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Fame: Fao-Wfp, aumenta in 19 Paesi l’insicurezza alimentare acuta

Si prevede che il numero di persone in stato di insicurezza alimentare acuta in tutto il mondo continuerà a crescere vertiginosamente, con la crisi alimentare che rafforza la sua presa su 19 “punti caldi della fame”, a causa di conflitti crescenti, condizioni climatiche estreme e instabilità economica aggravata dalla pandemia e dagli effetti a catena della crisi in Ucraina. A livello globale, senza interventi immediati, saranno 970.000 le persone, un massimo storico, che affronteranno una fame catastrofica, morendo per la fame o correndo il rischio di morire per la fame o quello di un deterioramento in condizioni catastrofiche, in Afghanistan, Etiopia, Sud Sudan, Somalia e Yemen. Si tratta di dieci volte più di sei anni fa, quando solo due paesi avevano popolazioni nel livello Ipc5. Sono questi i risultati del rapporto “Hunger Hotspots – Fao -Wfp early warnings on acute food insecurity”, pubblicato oggi da Fao e World food programme. Il rapporto delle Nazioni Unite chiede “un’azione umanitaria urgente” per salvare vite e mezzi di sussistenza e prevenire la carestia nei Paesi hotspot in cui si prevede un peggioramento dell’insicurezza alimentare acuta da ottobre 2022 a gennaio 2023. In evidenza è la crisi della fame nel Corno d’Africa, dove si prevede il protrarsi della siccità più lunga degli ultimi 40 anni e che si va ad aggiungere agli effetti cumulativi e devastanti della mancanza di precipitazioni, delle crisi economiche e dei conflitti che hanno colpito le famiglie vulnerabili dal 2020. Si prevede che fino a 26 milioni di persone dovranno affrontare livelli di insicurezza alimentare di crisi o peggiori (livello Ipc3 e superiori) in Somalia, Etiopia meridionale e orientale e Kenya settentrionale e orientale. Con il rischio che l’assistenza umanitaria venga tagliata a causa della mancanza di fondi, lo spettro della carestia e di decessi su larga scala per fame incombe in Somalia. Senza un’adeguata risposta umanitaria, gli analisti prevedono che entro dicembre potrebbero morire, ogni giorno, fino a quattro bambini o due adulti ogni 10.000 persone. Secondo il rapporto, Afghanistan, Etiopia, Nigeria, Sud Sudan, Somalia e Yemen rimangono nella categoria “massima allerta”. Repubblica democratica del Congo, Haiti, Kenya, Sahel, Sudan e Siria sono nella categoria “preoccupazione molto alta” ma l’allerta è estesa alla Repubblica Centrafricana e Pakistan. Guatemala, Honduras e Malawi si sono uniti a Sri Lanka, Zimbabwe e Madagascar, tra i punti caldi della fame.