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Cupra Marittima, scoperta eccezionale: rinvenuto un raro tempio romano dipinto come a Pompei

CUPRA MARITTIMA – Una delle città della nostra diocesi è oggi agli onori della ribalta per una scoperta archeologica eccezionale avvenuta in questi giorni: si tratterebbe di un tempio romano rinvenuto a Cupra Marittima con l’interno della cella decorato da pitture come quelle di Pompei, un esemplare di edificio molto raro secondo gli esperti.

Così dichiara su Repubblica Luigi La Rocca, direttore generale Archeologia, belle arti e paesaggio del ministero della Cultura: Da Cupra arrivano notizie preziose su un aspetto dell’arte romana ancora poco conosciuto, che ci confermano “come nel mondo antico fosse tutto correlato, cosicché le grandi imprese artigianali, le botteghe con le loro maestranze specializzate, erano impegnate nella decorazione delle architetture private così come in quella degli edifici pubblici o religiosi”. Mentre i nuovi dati sull’imponente restauro del tempio avvenuto in età adrianea “potrebbero farci riconsiderare anche l’importanza della stessa Cupra” in quegli anni dell’impero. E ancora, fa notare La Rocca, “l’altro aspetto importante è l’interazione fra enti, in questo caso la soprintendenza, il Comune di Cupra Marittima, che gestisce il Parco, e l’università di Napoli. Una collaborazione che ha funzionato benissimo.”

Gli scavi in corso nel Piceno sono opera di alcuni archeologi dell’università di Napoli L’Orientale, guidati dal direttore scientifico Fabrizio Pesando, uno dei più raffinati pompeianisti. In particolare l’archeologo Marco Giglio spiega che il grande tempio romano di Cupra, nella sua prima fase di vita, fu riempito di colori e di immagini in III stile pompeiano, con le stesse cromie e gli stessi decori che all’epoca comparivano nelle case più ricche di Roma e di Pompei. Così Giglio dichiara a Repubblica: I templi con l’interno della cella decorato da pitture sono rarissimi: fino ad oggi se ne conosceva uno solo in III stile, quello della Bona Dea a Ostia, oltre al criptoportico del santuario di Urbis Salvia, sempre nelle Marche, e il tempio di Nora in Sardegna”.

Giglio e Pesando hanno ricostruito la storia di epoca romana della città cuprense in due fasi. Nella prima fase, al momento dell’insediamento romano, intorno al I sec. a C., Cupra, che aveva preso il suo nome proprio dalla divinità di quel tempio (per lo storico Strabone Cupra è un altro nome di Hera), era una cittadina fiorente, con un foro e il grande santuario di cui oggi resta purtroppo molto poco, ma che proprio gli scavi delle scorse settimane hanno permesso in qualche modo di ricostruire. La seconda fase, invece, sarebbe da collocare intorno al II sec. d.C., quando una serie di problemi statici resero indispensabile un suo restauro radicale, un intervento “impegnativo e costoso” che potrebbe essere stato finanziato dall’imperatore Adriano, che, pur  nato in Spagna, discendeva da una famiglia di Atri e che nel 127 d. C. si concesse un tour da quelle parti, fermandosi pure a Cupra. Fu in quell’occasione, ritengono oggi gli studiosi, che il tempio perse i suoi magnifici colori originari:  i costruttori romani, infatti, con molta probabilità, scalpellarono le pareti per rivestirle di marmo ed usarono i frammenti di intonaco come base per il nuovo pavimento.