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FOTO Presentazione Lettera Pastorale, Vescovo Carlo: “La Chiesa è fatta di Marta e di Maria”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto mercoledì 21 settembre, alle ore 21:00, presso la Cattedrale Santa Maria della Marina a San Benedetto del Tronto, l’incontro del vescovo Carlo Bresciani con sacerdoti, i Consigli Pastorali Parrocchiali, gli Operatori Pastorali e le varie Realtà Ecclesiali della Vicaria P. Giovanni dello Spirito Santo. L’appuntamento ha chiuso la serie di incontri con le varie Comunità Vicariali della nostra Diocesi durante i quali Bresciani ha presentato la lettera pastorale “Chiesa, casa ospitale”, nella quale invita la nostra Chiesa a diventare una casa ospitale come quella di Betania, dove Gesù amava soffermarsi con Marta, Maria e Lazzaro.

Commentando il brano evangelico preso come riferimento, così ha detto il vescovo Carlo: “Quando leggiamo questo passo di Luca, siamo portati a pensare di dover scegliere tra la figura di Marta e quella di Maria, ma ci sbagliamo: in una casa, infatti, c’è bisogno sia dell’una che dell’altra. Marta, figura che incarna bene tutti quelli che svolgono dei servizi, a volte anche umili, è una che si dà da fare, ma è distolta. Maria, al contrario, non contribuisce ai lavori da fare, però è intenta ad ascoltare. Quando le due donne vanno in discussione, la casa non più ospitale, quindi Gesù interviene, ma non dice che l’una o l’altra stia sbagliando, bensì si limita a precisare quale sia la priorità in quel momento. Ma solo in quel momento, non in assoluto. Quante volte anche nelle nostre comunità succede la stessa cosa?! In tutti quei casi il discernimento deve portare a comprendere ciò che è giusto ed opportuno in quel momento. Spesso abbiamo la tentazione dell’ideale: dico tentazione non perché sia sbagliato mirare alla condizione ideale, bensì perché vorremmo raggiungere subito quell’ideale. Questo non è sempre possibile. Allora, così come Gesù dice alle due donne che in quel momento Maria si è scelta la parte migliore, anche noi dobbiamo comportarci in egual maniera. Non dobbiamo scegliere una figura o l’altra né metterle in contrapposizione: la Chiesa, infatti, è fatta di Marta e di Maria, così come in ciascuno di noi c’è un momento di Maria e un momento di Marta; la nostra saggezza, quella del cristiano, sta nello scegliere la priorità del momento.”

Bresciani si è poi soffermato sulla figura di Lazzaro: “Marta e Maria avevano un fratello di nome Lazzaro che era un grande amico di Gesù. In questo passo, però, Lazzaro non appare. Come mai non c’è, vista la sua amicizia stretta con Gesù? A me personalmente piace pensare che Lazzaro sia presente, ma non si intrometta. In quella casa, infatti, c’è una tensione e, quando c’è baruffa, c’è anche la tentazione di tirarsi indietro. Quando noi come Chiesa non camminiamo insieme, come fanno Maria e Marta, a chi ci guarda succede proprio questo: la tentazione di tirarsi indietro.

Siamo dunque chiamati a vivere in questa casa di Betania, – ha concluso Bresciani – una casa dove ci saranno sempre delle tensioni, ma, seguendo la strada indicata da Gesù, quella di riconoscere il positivo reciproco che c’è, servendo come Marta ma senza dimenticare l’ascolto come Maria e scegliendo, di volta in volta, la priorità del momento, diverremo davvero missionari, portatori del Vangelo.

Al termine della presentazione della lettera pastorale, il vescovo Carlo ha invitato i presenti a sedersi in piccoli gruppi, in pieno stile sinodale, per mettersi reciprocamente in ascolto gli uni degli altri. In ogni gruppo tre sono state le domande a cui i partecipanti sono stati chiamati a rispondere:
Quale tra le riflessioni fatte dal vescovo mi ha colpito maggiormente?
Quando nella Chiesa mi sono sentito veramente accolto?
Cosa posso fare io personalmente per migliorare la mia comunità e renderla più accogliente?
Tanti gli spunti di riflessione che sono venuti fuori nell’ora trascorsa a fare discernimento. Numerose e meritevoli le proposte riferite, al termine dell’incontro, dai facilitatori che in ciascun gruppo hanno guidato il dialogo: una maggiore o comunque migliore accoglienza all’ingresso e all’uscita delle Messe; una maggiore attenzione all’ascolto sia tra collaboratori sia tra sacerdoti e collaboratori pastorali; un minore spirito critico, accompagnato dalla capacità di benedire gli altri collaboratori ed i servizi da loro svolti, nel senso etimologico del termine, ovvero di dire bene degli altri e di quanto da loro compiuto, anche se non si è raggiunto l’ideale che si ha come riferimento.

Il vescovo Carlo, molto soddisfatto per i frutti prodotti dall’incontro, ha concluso la serata con un momento di preghiera.