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Il Card. Czerny ricorda le sue origini ebraiche e i suoi avi morti durante lo sterminio nazista

“Con Edith Stein condivido le origini ebraiche, la fede cattolica, la vocazione religiosa e diverse coincidenze con la vicenda personale di Anna Hayek, mia nonna materna, nata Löw (1893-1945). Entrambe avevano pressappoco la stessa età e subirono una fine simile”. Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il card. Michael Czerny, prefetto del Dicastero per il Servizio dello sviluppo integrale, ricordando Santa Edith Stein, nell’80° anniversario del martirio nel campo di concentramento di Auschwitz.
“Mia madre Winifred Czerny, nata Hayek, fu battezzata ed educate nella Chiesa cattolica. Durante la Seconda Guerra mondiale, a causa della sua discendenza ebraica, fu costretta a lavorare come bracciante nei pressi di Brno e trascorse venti mesi in prigione a Lipsia e nel campo di concentramento di Terezín . Anche mio padre, Egon Czerny, era cattolico. Non avendo ascendenze ebraiche, gli fu risparmiata la detenzione a Terezín ma, essendosi rifiutato di divorziare da mia madre, negli ultimi otto mesi di guerra fu sottoposto ai lavori forzati nel campo di Postoloprty, a ovest di Praga, non lontano da Terezín – rammenta il porporato -. Anche la famiglia di mia madre –i genitori e due fratelli – era cattolica, ma condivideva le origini ebraiche in odio al nemico. Mia nonna materna Anna, mio nonno Hans e i miei zii Georg e Carl Robert furono tutti internati a Terezín, dove Hans morì. Mia nonna e i miei zii furono trasportati ad Auschwitz. Da lì i miei zii furono mandati nei campi di lavoro dove alla fine furono uccisi”.
Il cardinale confida: “Avendo un tale background, è per me un grande onore, e sono profondamente commosso, di celebrare l’80° anniversario della nascita al cielo di Edith Stein, che cade in circostanze che quest’anno sono particolari e che ci esortano a fare memoria del passato. Mi riferisco alla guerra in Ucraina e alle troppe crudeli guerre in atto in varie parti del mondo. La sofferenza a cui sono sottoposte le popolazioni ucraina e russa, e il numero sempre più alto di rifugiati e di vittime, ci costringono a tornare con la mente all’Olocausto. Quell’evento deve far sì che ciascuno di noi si interroghi sul cammino compiuto dall’umanità dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, circa 80 anni fa, ad oggi”.