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Draghi all’Onu: “La guerra in Ucraina mette a rischio i nostri ideali collettivi”

(Foto ANSA/SIR)

Maddalena Maltese

(da New York) È durato 18 minuti l’ultimo discorso che Mario Draghi, da presidente del Consiglio dei ministri, ha indirizzato ai capi di stato e di governo presenti alla 77ª Assemblea Generale dell’Onu. È stato l’ultimo oratore della giornata di ieri. È l’ultimo a ribadire, ancora una volta, le drammatiche conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina sul piano internazionale, mentre “l’esito del conflitto rimane imprevedibile” e richiede “responsabilità collettiva il trovare risposte”.

La guerra “L’aggressione russa all’Ucraina e le varie crisi che ne sono risultate: alimentari, energetiche, economiche, stanno mettendo a rischio i nostri ideali collettivi come non accadeva dalla fine della Guerra Fredda”, ha esordito Draghi, nel suo discorso, ribadendo con forza che “le responsabilità del conflitto sono chiare e unilaterali”. Il premier italiano sottolinea a più riprese l’impegno per il multilateralismo che si coniuga con solidarietà e cooperazione, soprattutto nella soluzione ad “una guerra di aggressione in Europa”. “Non possiamo dividerci in Nord e Sud”, raccomanda Draghi, mentre descrive un orrore che non si pensava dovesse riaccadere sul suolo europeo. “Le ambizioni imperiali, il militarismo, le violazioni sistematiche dei diritti civili e umani sembravano appartenere al secolo scorso. Da febbraio però assistiamo ai bombardamenti di teatri, scuole, ospedali, assistiamo a terribili attacchi e violenze sui civili e sui bambini”.

Il presidente del Consiglio descrive gli orrori e , nello stesso tempo, illustra i risvolti delle sanzioni e le conseguenze non solo sull’economia di Mosca ma anche sulla capacità di costruire il suo arsenale militare, mentre spiega a chi continua a considerarle inefficaci che “l’impatto crescerà nel tempo”.

Difende Draghi la decisione dell’Italia di schierarsi a fianco di Kiev, spiegando che “aiutare l’Ucraina a proteggersi non è stata solo la scelta giusta da fare, è stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fraternità che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite”. In risposta alle contestazioni ricevute in Patria per gli aiuti militari che hanno minato la fiducia nel governo che presiederà ancora per pochi giorni, il premier italiano sostiene che “un’invasione militare pianificata per mesi” non poteva essere fermata “con le sole parole” e condanna con fermezza il referendum per l’indipendenza del Donbass definendolo “un’ulteriore violazione del diritto internazionale”. Auspica la pace, Draghi, come auspica un ritorno della Russia sotto l’egida delle norme internazionali.

La solidarietà “È meglio rispondere agli orrori della guerra con il calore della solidarietà”, dice Draghi ringraziando sia il segretario dell’Onu che la Turchia per l’accordo sulle esportazioni di grano ucraino, che hanno evitato una catastrofe umanitaria. E a difesa ancora del multilateralismo cita il discorso di Mikhail Gorbachev all’Assemblea Generale del 1988, quando ribadì che “in un mondo globalizzato la forza o la minaccia di il suo utilizzo, non poteva più fungere da strumento di politica estera”, mentre le nuove parole sono diventate “il rispetto dei diritti umani, la cooperazione internazionale e la non belligeranza”. Il primo ministro cita anche la risposta alla pandemia come esempio di solidarietà, quando si è riusciti a “superare il protezionismo nelle forniture mediche” e garantire 1,4 miliardi di vaccini grazie al programma Covax. Porge poi i ringraziamenti per la vicinanza della Nazioni Unite nella gestione della crisi migratoria sul Mediterraneo.

La transizione verde Se il ricatto sulle vendite di gas imposto da Mosca all’Europa ha messo il freno alla difesa dell’ambiente, le minacce nucleari per la militarizzazione della centrale Zaporizhzhya, richiedono ancora una volta cooperazione per una soluzione pacifica.

Draghi ha sottolineato che l’indipendenza dal rifornimento energetico russo sarà una realtà già dal 2024 e questo grazie a molti paesi africani come l’Algeria, l’Angola, la repubblica del Congo.

“Vogliamo sviluppare insieme tecnologie verdi per mettere l’Africa al centro della transizione verde” ha detto Draghi, mostrando che “la guerra in Ucraina ha ridisegnato la geografia energetica e con essa la geopolitica”, con l’Europa “destinata a guardare sempre più a sud” e l’Italia ad “essere un ponte verso la sponda meridionale del Mediterraneo”.

L’Europa e il futuro italiano La guerra in Ucraina “ha risvegliato o rafforzato in molti paesi il desiderio di Europa”, ha detto il presidente del Consiglio, dicendosi favorevole sia alla candidatura dell’Ucraina all’Unione europea che all’integrazione dei Balcani occidentali, di Georgia e Moldavia. Draghi sottolinea il ruolo internazionale del Paese durante la presidenza del G20 e ridichiara la disponibilità di Roma ad ospitare l’Expo 2030. Infine il premier lancia un messaggio chiaro anche a chi teme che uno spostamento a destra, a seguito delle elezioni di domenica prossima possa inasprire i rapporti del Paese con gli alleati. “L’Onu rimane il nostro punto di riferimento”, precisa Draghi e aggiunge che “nei prossimi anni l’Italia continuerà ad essere protagonista nell’Ue, vicina ai suoi alleati Nato, pronta all’ascolto e aperta al dialogo, determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale”. È l’impegno ultimo che Draghi prende sul podio dell’Onu e su cui gli osservatori internazionali vigileranno, quando Mario non sarà più a capo del governo italiano.