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Cupra Marittima si prepara ad onorare San Basso (Il mistero del bassorilievo)

 

CUPRA MARITTIMA – A Cupramarittima In occasione della tradizionale festa di San Basso vescovo e martire –  che cadrà il 21 di questo mese – domenica – dove alle ore 22:00 si terrà la Messa con il Vescovo diocesano Mons. Carlo Bresciani sul lungomare, abbiamo voluto parlare di un’opera d’arte che pochi conoscono custodita all’interno dell’omonima chiesa.

Si tratta di una delle tre feste dedicate al santo nel corso di ogni anno solare e ci sembra utile parlare, come accennavamo –  di un interessante studio realizzato fin dal 2015 dal noto studioso cuprense Giovanni Ciarrocchi sul bassorilievo del ciclo dei mesi di Cupra. Tale studio, in stampa a giorni e davvero interessantissimo – lo abbiamo sbirciato in PDF in anteprima, verrà presentato il prossimo 5 dicembre.

Ma vediamo di cosa si tratta: studia un bassorilievo medioevale da sempre murato all’interno della chiesa dei Santi Basso e Margherita di Cupra Marittima, certamente traslato dall’ antica Pieve di San Basso alla Civita e poi , a mano a mano che si consolidava l’incastellamento spostato nelle varie chiese di Marano:  Santa Maria in Castello, S.Margherita, poi San Basso e Margherita, infine S.Basso. L’autore, Giovanni Ciarrocchi – fa risalire il bassorilievo al IX secolo nello specifico all’850 d.C. essenzialmente potrebbe essere anche un po’ più tardivo, ma sempre di poco, in uno stile carolingio-romanico di provincia medio-adriatica .

La scultura rappresenta le attività agricole tipiche dei primi mesi dell’anno cioè le personificazioni  dei mesi di gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio e infine giugno ovviamente vi era una seconda parte però dispersa con i restanti mesi del ciclo agricolo.

il ciclo agricolo dei 12 mesi è tipico dell’architettura romanica benedettina perché 12 è un multiplo di tre e viene considerato la chiusura di un cerchio un ciclo perfetto , che spesso in architettura come ci insegna la storia dell’arte – costituiva anche la composizione dei rosoni sulle facciate delle chiese romaniche. Molto interessante come è scritto in premessa del libro del Ciarrocchi è osservare la tipologia di lavori agricoli di ciascun mese per capire la situazione climatica altomedievale rispetto a quella attuale. Infatti a seconda della mitezza dei climi nei luoghi geografici i i lavori agricoli erano un poco anticipati o posticipati, con piccole variazioni iconografiche sul ciclo dei mesi, che pure generalmente in Europa seguivano una linea abbastanza standard. Ma perché rappresentare i lavori agricoli all’interno di una chiesa ? Sarebbe come se noi oggi appendessimo in Chiesa fotografie di uomini moderni intenti al lavoro: il meccanico, il medico, il pescatore, l’insegnante, la parrucchiera..non avrebbe senso.

Ma non era così per l’uomo del medioevo, che viveva di fede , in un teocentrismo che poneva Dio all’apice di ogni azione umana. In questa chiave vanno letti i “cicli dei mesi” scolpiti all’interno delle chiese medioevali: Dio è presente in ogni attività dell’uomo.

Questo insegna la regola di San Benedetto nell’ “Ora et labora” ( prega e lavora), così dalla storia dell’arte migriamo verso la filosofia: Dio presiede le stagioni non solo climatiche, non solo i 4 elementi ( acqua, aria, terra, fuoco) ma le stagioni della vita dell’uomo, dalla nascita alla morte in un “8” infinito, un ciclo che si rinnova per l’eternità.

Il libro di Ciarrocchi ha una appendice iconografica ricchissima piena di ricostruzioni, ipotesi e completamenti architettonici davvero particolari , che riguardano non solo il bassorilievo in questione, ma anche ovviamente la Pieve di San Basso. Certamente l’opera è stata commissionata in area benedettina, per i motivi di cui sopra. Secondo l’autore adornava il portale della Chiesa, ma avrebbe potuto trattarsi anche di un “pluteo” ossia di una decorazione del paramento/recinzione esterno in protezione dell’Altare, non è da scandalizzare l’uso del soggetto profano in ambito sacro perché – lo ripetiamo il LAVORO ( profano) e DIO ( sacro) per l’uomo del medioevo e soprattutto per la filosofia Benedettina, erano un TUTT’UNO.

Una curiosità: partendo da sinistra la prima personificazione sarebbe quella di gennaio: un personaggio di rango seduto su un cuscino con la borsa dei soldi che sembra impartire ordini, che va interpretato come l’avvio del nuovo anno , deciso e fortunato; Lo segue Febbraio, personaggio più umile che si scalda le mani probabilmente sul fuoco, per la rigidità del clima ; Seguono guardandosi l’un l’altro marzo e aprile intenti a raccogliere fiori ( gigli) e marzo impugna un tipo di coltello/falcetto ( per la raccolta dei fiori) che secondo Ciarrocchi nella forma ricorda un coltello tipico longobardo, restato lungamente in uso nelle campagne; I due mesi primaverili vogliono incarnare la fecondità della terra; Maggio è un personaggio intento alla fienagione che impugna la “falce fienaia”; Infine giugno issa sulle spalle un bastone che regge un probabile secchio d’acqua, forse intento a portare da bere ai contadini intenti a mietere il grano, ma anche simboleggiante l’acqua come segno di abbondanza e fonte di vita. Purtroppo mancano gli altri mesi. L’autore correda il libro anche di uno schema sul clima nel medioevo, facendo interessanti riflessioni sulla geografia del nostro territorio. Un’altra curiosità: Ciarrocchi ha notato che il bassorilievo è lungo due piedi e mezzo longobardi, cioè 108,60 cm. Quindi se ci fosse la parte mancante col resto dei mesi, ci troveremmo di fronte ad un bassorilievo di 5 piedi longobardi perfetti. Certamente vi terremo informati sulla presentazione di questo interessantissimo studio, con tante curiosità che qui non vogliamo del tutto svelare.