proprio cammino davanti a Dio. Chiede l’impegno ad un cambiamento di mentalità, di comportamento, di stile di vita. Chiede conversione, ovvero il coraggio di scendere nel profondo del proprio io e incontrare se stessi, avere la pazienza di imparare la difficile arte della comunicazione, avere il coraggio di affrontare il cambiamento, accettare la propria storia personale riconoscendo come le esperienze più profonde restino sempre nello spazio dell’inesprimibile, depositare le nostre fatiche nelle mani del Signore, colui che può farci leggere la nostra vita alla luce di Dio, con gli occhi di Dio.
E’ chiaro allora che, persone ragguardevoli e devote come i farisei e i sadducei, siano duramente criticate da Giovanni: «Razza di vipere…non crediate di poter dire: “Abbiamo Abramo per padre!”». Non potete rifugiarvi, cioè, nel ritualismo esasperato, nella devozione estremizzata che sfocia nella pura esteriorità, dietro alla tradizione, dietro una fede di facciata, di coscienza tiepida, svuotando la fede dell’incontro con Dio.
«Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!»: accorgetevi che il regno si è fatto vicino, che il nostro Dio è incontrabile, conoscibile, presente, evidente… e vuole incontrarci, non essere adorato da lontano.
Lasciamoci accompagnare in questo percorso quotidiano e continuo di incontro con il Signore dalla Parola, quella Parola, scrive Paolo ai Romani, che è perseveranza, consolazione, speranza, perché parla di quanto Dio opera nella storia di ogni uomo, nella nostra storia, quella Parola, la sola che ha la capacità di fare unità nella nostra vita.
«Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, il leopardo si sdraierà accanto al capretto, il vitello e il leoncello pascoleranno insieme…» e tanto altro, lo possiamo leggere nella prima lettura tratta dal libro del profeta Isaia: non si tratta solo di un ritrovato ordine nel creato, una rinnovata pace dell’intera creazione, ma intelligenza ed emozione, ragione ed istinto, volere e agire finalmente ricomposte e capaci, in noi stessi, di camminare assieme. Questo se ci lasciamo incontrare da Dio preparando il nostro cuore all’ascolto della sua Parola, lasciando spazio allo Spirito perché faccia ordine dentro di noi e ci aiuti a liberarci di tutto ciò che non ci permette di riconoscere il Signore che viene nella nostra vita.