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Monache Clarisse: Dio non ci vuole “esemplari” ma ci “vuole semplicemente figli”

DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 1 ottobre.

Ci sono tanti “personaggi” e tante situazioni chela Parola di questa domenica ci presenta e su cui ci chiama a porre attenzione.
Il profeta Ezechiele, nella prima lettura, ci parla di un «giusto»: se «si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso».
C’è un «malvagio»: se «si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto egli fa vivere se stesso».
Nel Vangelo, è Gesù stesso che ci narra di un padre che chiede ai due figli di andare a lavorare nella sua vigna. Il primo «rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò». Il secondo «rispose: “Sì, Signore”. Ma non vi andò». Ci sono pubblicani e prostitute che ci «passano avanti nel Regno di Dio» e capi dei sacerdoti e anziani del popolo che non hanno creduto all’annuncio del messia.
Sembra non ci sia nulla di lineare o coerente in tutte queste storie…ma è la storia dell’uomo, il suo percorso di ogni giorno, la sua vita. E’ la fatica dell’uomo a guardare Cristo come unico e attuale ambito di vita, come fondamento della propria identità.
E’ storia, come dice il salmista, di peccato, di ribellioni, del continuo alternarsi della ricerca della volontà del Padre e il desiderio della nostra volontà, il rincorrersi continuo di scelte di vita e scelte di morte, il desiderio di essere docili alla parola del Signore e i nostri irrigidimenti, l’invocare le vie del Signore e il percorrere le nostre strade.
Così il giusto può allontanarsi dal bene, il malvagio può staccarsi dal male, i pubblicani e le prostitute credono, i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo, giusti e credenti per definizione, non credono.
Di fronte a questa nostra storia, vogliamo cogliere un invito. Dice ancora il profeta Ezechiele riguardo il comportamento del malvagio: «Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà». Cosa significa per noi quel “riflettere”? E’ una esortazione ad essere sempre docili alla Parola del Signore, a ricercare sempre un cuore accogliente e docile agli insegnamenti di Cristo, ad avere il desiderio e la volontà di discernere, ogni momento vita e morte, bene e male.
Un invito a fare della e nella nostra vita verità, a ricercare in noi e nella nostra vita autenticità e sincerità.
Dio non ci vuole “esemplari” ma ci “vuole semplicemente figli”, capaci di rimetterci sempre in gioco secondo le nostre possibilità…consapevoli e certi che solo lui è il Dio della nostra salvezza, lui solo che è misericordia infinita, amore senza misura.