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Sorelle Clarisse: “Non siamo chiamati ad essere i migliori, i più bravi, i più buoni ma a sentirci amati!”

DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto.

Fino a qualche anno fa, partecipare ad un matrimonio funzionava così: subito dopo la cerimonia, gli invitati scattavano verso il ristorante dove sarebbe avvenuto il pranzo per guadagnare la “pole position” alla porta d’ingresso. Era fondamentale di modo che, appena i camerieri aprivano la suddetta porta, ci si fiondava letteralmente nella sala per accaparrarsi il posto. Sgomitando di qua e di là, ci si sedeva al posto “preferito e studiato” e si occupavano con maglie, borsette e quant’altro gli altri posti del tavolo per i propri parenti o amici meno “capaci” nella corsa.
Oggi funziona in modo diverso: sono gli sposi che stabiliscono a priori il posto che ciascun invitato dovrà occupare. L’unico “ostacolo” per gli invitati è farsi largo tra i tanti per sbirciare e leggere il tableau posto all’ingresso della sala da pranzo con la suddivisione dei posti a tavola!
…per fortuna che con il Signore non funziona così!
Non c’è nessuna corsa in cui sgomitare, non c’è alcun posto già assegnato per calcolo, convenienza o simili ma c’è un Dio che ti invita a mangiare nella sua dimora: al monte Sion, alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, ti invita a far festa con migliaia di angeli, con l’assemblea dei primogeniti … insieme a Suo Figlio … là dove c’è posto per tutti!!
Leggendo tutte le letture all’inizio poteva sembrare che l’invito fosse per una mensa per disgraziati!!
Si parla, infatti, di un Dio che è padre degli orfani, che è difensore delle vedove, che trova una casa a chi è solo, che fa uscire i prigionieri, che invita a banchettare i poveri, gli storpi, gli zoppi, i ciechi, colui davanti al quale trovano grazia gli umili, colui che rivela i suoi segreti ai miti…un Dio che si preoccupa degli ultimi per donar loro un momento di festa e consolazione!
In realtà, la Scrittura di questa domenica ci parla di un Dio tutto incentrato e proteso verso l’uomo, e di un uomo chiamato solo a “farsi rendere onore” da Dio: non siamo noi che conferiamo dignità a noi stessi, che ci costruiamo la nostra identità, che ci cerchiamo e troviamo il posto migliore per sedere a mensa … no, è Dio che ci conferisce onore, che ci dona la nostra identità, che ci fa dono di un posto …
Non siamo chiamati ad essere i migliori, i più bravi, i più buoni ma a sentirci amati! Siamo amati da Dio!
A noi sta solo accettare l’invito per lasciarsi riempire della beatitudine di Dio, lasciando da parte quelle piccole “pseudo beatitudini” che, magari anche a fatica, cerchiamo di ritagliarci ogni giorno sperando che servano per avere un posto migliore nella “classifica” degli invitati!