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Festa della mamma dedicato alle madri non più madri

 

Di Pietro Pompei

Ognuno di noi nel corso della propria esistenza vive dei momenti di maggiore intensità ai quali, come chiodi ad una parete, appendiamo la catena dei nostri ricordi. Essi sono di vario genere e si ripresentano ogni volta che le condizioni esterne ce ne danno l’occasione: anche situazioni vissute attraverso gli studi, magari tra brontolii e imprecazioni. Se cito la “Niobe” di Ovidio, di questa madre cui vengono uccisi tutti i figli e le figlie, per essersi vantata di loro nei confronti della poca prole della dea Latona, è perché suscitò in me giovane studente, un senso di ribellione di fronte all’impotenza di quella madre. Un verso in particolare mi colpì al termine di questa lettura che così sinteticamente diceva: “Questa madre, ora non più madre…”. Un’espressione di una tragicità unica che mi torna in mente ogni volta, e purtroppo succede di frequente, la cronaca ci dice di madri che non sono più madri uccidendo i propri figli. In questi giorni sembra che questo fenomeno si stia ripetendo. Ci si chiede: “ È semplice frutto di menti malate o le conseguenze di un vivere sociale che spinge a questi gesti insani?”. È naturalmente inconcepibile che una donna che ha sentito in sé nascere una nuova vita, per la quale ha sofferto le doglie del parto, che ha sentito il primo vagito, in alcuni casi che ha visto i propri figli sorridere alla vita, ad un certo punto decida  di non essere più madre. Dopo il primo sbigottimento la società e per essa le cronache dei giornali, archiviano  tutto sotto una semplice parola: pazzia, depressione, schizofrenia.

 Mamma…e c’è subito il rischio di scivolare su un tappeto di petali di rosa, di ritrovarsi tra una selva di fiori, di gettar baci a profusione. Sulla scena del mondo, oggi, ci sentiamo attori a getto continuo, sbirciando il vicino per poter fare sempre di più. È una maschera o viene dal cuore? Un tempo, quando le feste erano solo quelle del calendario, si rubava una rosa nel giardino del vicino da infilare nel collo di una bottiglia a restare a testa in giù fino alle pulizie pasquali. I sentimenti restavano dentro a costruire silenziosamente la vita. E si era gelosi di quel nome che veniva troncato a metà strada, quasi per evitare di farne spreco: Ma’!

Oggi che per molti di noi “lungo è stato il percorso e breve resta la speme” parafrasando il Leopardi, ci si accorge che intorno a quel nome è stata costruita la propria vita; ci si aggrappava nelle tempeste, sicuri di trovarla  sempre in attesa. In lei si ritrovavano gli affetti e l’unità familiare. Quanto importante è la “disponibilità materna”! Donald Winnicott, psicanalista inglese, nel libro “il bambino e la sua famiglia”, così scrive: “Se il mondo ha continuato a girare da millenni, ciò si deve al fatto che la conoscenza del significato della vita originaria del bambino è depositato in ciò che si chiama “disponibilità materna”, la quale, forse, costituisce il patrimonio ereditario più prezioso agli effetti della sopravvivenza della specie”.

Quante sono le mamme oggi consapevoli di questa responsabilità? Quanti figli, tornando a casa non hanno più la gioia di pronunciare quel nome, magari al risparmio come si faceva un tempo? L’egoismo è diventato il signore della nostra storia, lasciando sul posto del combattimento gli affetti  più cari, cui nessun progresso potrà sopperire. Il sacrificio è stato cancellato dal dizionario familiare, il suo posto è stato preso da un soggettivismo inquieto e sempre insoddisfatto. Il divorzio facile frantuma la vita e passa come un rullo compressore sul pianto di quanti hanno perso la bussola dell’esistenza.

Credo che quando si arriva al divorzio ci sia poco da stare allegri e non mi sembra il caso che si debba ricordare e festeggiare la fine di una famiglia. Parlano di “Coraggio laico”, credo che ce ne è proprio bisogno, solo penso che ci sia un refuso, forse volevano scrivere “laido”, perché io che mi sento laico tutt’intero, quel coraggio lì, non l’ho. Per festeggiare alcuni anniversari della vittoria nel referendum sul divorzio, talvolta, non trovavano  di meglio, i radicali e gli esponenti della sinistra massimalista e compagni di strada, di radunarsi a piazza Navona, la piazza della Befana, è quella che spaventa i bambini! Non c’è da meravigliarsi sono gli stessi che poi festeggiano la conquista dell’aborto ottenuto, purtroppo, anche con il consenso di cristiani abbindolati con la solita tecnica del pietismo e della conquista della libertà. Un domani festeggeranno il ddl Zan, calendarizzato in Commissione  Giustizia al Senato, ottenuto magari al modo di sempre.
 Domenica 9 maggio celebriamo la “Festa della Mamma!”.

I fiorai non faranno in tempo a confezionare fiori. I baci aumenteranno con quelli di cioccolato e ci ricorderemo anche di quelle mamme che ci sorridono dalle foto del cimitero. È questa la festa più vera e chi non ha la forza di superare certi contrasti che talvolta la vita riserva, ne soffrirà nel proprio intimo. Non c’è tempo che riuscirà a tagliare definitivamente il cordone ombelicale se è vero che molti a distanza di anni si fanno in quattro per cercare la madre naturale. Se ciò è vero allora occorre trovare le cause del perché molte mamme decidono tragicamente di non essere più mamme. Oggi per dirla in termini spicci, viviamo ma spesso  non sappiamo di vivere. Il nostro è un frenetico andare e abbiamo bisogno di procurarci tutto il necessario per evitare che questo ritmo non inceppi, altrimenti siamo perduti. In questo allentamento del Covid 19,  molti sono gli esempi che possiamo portare. Lungi da noi la rinuncia.

La morte degli altri, anche se amici, ci coglie spesso in un momento in cui dobbiamo giustificarci perché altri impegni ci chiamano. Se per altri è disdicevole questo vivere, per noi cristiani è catastrofico, è così che scendiamo a tutti i compromessi: dalla S.Messa domenicale, alla confessione, alla comunione, alla preghiera e via discorrendo.

I valori? Questi non sono andati in crisi, sono stati semplicemente sostituiti!

Per quelle madri e aggiungerei per quelle che  hanno adottato l’aborto come scacciapensieri ammantandolo con il progresso o con l’emblema della libertà, si rimprovera la società di non tener conto del valore della vita, sarebbe limitativo se ci fossero i valori della solidarietà, dell’amore per l’altro, il rispetto della sofferenza altrui, il combattere l’egoismo esasperato. Non sappiamo più aspettare. Di fronte ad un lavoro che viene a mancare e che spegne il futuro così come siamo stati abituati a pensare, molti si arrendono ricorrendo alle estreme conseguenze. In questo contesto l’aborto è una bazzecola e una pasticchetta quale la RU486, è come  togliersi tante scocciature.
In questa festa della Mamma pensiamo e preghiamo per le tante che hanno deciso di non essere  Mamme.
Preghiamo perché le culle tornino a fiorire e perché ci si convinca che i nomi di “padre e madre; figlio e figlia, non sono soggette all’usura del tempo.
Con Papa Francesco desideriamo ribadire che «ogni persona, indipendentemente dal proprio orientamento sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con rispetto, con la cura di evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione e particolarmente ogni forma di aggressione e violenza ». (Amoris Laetitia, 250).