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Papa Francesco: a Santa Marta, “preghiamo perché l’Europa riesca ad avere l’unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori”

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“In questo tempo nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni, preghiamo oggi per l’Europa, perché l’Europa riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione europea”. È l’intenzione di preghiera con cui il Papa ha cominciato la messa trasmessa in diretta streaming da Santa Marta e offerta per tutti coloro che soffrono a causa del coronavirus. “Dio ci ama e ci ama – come dice un santo – come una pazzia: l’amore di Dio sembra una pazzia”, ha detto Francesco nell’omelia: “Ha dato suo Figlio, ha inviato suo Figlio e lo ha inviato per morire in croce. Ogni volta che noi guardiamo il crocifisso, troviamo questo amore. Il crocifisso è proprio il grande libro dell’amore di Dio. Non è un oggetto da mettere qui o da mettere là, più bello, non tanto bello, più antico, più moderno… no. È proprio l’espressione dell’amore di Dio. Dio ci ha amato così”. “Quanta gente, quanti cristiani – ha osservato il Papa – passano il tempo guardando il crocifisso, e lì trovano tutto, perché hanno capito, lo Spirito Santo ha fatto capire loro che lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza cristiana. Paolo parla di questo, spiegando che tutti i ragionamenti umani che lui fa servono fino a un certo punto, ma il vero ragionamento, il modo di pensare più bello, ma anche che più spiega tutto è la croce di Cristo, è Cristo crocifisso che è scandalo e pazzia, ma è la via. E questo è l’amore di Dio. Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito. E perché? Perché chiunque creda in Lui non vada perduto ma abbia la vita eterna. L’amore del Padre che vuole i suoi figli con sé”. “Guardare il crocifisso in silenzio, guardare le piaghe, guardare il cuore di Gesù, guardare l’insieme”, l’invito di Francesco: “Cristo crocifisso, il Figlio di Dio, annientato, umiliato, per amore”.
Commentando il dialogo tra Gesù e Nicodemo, definito “un trattato di teologia”, il Papa ha fatto notare che “c’è gente – anche noi, tante volte – che non possono vivere nella luce perché sono abituati alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere”. “Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte”, ha spiegato Francesco: “E anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell’anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce perché mi abituo più alle tenebre. E tanti scandali umani, tante corruzioni ci segnalano questo”. “I corrotti non sanno cosa sia la luce, non conoscono”, la tesi del Papa: “Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo”. “Lasciamo che l’amore di Dio, che ha inviato Gesù per salvarci, entri in noi e la luce che porta Gesù, la luce dello Spirito entri in noi e ci aiuti a vedere le cose con la luce di Dio, con la luce vera e non con le tenebre che ci dà il signore delle tenebre”, l’esortazione finale: “Due cose, oggi: l’amore di Dio nel Cristo, nel crocifisso; nel quotidiano, nella domanda quotidiana che noi possiamo farci: ‘Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre? Sono figlio di Dio o sono finito per essere un povero pipistrello?’”.
Il Santo Padre ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Gesù mio, credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento dell’altare. Ti amo sopra ogni cosa e Ti desidero nell’anima mia. Poiché ora non posso riceverTi sacramentalmente, vieni almeno spiritualmente nel mio cuore. Come già venuto, io Ti abbraccio e tutto mi unisco a Te. Non permettere che mi abbia mai a separare da Te”.