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Acquaviva Picena, l’ultimo saluto a Ilaria Tassotti, Vescovo Bresciani: “Non si è lasciata separare mai dall’amore di Cristo”

ACQUAVIVA PICENA – La comunità di Acquaviva Picena, lunedì 21 febbraio, ha dato l’ultimo saluto a Ilaria Tassotti, una ragazza sorridente, di grande fede e impegnata nel Gruppo scout Acquaviva Picena 1.

Ilaria per tanti anni ha lavorato presso la Curia vescovile di San Benedetto del Tronto. Ragazza tenace e sempre disponibile, aperta al dialogo e all’ascolto, con una fede nel Signore incrollabile, così immensa da non perdere la fiducia e il sorriso nemmeno durante questi ultimi anni segnati da una grave malattia. Al dolore della famiglia Tassotti e della famiglia Bartolomei si sono unite moltissime persone, tutta la comunità ha voluto vivere la santa Messa per l’ultimo saluto a Ilaria in un silenzio orante e pieno di commozione, a causa della pandemia la chiesa non ha potuto contenere che una parte delle persone che avrebbero voluto partecipare, così sono state poste delle sedie nella piazza antistante la chiesa, ma nemmeno queste sono bastate, la gente accorsa si è sistemata anche lungo le vie attigue alla piazza.
A presiedere la Celebrazione è stato il vescovo della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto Sua Eccellenza Monsignor Carlo Bresciani.

Presenti anche il vescovo emerito della Diocesi Sua Eccellenza Monsignor Gervasio Gestori e il parroco di Acquaviva Picena don Giuseppe Giudici, presenti anche molti sacerdoti della Diocesi. Presente anche il sindaco Rosetti. Nell’omelia il vescovo Bresciani ha detto: “Adesso l’anima mia è turbata”, dice Gesù e anche noi ci sentiamo in comunione, in modo particolare perché anche la nostra anima è turbata di fronte alla morte della nostra sorella Ilaria. È un turbamento che ci porta a destare dentro di noi tante domande che sono alla fin fine le domande più importanti della vita, ma anche le più difficili. “L’anima mia è turbata, che cosa dirò?” e la risposta che da Gesù è: “Padre, salvami da quest’ora”. Forse anche noi abbiamo gli stessi sentimenti, dicevo, ma questo passo è stato scelto dai genitori di Ilaria proprio per questo saluto ed è un passo che conferma profondamente la fede, la fiducia. “Per questo sono giunto a quest’ora” e ci domandiamo come mai…Il pensiero va a quello che la Prima Lettura, san Paolo, altro passo che i genitori hanno scelto per questo estremo saluto a Ilaria, al passo di san Paolo che scrive ai romani…San Paolo scrive questo dopo essere stato deriso ad Atene, perché gli avevano detto: “Ma sì, dai… lascia perdere, ti ascolteremo un’altra volta”. E Paolo ferito si rifugia a Corinto e lì scrive la Lettera ai Romani e in questo passo esprime un canto di amore a Gesù.
Per quanto mi riguarda è il più bel canto di amore, in questo momento duro, dei genitori di Ilaria, del marito, di Ilaria stessa. Negli anni in cui l’ho conosciuta ha sempre manifestato un grande amore al Signore e un grande amore alla Chiesa e anche una grande serenità nella sua malattia.
Quando le chiedevo: “Ilaria come va?”. Lei mi rispondeva: “Bene, va bene”. E correva, anche quando si vedeva che certamente la salute non era delle migliori, non mancava mai ai suoi appuntamenti se non proprio per stretta necessità. Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Ilaria non si è lasciata separare mai, ha sempre vissuto con profondità e con grande semplicità, ma con grande profondità la sua fede, nella dedizione…Ci sono qui tanti scout, lupetti, ecc. Ai quali lei si è dedicata con grande amore. Sapete ragazzi qual è il modo migliore per ricordare Ilaria? Fate quello che vi ha insegnato, è il modo migliore. Questo è il modo per farla contenta, lei ha dedicato tanto tempo a voi, ha dedicato tanta passione a voi e la gioia più grande era quando voi la seguivate. Continuate… la farete di nuovo contenta, ma anche noi che siamo qui, noi siamo chiamati a fare… che cosa? Certo, questo è il momento del dolore sicuramente, ma anche accogliere…perché credo che sia la cosa più importante, accogliere l’eredità più bella di chi ci ha lasciato, scusate…,ci lascia. E qual è l’eredità più bella? Se non gli esempi buoni, belli…se non quella dedizione a cercare di vivere bene quell’amore che lei ha vissuto, che anche noi possiamo riprendere. In questa maniera, è vero il seme sembra morire, ma il Vangelo ci dice che in questa maniera porta molto frutto. Come Gesù: è morto in croce sì, ma quella morte sta ancora portando molto frutto in noi. Per l’Amore che è stato vissuto, che è quello di Paolo. Ilaria questo l’ha vissuto, per quanto io l’ho conosciuta, posso dire di sì, posso dire che l’ha vissuto con semplicità, ma anche con una serenità che spesso mi meravigliava; e con un sorriso che mi portava a domandarmi: “Ma come fa a sorridere?” ed era un sorriso, non vuoto, non di labbra, un pochettino vacue…Era un sorriso che manifestava la sua serenità e la sua grande fiducia in Dio, che ha conservato fino all’ultimo. Direi che, cogliamo questi esempi e facciamoli nostri, perché questo, mi pare di essere sicuro nel dire che è il desiderio di Ilaria. Quello che lei ha vissuto, in quello che lei ha fatto. In quello che lei si è consegnata al Signore durante la sua malattia. “Sì, mi fido di Dio”, qualche volta l’ho sentita dire così e sapeva quale era la sua malattia… questo amore di Dio che lei sentiva rivolto a sé stessa e che traduceva per quanto poteva, per quanto era capace, nell’amore agli altri, era la sua forza. Non era un forza fisica, ma era una forza spirituale, molto forte, molto decisa. E se ci domandiamo: “Dove andava a trovarla quella forza?” La trovava lì, l’ha trovata sempre lì. E questo ce lo lascia come esempio, come un esempio da prendere, un esempio del quale far tesoro. Mi piace pensare che anche negli ultimi istanti della sua vita abbia ripetuto questo passo di san Paolo: “Niente mi separerà dall’amore di Cristo”.
San Paolo dice: “Neppure la morte”.

Sì, neppure la morte, anzi… la sua morte l’ha unita completamente a questo a more di Cristo. Io sono convinto che l’ha incontrato. Sono esempi grandi, carissimi, esempi molto umani, non sovrumani, per nessun motivo, esempi molto umani esempi da imitare, da tenere presente perché cose belle e cose buone, nel dolore e nella sofferenza ce ne sono ancora, tante volte non le sappiamo cogliere, a volte, non le sappiamo apprezzare nel giusto spazio, nel giusto modo, ma ci sono e sono tra di noi, non sono chissà dove… Sono tra di noi e sono vite alimentate dalla parola di Dio che continua a compiere grandi prodigi in mezzo a noi che è quel seme che porta molto molto frutto. Ragazzi, l’ha portato anche in voi, perché se Ilaria ha dato quello che ha dato a tutti noi e perché aveva davvero imparato ad amare il Signore. E perché avendo imparato ad amare il Signore, ha imparato ad amare anche voi e si è dedicata a voi. Prendete questo, imitatela, mi ripeto: “L’avrete fatta contenta”. E anche noi, in questo momento, noi salutiamo Ilaria e l’affidiamo, come tutti noi, alla misericordia di Dio. sentiamo anche noi di accogliere il suo esempio, quell’esempio di dedizione, di amore che ci ah lasciato, di fortezza anche nei momenti duri della vita, perché ne ha passati… E ne ha passati tanti, ma sempre con quella fortezza che non si è arresa, non tanto non si è arresa nella malattia, ma non si è arresa interiormente; ha saputo mantenere… Ha saputo mantenersi viva interiormente perché attingeva alla forza di Cristo. Impariamo e facciamolo anche noi e mentre affidiamo Ilaria alla Misericordia di Dio, perché le doni quella pace che solo Dio può dare, ci uniamo, non solo nella preghiera, ma anche nella vicinanza al marito, ai genitori,… perché condividendo il dolore e della separazione, questo dolore della separazione sia lenito da una vicinanza affettuosa che nella fede e nel Signore possiamo scambiarci”.

Sono state dedicate due lettere a Ilaria che due scout hanno letto:
1. “Mentre vivete la vostra vita terrena, cercate di fare qualcosa di buono che possa rimanere dopo di voi”, scrisse Baden Powell.
Cara Ilaria scriverti questa lettera non è stato semplice, ma non potevamo non dirti che a tutti noi è rimasti un qualcosa di te, dei tuoi insegnamenti, sia come capo scout che come persona. Sicuramente da lassù ci starai dicendo: “Non piangere, non devi piangere” e sarai arrabbiata per le nostre lacrime, perché ora sei in pace e vorresti che anche noi lo fossimo. Ci hai visti crescere, sbagliare, ridere, fare la cosa giusta. Poi ci hai supportati e sopportati con il sorriso. Quel sorriso contagioso che avevi solo tu che neanche la morte ti ha portato via. Da ogni cosa vissuta insieme abbiamo tratto un insegnamento, ad esempio adesso non impieghiamo più tanto tempo a chiudere il sacco a pelo. Il “tempo” una variabile che pensiamo sempre di avere in abbondanza, ma che in situazioni come queste ci rendiamo conto di dover puntare al massimo. Esattamente come facevi tu.
Ogni volta che qualcuno di noi cadeva, ci dicevi che bastava il dieci per cento di impegno per rialzarci, per proseguire il nostro cammino, ma poi ci voltavamo verso di te e ti vedevamo dare il duecento per cento, che era molto di più di quanto ci si sarebbe aspettati e questo ci dava la forza per impegnarci davvero. Da bravi scout quando andava in route e uno di noi ha troppo peso nello zaino noi lo condividiamo, ti promettiamo che anche il peso di questo dolore non graverà mai sulle spalle di uno solo, ma verrà condiviso tra tutti noi, rendendolo per quanto possibile sopportabile e uno stimolo per andare avanti. Lo scout lo è per sempre e tu lo sei oggi più che mai. Non faremo più un’uscita assieme, non ascolterai più le nostre lamentele, oggi le nostre vite sono cambiate e tu chissà dove sei e cosa stai facendo… sarai sempre nei nostri cuori, grande capo, perché una parte di te continuerà la strada con noi e proprio questo ci fa sperare che andrà tutto meglio, che un giorno ci rincontreremo e che noi nel frattempo dovremmo fare tutto quello che abbiamo fatto insieme fino a ora, a sorridere, a divertirci, vivere… perché tu eri e sei la vita. Tu cara Ilaria, ci hai fatto venire voglia di respirare. Ma perché chiedo silenzio? “Non crediate che io muoia, mi accade tutto il contrario: accade che sto per vivere”. Il Clan Parsifal .

2. Sappiamo cara Ila, che non ami i momenti troppo cerimoniosi, ma due parole ancora lasciacele dire, camminare insieme a te in questi anni è stata una grazia, è stata una grazia continuare a camminare sulle tracce che i tuoi passi, che il tuo esempio hanno lasciato. Ci hai fatto capire con l’esempio che cosa è il servizio verso Dio, verso gli altri, e verso i bambini e i ragazzi, tu li amavi tutti, riuscivi a capirli e ad andare all’essenza. Riuscivi a parlare con noi e addirittura ad essere ascoltata sempre mossa dalla volontà di lasciare il mondo migliore di come lo hai trovato. Sarà dura continuare a camminare senza di te, ma siamo certi che in realtà tu ci sarai sempre e che noi continueremo a sentire la tua voce squillante che ci sprona a pensare sempre in alto, ad essere concreti, a dare quello che possiamo anche se ci sembra poco e a farlo per il bene dei ragazzi, perché come ci ripetevi sempre: “Il nostro obiettivo è portarli a Gesù”. Grazie di tutto Ila, grazie per i tuoi instancabili sorrisi, per la tua tenacia, per la tu creatività, per i tuoi richiami, per la tua gioia, per la tua amicizia. Buona strada Ila.