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La testimonianza di Cecé “Sono Cesare Cicconi e racconto la mia storia!”

Bresciani Cecé (960x720)SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un anno fa tornava alla Casa del Padre Cesare Cicconi, vi proponiamo in suo ricordo la testimonianza della sua vita (Raccontata grazie all’UNITALSI della Parrocchia Cristo Re di Porto D’Ascoli in San Benedetto del Tronto).
Una messa in suffragio in memoria di Cecé verrà celebrata sabato 27 febbraio alle 18.30 presso la Parrocchia Cristo Re.

“Sono Cesare Cicconi e racconto la mia storia!
Sono nato il 5 agosto del 1962 a Castel di Lama (AP), da mamma Sandra e papà Franco. Sono il loro primo figlio.
La mia malattia si è verificata a sette mesi dalla nascita: dovevo sottopormi al vaccino obbligatorio, ma avevo l’influenza e non avrei dovuto farlo, invece il medico di famiglia (allora non esisteva il pediatra) disse ai miei genitori che non c’erano problemi. Purtroppo, non appena vaccinato, iniziai a manifestare sintomi preoccupanti e, di conseguenza, mia madre mi portò subito all’ospedale civile di Ascoli. Data la situazione complicata fui, però, trasferito al Bambin Gesù di Roma dove fecero la diagnosi definitiva: paralisi del 100% con pochi anni di vita. In seguito fui portato a Bologna, dove sono stato ricoverato per un po’ di tempo. Quando ero un po’ più grande, verso i 5 anni, per due volte a settimana andavo al centro di Porto Potenza Picena per le terapie. Era molto faticoso perché andavamo con l’autobus, dopo aver fatto 3 km a piedi (anche d’inverno). Alcune volte però la fisioterapista non mi faceva fare nulla ed io già allora mi arrabbiavo.

Mia madre Sandra, nonostante tutto, ha sempre mostrato grande tenacia e ha lottato anche contro i dottori che non le davano speranza e le dicevano che io non potevo riconoscerla sconsigliandole di restare in reparto con me. Aveva ragione a ribellarsi: come si allontanava, infatti, piangevo disperatamente! Avevo bisogno del suo Amore ed è grazie a questo Amore che oggi sono ancora qui.
Però c’era sempre mia madre, lei è stata ed è ancora (anche se purtroppo da qualche anno non può più muoversi dal suo letto e parlare perché ha contratto la Sla) il mio sostegno, la mia forza e la mia più grande confidente.
Naturalmente non devo dire grazie solo alla mia adorata mamma, ma anche a mio padre Franco che ha sempre lavorato per sostenere la nostra famiglia, visto che la mamma era sempre con me; a mia sorella Cinzia, con la quale ora vivo, insieme ai miei genitori, che mi è sempre vicina e fa per me tutto ciò che non può più fare la mamma. Cinzia insieme a mio cognato Tonino, anche lui sempre disponibile e attento, mi ha regalato due splendidi nipoti: Valentina e il piccolo Matteo. Non posso non ringraziare mio zio Roberto, il mio attuale medico di famiglia, che mi segue con affetto e si preoccupa sempre per me. Purtroppo non sono andato a scuola, però la mia amica Milena mi ha insegnato a leggere.
Ho molte altre persone a cui dire Grazie ma voglio farle conoscere continuando a raccontare la mia storia partendo da una tappa fondamentale: la mia Prima Comunione.
Dovevo fare la Prima Comunione, ma era un po’ complicato portarmi alla catechesi. Mia madre così espose il problema al parroco di allora Don Marino Ciarrocchi, della parrocchia Cristo Re di Porto d’Ascoli, dove c’eravamo trasferiti da un anno.
Lui le disse che non c’era nessun problema e che sarebbe venuto a fare la catechesi a casa mia, portando tutti gli altri ragazzi che avrebbero dovuto, come me, fare la Comunione.
Questa idea di Don Marino ha cambiato la mia vita! Mi sono trovato a contatto con tanti ragazzi (alcuni dei quali hanno poi dato vita all’Unitalsi) e con loro ho iniziato a conoscere il significato di vera amicizia.
Don Marino aveva un desiderio: farmi andare a Lourdes! Purtroppo non avevamo molte possibilità economiche e allora ci pensò lui, regalandomi questo meraviglioso indimenticabile viaggio.
La Prima Comunione l’ho ricevuta con emozione a S. Gabriele (proprio nella stanza in cui lui pregava) insieme con una ragazzina “speciale” come me, che purtroppo non ho più rivisto. Ricordo che era giugno e poco tempo dopo è arrivato il momento della partenza per Lourdes: è stata l’esperienza più preziosa e bella che porterò per sempre nel cuore. Io e mia madre siamo partiti dalla stazione di San Benedetto del Tronto con il “famoso” Treno Bianco che trasporta da sempre i malati a Lourdes e nei tanti santuari in Italia e all’estero. Io avevo il mio barelliere personale, il mitico Ubaldo Maroni di Acquaviva e con noi c’erano due signore, anche loro di Acquaviva, che ci hanno fatto ridire tutto il tempo (anche se di loro poi ho perso i contatti, ma ricordo che dopo il viaggio andai a trovarle e mi regalarono un bellissimo micetto!).
Sul treno c’era tanta gente dell’Unitalsi della diocesi di San Benedetto del Tronto, Montalto Marche e Ripatransone e con tutti loro ho instaurato splendidi rapporti: tutti mi hanno coccolato e riempito di attenzioni. Arrivati a Lourdes siamo andati subito alla Grotta, dove, anche se ero solo un bimbo di dieci anni, ho provato delle emozioni fortissime. Non ho parole, poi, per descrivere la sensazione meravigliosa che ho provato quando mi sono immerso nell’acqua benedetta: quel “freddo” speciale che non dava fastidio, ma mi faceva sentire così bene…e quando sono uscito ero completamente asciutto! E’ stato un momento indescrivibile, ho sentito crescere dentro di me una fede vera, sentivo davvero la presenza di Dio e di Maria lì accanto a me e a tutti i malati! A Lourdes sono tutti fratelli e non si ha la percezione di essere in un’altra parte del mondo, è un posto magico, dove lo spazio e il tempo spariscono e dove si respirano solo amore, solidarietà e amicizia incondizionata.
La mia malattia mi porta a vivere disteso su una sorta di lettino/carrozzina allungabile ma, anche se può sembrare strano, per me non è una condanna, è unicamente un dono di Dio. Certo, a volte penso che ho amici che conducono una vita normale, che sono sposati con figli, che fanno sport, ma io non provo assolutamente tristezza per la mia condizione, sono semplicemente felice per loro e riesco a vivere la mia situazione con tranquillità e serenità.
Continuiamo a raccontare!
Vorrei parlare di una persona straordinaria per onorarne la memoria: mio nonno Francesco!
Lui ha fatto così tanto per me: mi è stato sempre vicino specialmente nei primi anni della malattia quando avevo bisogno di tanto sostegno perché stavo molto male e avevo dolori lancinanti in più parti del corpo. Nonno non mi lasciava mai solo e mi “distraeva” raccontandomi favole, standomi accanto e dormendo con me, facendomi compagnia mentre la mamma riposava. Era un tipo allegro e solare, oltre ad essere un grande sportivo, tifoso dell’Ascoli! Una volta, quando l’Ascoli era in seria A (molti anni fa…), doveva gareggiare con l’Inter e i giocatori milanesi vennero in ritiro a San Benedetto. Allora nonno mi disse “ ti voglio portare a conoscere Mazzola, Facchetti e gli altri” di cui ero grande tifoso. Così la domenica della partita, prima che i giocatori partissero per Ascoli, ci recammo all’hotel in cui alloggiavano e il nonno andò a parlare con il personale dell’albergo e gli dissero che potevamo attendere i calciatori nella hall, visto che sarebbero scesi a momenti. Io, il nonno e la mamma, che era con noi, eravamo agitatissimi.. io in particolare. Dopo pochi minuti eccoli arrivare: vennero tutti, proprio tutti, a conoscermi e salutarmi e Mazzola mi chiese addirittura di lasciargli l’indirizzo che mi avrebbe inviato la sua foto autografata! Inutile dire quanto fu grande la mia gioia! Alla loro partenza c’erano tutti i tifosi interisti di San Benedetto a incitarli ed io per primo insieme a loro! Dopo circa un mese la mamma mi fece uno scherzetto: era arrivata la posta e mi fece vedere solo un pezzetto di una foto che era a me indirizzata chiedendomi se sapessi chi fosse. Naturalmente lo sapevo: era Mazzola e quella era la sua foto autografata, che conservo ancora come un grande tesoro!
Senza mio nonno e la sua tenace vitalità, questa e altre splendide esperienze non avrei potuto viverle. E’ stato un nonno eccezionale che mi ha insegnato e dato tanto e mi ha fatto trascorrere momenti irripetibili, lasciandomi in eredità il tifo per l’Ascoli. I miei amici sambenedettesi non gradiscono molto questa mia passione, ma lui ci teneva moltissimo tanto che diceva sempre che se fosse venuto a mancare di domenica, avrei dovuto ugualmente seguire la partita dell’Ascoli e così è stato! Ancora oggi vado spesso allo stadio, accompagnato dai miei amici… che sforzo che fanno!
Non posso aver parlato di mio nonno senza ricordare sua moglie, nonna Teresa, che è stata sempre presente per me, accudendomi quando la mamma si assentava e mostrandomi, insieme al nonno, un amore infinito così come lo avevo io per loro. Voglio citare con riconoscenza e affetto anche i miei nonni paterni: Cesare, di cui porto il nome, e Giovanna.

La mia vita è stata piena d’incontri speciali: vorrei ricordare quello che ho avuto con Papa Giovanni Paolo II.
Un giorno due volontari dell’Unitalsi, Dante e Renato, dissero a mia madre che avrebbe dovuto assolutamente portarmi a Loreto a incontrare il Papa, che veniva al santuario mariano per incontrare i fedeli. Mamma non sapeva come fare, però, perché era un evento così importante e non aveva neanche la divisa d’obbligo. Ma la rassicurarono dicendole che avrebbero pensato loro a procurare la divisa e a organizzare tutto. E fu così che io e la mamma abbiamo vissuto un giorno indimenticabile. Mi vennero a prendere con l’autoambulanza e arrivati a Loreto mi portarono proprio vicino a dove il Papa avrebbe dovuto passare…, infatti, dopo poco arrivò ed io ero emozionatissimo, anche perché avvicinandosi mi fece un segno con la mano come per dire “ci vediamo dopo!”. Ero attorniato da tantissima gente e tutti volevano assistere a quest’incontro preannunciato da Giovanni Paolo II. Lui proseguì la visita andando al cimitero polacco e in altre zone di Loreto, ma non aveva dimenticato la sua promessa e tornò da me per darmi un bacio e dirmi “Forza e coraggio!”. In quel momento la mia gioia è stata infinita, per non parlare della felicità di mia madre, che si è commossa immensamente! Ci fecero una splendida foto per immortalare il meraviglioso evento.
Questa magnifica esperienza è stata possibile grazie all’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali), un’associazione speciale, fatta di volontari altrettanto speciali, che rendepiena la mia vita permettendomi di uscire da casa, di frequentare il diurno, di andare fuori la sera, di andare ai concerti e al cinema, di soggiornare in montagna, di fare splendide gite, di partecipare a tante feste e naturalmente di partire per Lourdes, Loreto e santuari vari.
I miei amici Domenico Travaglini (attuale presidente del gruppo interparrocchiale dell’Unitalsi di Porto d’Ascoli), Corrado, Mario, Gabriele (detto “numberone”), Marino, Carlo, Peppe, Tonino, Pietro e tanti altri sono persone uniche che riempiono la mia vita e che con amicizia e affetto vengono a prendermi a casa per ogni occasione e mi fanno vivere esperienze sempre belle e divertenti. Con loro posso parlare di tutto, e viceversa… non abbiamo segreti e siamo davvero molto uniti! Senza di loro la mia esistenza non avrebbe senso!
Ecco un po’ di esperienze che ho vissuto con loro.
Ricordo che quando soggiornavo a Loreto le prime volte, non avevo ancora la carrozzina allungabile e i volontari mi portavano in giro con la barella senza alcun problema. Una volta, con la mia amica Anna Chiarelli (damina di Cristo Re), siamo andati a mangiare il gelato in un bar a Loreto, senza avvisare la mamma e gli altri. Quando siamo tornati ce ne hanno dette di tutti i colori, ma è stato troppo divertente!
Sempre a Loreto anche quest’anno mi sono divertito tanto.
Con Corrado ci svegliavamo alle 6 per andare a fare la prima delle nostre tante colazioni, poi seguivamo le lodi mattutine delle 7. Dopo ci raggiungevano Domenico e gli altri che ci chiedevano dove andavamo così presto la mattina! Se rispondevamo “alle lodi” ce ne dicevano di tutti i colori: “voi siete matti!” “ma perché non dormite la mattina?”. E’ stato proprio bello quest’anno (2011) a Loreto: ho fatto nuove conoscenze (come Ilenia di Offida e Sabrina di Appignano) e splendide esperienze, nonostante fosse il primo pellegrinaggio senza la mamma e lei mi è mancata tanto perché io e lei lì abbiamo vissuto momenti indimenticabili come i miei 18 anni e tanti altri compleanni. Durante uno dei tanti pellegrinaggi a Loreto ho ricevuto anche il sacramento della Cresima: fu un giorno speciale. Ricordo che il vescovo invece di darmi il consueto “schiaffo”, mi diede un bacio. Con me c’era mio zio Bruno a farmi da padrino e tutti i miei parenti a festeggirmi.
Vorrei raccontare anche del mio viaggio a Lourdes, nel settembre del 2010.
Dopo alcuni anni che non mi era stato possibile partecipare, ho deciso di partire ma con un mezzo diverso dal treno: l’aereo! Non è stato semplice perché ci sono stati un po’ di problemi organizzativi ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Alla partenza però, c’è stato un altro inconveniente: il comandante voleva che io mi mettessi a sedere. Con Domenico e Corrado, che erano con me, abbiamo provato a “eseguire l’ordine”, ma io non riuscivo proprio a stare in quella posizione così abbiamo deciso che avrei viaggiato disteso sopra ai miei amici: sopra le gambe di Corrado poggiavo la testa, su quelle di Domenico i piedi e al centro, su un sedile vuoto, poggiavo la schiena. Nonostante i problemi tecnici, è stato un volo memorabile, un’ora e trenta di puro divertimento con Domenico che faceva le riprese e le foto e tutti gli altri che ridevano e scherzavano, compresa mia sorella con il mio nipotino Matteo, e tre mie grandi amiche: Palma, Francesca e Simona. Arrivati a Lourdes, ci attendeva il personale dell’Unitalsi per portarci con il bus navetta nei nostri alberghi. Siamo arrivati alle undici di sera: io alloggiavo, come sempre, in una struttura particolare, una sorta di ospedale-albergo. Con me c’erano i miei assistenti Mario e Peppe mentre mia sorella era in un’altra stanza e Domenico e gli altri erano dislocati in altri piani. C’è sempre una grande organizzazione dietro ogni viaggio! Tutto è possibile grazie all’Unitalsi e ai suoi volontari in ogni fase della preparazione, dalla segreteria in poi: tutto gestito da persone fantastiche.
Nel 2012, grazie al “perfezionamento” dell’organizzazione unitalsiana, sono tornato a Lourdes sempre in aereo! Non immaginate la comodità del mio viaggio, questa volta! Hanno fatto arrivare, apposta per me dalla Francia, una barella da poter inserire in aereo al posto dei sedili (ben nove se non mi sbaglio)! Ho volato benissimo e mi sono divertito troppo a scherzare con Corrado, Peppe e Giusy!!!
Arrivati a destinazione e scesi dall’aereo, ci attendeva il pulmino per portarci in ospedale, dove alloggiavamo con Peppe e Corrado, ma ci siamo trovati praticamente soli perché la maggior parte dei pellegrini viaggiava in treno e questo era nettamente in ritardo per via di alcuni disguidi. Quindi con i miei tre amici ci siamo fatti un giro per le vie di Lourdes e ci siamo fermati a mangiare qualcosa dato che io in aereo non avevo toccato cibo (avevo le mie buone ragioni…)!
Poi finalmente il treno è arrivato ed è iniziato il pellegrinaggio vero e proprio con i suoi meravigliosi momenti di preghiera, celebrazioni e condivisione!
Naturalmente ogni tanto ho trasgredito, come la fuga che ho fatto con Giusy: abbiamo saltato un pranzo alla mensa per andare in giro un po’ insieme e pregare da soli davanti alla Grotta la Santa Madre. Abbiamo fatto shopping, mangiato una pizza (non troppo buona, ma ugualmente speciale!) ma soprattutto ci hanno intervistato due giornalisti del TG5! Giusy scappava perché si vergognava, mentre io volevo fermarmi a tutti i costi e alla fine ho vinto io…ci hanno fatto alcune domande e la notizia della nostra “avventura” si è diffusa un po’ ovunque! Ho vissuto un’altra bella emozione… insomma anche quest’anno la magia di Lourdes si è rivelata: tutto è stato molto bello e commovente e poi ho conosciuto nuovi amici, anzi “amiche” come Simona ed Eleonora, due splendide ragazze di San Benedetto! Inoltre ho avuto modo di fare una meravigliosa foto con i tre presidenti Unitalsi (nazionale, regionale e di sezione)…mancava solo Domenico!
I giorni sono letteralmente volati e ci siamo ritrovati, senza accorgercene, alla ripartenza! Al ritorno Peppe è stato “sostituito” da Middio, che ha avuto il suo bel da fare…non con me però! Io sono stato ad aspettare con Corrado in una sorta di bunker finché non ci hanno fatti salire e abbiamo “scherzato” con Giusy tramite sms! Poi mi hanno sistemato sulla barella in aereo e le hostess mi hanno coccolato… erano molto carine… per la gioia mia e del mio amico! Abbiamo atteso la partenza, perché io sono salito molto prima rispetto agli altri, e il volo è stato troppo divertente … pieno di turbolenze… che a me piacciono tanto, ma solo a me credo!
L’unico inconveniente è stato all’arrivo ad Ancona! Non potevo scendere perché non riuscivano a togliere la mia carrozzina dal portabagagli dato che si era incastrata… all’inizio addirittura pensavamo si fosse persa! Cinzia, mia sorella, ci aspettava all’aeroporto insieme al piccolo Matteo, mio nipote, e a Mario ed Eligio, insostituibili amici, che ci hanno portati e ripresi con il pulmino messo a diposizione dalla nostra parrocchia! Tornando a Cinzia, vedeva scendere e ripartire tutti, tranne noi che eravamo bloccati nell’aereo… certo le hostess ci hanno fatto compagnia e l’attesa è stata piacevole, oltre che divertentissima perché abbiamo riso tantissimo con Corrado che parlava francese per fare colpo sulle hostess!
Alla fine siamo riusciti a toccare terra, anche se non è stato facile e ho riabbracciato mia sorella, mio nipote e i miei amici raccontando loro le nostre avventure nel tragitto da Ancona a San Benedetto!
E’ stata l’ennesima splendida emozione!
I miei pellegrinaggi, le mie gite (che a Cristo Re sono organizzate con successo dall’amica Francesca Benigni), ogni mia esperienza o singolo momento è reso speciale dalle splendide persone che mi sono o sono state vicine. Ho un pensiero unico per ognuna di loro, anche se nel tempo alcune si sono allontanate o altre, purtroppo, se ne sono andate.
I miei amici più cari sono con me chi da quarant’anni, chi da pochi anni o mesi ed io ho la certezza assoluta che loro per me ci sono e saranno sempre e senza riserve e il mio affetto per loro cresce ogni giorni di più. Inutile nominarli tutti (anche se molti già li ho citati), anche perché la lista sarebbe infinita, ma ognuno di loro sa cosa provo e quali e quanti attimi mi donano: spero di aver fatto anch’io lo stesso verso di loro.
Una parentesi, però, vorrei aprirla per le mie amiche con la “e”, cioè per le donne, la mia grande passione! Ho tantissime amiche e so per certo che loro mi vogliono un’infinità di bene, con loro ho un feeling speciale: scherziamo e ridiamo sempre, specie sulle classifiche che stilo verso di loro e sulle posizioni che occupano di volta in volta. Nel mio cuore hanno un posto speciale: rendono più solare e gioiosa la mia vita! Vorrei citarne alcune: Silvia, Katia, Paola, Patrizia, insomma tutte le donne del gruppo dell’Unitalsi di Cristo Re, oltre alle altre di cui ho già parlato.
Non posso concludere la mia storia senza raccontare dell’evento che ha cambiato letteralmente la mia vita: l’incontro con Papa Francesco!
E’ accaduto il 19 marzo del 2013 quando con il gruppo dell’Unitalsi di San Benedetto del Tronto e Porto d’Ascoli siamo andati a Roma in Vaticano per assistere alla messa d’insediamento del nuovo Pontefice.
Siamo partiti all’una di notte dal Biancazzurro, sede della sottosezione dell’Unitalsi di San Benedetto. Io ero nel pulmino messo a disposizione della mia parrocchia, Cristo Re, e con me c’erano Corrado, Elide, Simona (una carissima conosciuta a Lourdes nel 2012), Bruno, Eligio, Marino e Carlo. Mentre il resto del gruppo, tra cui mia sorella Cinzia, mia nipote Valentina e la mia grande amica Nadia, è partito in autobus.
Il viaggio è stato troppo divertente, come sempre quando ci spostiamo… tutto un ridere e scherzare.
Alle cinque di mattina eravamo al Vaticano e gli addetti ci hanno accolto e dato i cartellini di riconoscimento per poter accedere a Piazza San Pietro, dove era stato allestito tutto per la messa e dove l’Unitalsi aveva un settore riservato! Dopo aver atteso un paio d’ore e fatto una veloce colazione, ci siamo messi in fila per entrare in piazza. Io dovevo avere un solo accompagnatore ma Mascia, la responsabile del nostro gruppo, ha chiesto e ottenuto che avessi tre persone con me (Cinzia, Nadia e Valentina). Aperti i varchi siamo riusciti a posizionarci proprio a ridosso delle transenne e anche Corrado e gli altri erano vicini a me. Ci hanno avvisati che il Santo Padre avrebbe fatto un giro di saluti per la piazza, prima di iniziare la messa e che sarebbe passato proprio lì dove eravamo noi. Io, però, non riuscivo a vedere bene perché, stando sul lettino, le transenne mi impedivano la visuale così quando ci siamo accorti che il Papa iniziava il giro, Corrado mi ha detto che all’avvicinarsi del Papa, mi avrebbe sollevato e preso in braccio. La Piazza era un tripudio di voci, colori e bandiere di tutte le nazioni e associazioni con oltre duecentomila persone presenti in festa per Papa Francesco. Ci siamo resi conto che il Pontefice stava arrivando nella nostra zona e Corrado così mi ha preso e poi è accaduto l’inimmaginabile! Il Papa ci ha visti e subito ha fatto fermare l’auto su cui viaggiava. Noi non capivamo il perché fosse sceso, finché abbiamo realizzato che si era fermato per me! Infatti, si è avvicinato e mi ha baciato e accarezzato sulla fronte più volte ed io con Corrado e Valentina gli abbiamo detto “Grazie” ma lui ci ha risposto “Grazie a voi” e ha aggiunto “Pregate per me”! Poi ha salutato ancora una volta anche chi mi era vicino ed è risalito in auto. Cinzia piangeva commossa mentre ci immortalava con il telefono di Valentina.
Eravamo storditi per l’emozione, io in particolare, come si può immaginare (anche se qualcuno l’aveva predetto…). Inoltre ci siamo resi conto che tutto il mondo ci stava guardando dai mezzi di comunicazione e tutti avevano visto il primo saluto del Papa a un disabile. Eravamo letteralmente frastornati (e lo siamo ancora forse) e subito sono iniziate ad arrivarci telefonate e messaggi da parenti e amici che ci avevano visto in diretta televisiva. Già prima della messa, alcuni giornalisti, tra cui quelli della testata La Repubblica, si sono avvicinati per fare domande a me, Cinzia, Valentina e Corrado chiedendo come mi chiamavo, da dove venivo, cosa avevo provato, ecc.
Poi è iniziata la santa messa che abbiamo seguito con partecipazione e sicuramente con un’emozione in più. Questo Papa è davvero straordinario!
Terminata la funzione religiosa, si è scatenato un “putiferio”: tutti si avvicinavano e ci cercavano, giornalisti e semplici pellegrini. Siamo stati sommersi da interviste ed io da abbracci di persone comuni che erano lì in piazza a pregare come noi (ricordo una splendida ragazza francese che si è avvicinata a me e Corrado…). Era impossibile, però, riuscire a muoversi dalla piazza perché eravamo letteralmente assediati ed io già iniziavo a perdere la voce a forza di parlare, rispondere ai giornalisti e salutare! Anche mia sorella e mia nipote non arrivavano a rilasciare interviste… è stato davvero faticoso poter riprendere la strada di casa, anche se la felicità di tutto il nostro gruppo, e mia in particolare, era indescrivibile!
Mascia, dal pullman dell’Unitalsi, riceveva continue telefonate da giornalisti che chiedevano i numeri miei, di Cinzia, Valentina e Corrado. Poi lei, al nostro consenso, dava i nostri recapiti e noi eravamo sommersi di chiamate! Mentre il resto del gruppo proseguiva, noi del pulmino abbiamo deciso di fermarci a mangiare qualcosa perché ancora non avevamo fatto pranzo. Eravamo già fuori Roma e credevamo di “respirare” un po’, invece ci ha contattato Mascia per chiederci se una troupe televisiva di giornalisti sudamericani operativi negli Stati Uniti, poteva raggiungerci. Come rifiutare? Così li abbiamo attesi e dopo la simpatica intervista, un’ulteriore sorpresa: abbiamo trovato il pranzo pagato proprio dai giornalisti (anche se su suggerimento del mio amico Carlo che ha fatto loro una delle sue battute e cioè “però le interviste si pagano eh?”)! Tutto il mondo ci conosce ormai! Che cosa grande finire sulle prime pagine di tutti i giornali e mezzi di comunicazione del pianeta!
Ma non era finita, anzi era solo l’inizio! Arrivati a Porto d’Ascoli, davanti la mia parrocchia Cristo Re c’erano ad attenderci i giornalisti della TV locale, Vera TV, e del giornale il Messaggero. E vai con le interviste, non solo a me naturalmente ma anche ai miei compagni di viaggio, Corrado in primis.
Arrivato finalmente a casa, ero ancora stordito ma felicissimo con un sorriso stampato in viso che non andava via. Cinzia, tornata prima di me, era esausta e aveva staccato tutti i telefoni per riposare un po’ pensando che fosse concluso tutto! Anche a casa mia, infatti, mio padre e mio cognato, emozionati quanto noi, non avevano fatto altro che rispondere alle chiamate.
Invece non è andata così! Io non ho riposato ripensando alla giornata più bella della mia vita e al grande dono che il Signore ancora una volta mi aveva fatto, regalandomi il saluto di un Papa davvero Speciale, innamorato dei malati e dei più sofferenti! Che gioia!
La mattina successiva i telefoni sono ripresi a squillare senza sosta! Ma a chiamare sono state anche le Tv nazionali, Rai e Mediaset! Infatti, già verso metà mattina sono iniziate le prime riprese televisive. Sono venuti a casa degli operatori Mediaset e Rai per fare servizi su come si svolge la mia vita in casa e fuori! Mi hanno ripreso, infatti, mentre uscivo per andare all’Unitalsi e mostrato come mi scendono e caricano sul pulmino, quello che accade in parrocchia ogni lunedì, mercoledì e venerdì, ecc.! Infatti, proprio mercoledì 20 marzo quando, con telecamere al seguito, sono tornato al diurno ad attendermi c’era una folla di volontari e amici venuti per farmi festa! La Rai ha mandato in onda sul Tg2 delle 20,30 di quel mercoledì un servizio davvero bello con interviste mie, di mia sorella, Valentina e del mitico Don Pio. Poi gli stessi operatori hanno preparato un servizio andato in onda venerdì 22 marzo alla Vita in Diretta di Mara Venier. E’ venuta a intervistarmi una simpatica giornalista, mai però simpatica e bella (senza offese) come quella di Canale5 con cui io e il gruppo dell’Unitalsi abbiamo fatto una stupenda diretta la mattina di giovedì 21 marzo per il programma Mattino Cinque. E’ venuta a intervistarmi Alessandra Borgia, giornalista di Canale5 che conduce un programma anche sulla nostra Tv locale e che risiede a San Benedetto. Devo dire che ho perso proprio la testa per lei e le ho anche fatto una dichiarazione in diretta, con tanto di scenate gelosia da parte di tutte le mie amiche. Ci siamo fatti foto e scambiati i numeri di telefono! E’ stato bellissimo vivere queste esperienze con telecamere e giornalisti e mostrare a tutta Italia la mia città e la bellezza della mia parrocchia.
Dopo questa diretta, mi sono preso un periodo di riposo! Ci avevano inviatati ad andare a Milano per registrare una puntata di Verissimo, ma abbiamo preferito rinunciare, anche se conoscere la Toffanin non mi sarebbe dispiaciuto. Al di là di questo, non mi sono sentito tanto bene e per una decina di giorni non sono uscito, anche perché con la Pasqua, il diurno si è fermato ed io comunque non volevo espormi troppo, ero davvero stanco. Comunque la mia casa è stata un via vai di amici più cari e parenti che sono venuti a salutarmi e trovarmi. Inoltre ci sono stati altri giornalisti arrivati per intervistarmi come quelli del Messaggero e una simpatica coppia che ha fatto un servizio per il settimanale Cronaca Vera. E poi ho ricevuto richieste di amicizia da Facebook da persone di tutte le nazionalità, che bello!
Sono riuscito per la Pasquetta, i miei amici mi hanno portato a Castignano dove Don Tiziano, il parroco, ci ha accolti con calore e abbiamo trascorso una piacevolissima giornata, anche se io ho sonnecchiato un po’. Alla ripresa del diurno, ho ricevuto un’altra sorpresa: il mio grande amico Francesco mi ha preparato un filmino con la raccolta di tutti i servizi andati in onda e tutta una serie di foto e l’hanno proiettato alla casa dell’Accoglienza venerdì 5 aprile! Che commozione rivedere tutto insieme con tutti gli altri! Nel frattempo mia sorella Cinzia ha ricevuto la telefonata dell’Unitalsi di Roma, cioè dalla sede centrale. L’hanno contattata per proporci una trasferta a San Giovanni Rotondo per un’intervista a Padre Pio Tv. L’ennesima emozione. Siamo stati due giorni, il 27 e 28 aprile per fare la registrazione. Sono andato con Cinzia, Valentina, mio cognato Tonino, Corrado (ormai più famoso di me), e Mario. Una bellissima esperienza anche questa. E sono convinto che ce ne saranno anche altre! Ogni giorno qualcuno mi dice che mi vede in tv o in foto, perché le immagini mie e del Papa vengono riproposte spesso in televisione e sui giornali!
Dopo tutto questo trambusto, mi sento ancora un po’ stordito, ma è stupendo vedere che le persone mi riconoscono e vogliono salutarmi. Il Papa ormai ci ha piacevolmente abituato ai suoi saluti verso bambini, malati, gente comune… ma essere stato il primo è davvero un grandissimo onore. Di certo la mia mamma (che purtroppo se ne è andata l’8 febbraio del 2013) dal cielo mi avrà guardato e aiutato, per permettere che questo incontro tra me e il Santo padre avvenisse!
Anche se può sembrare presuntuoso avrei un desiderio: che il nostro Papa mi ricevesse in udienza privata per ringraziarlo ancora una volta insieme alla mia famiglia! Intanto gli scriverò e comunque tornerò in Vaticano a novembre per l’Udienza del mercoledì quando riceverà l’Unitalsi per i 150 anni dalla sua fondazione. Magari ci rincontreremo! Ringrazio dal cuore ancora il Santo Padre per questo dono immenso e ringrazio la mia famiglia e i miei amici più cari, senza i quali non avrei potuto mai e poi mai vivere la più preziosa delle esperienze.
Dio ci ama e a me ha donato una Vita davvero piena e bella. Grazie Signore.

Ho raccontato un po’ della mia vita, della mia malattia, delle persone che amo, insomma di me!
Ora risponderò a qualche domanda che mi è stata posta dalle persone che più mi sono vicine.
Eccole:

– La gente che di solito si esprime con te con frasi del tipo “poverino” o “la vita è una fregatura” ecc., che effetto ti fa?
Queste persone mi fanno arrabbiare perché per me la vita è un dono ed io l’ho accettata come Dio ha voluto donarmela! Se Lui ha voluto così sono certo che un motivo c’è!
– La tua storia e il tuo pensiero sulla malattia come dono, hanno permesso a chi ti ha conosciuto e non aveva fede, di cambiare idea?
Purtroppo no, che io sappia, a meno che non me l’hanno tenuto nascosto! Questo mi dispiace molto ed è uno dei motivi per cui ho desiderato raccontare questa storia. Magari qualcuno leggendo, davvero cambierà idea!

– Cosa sono per te l’amicizia e l’amore?
Per me l’amicizia è tutto, senza amici non vivrei, come si sarà sicuramente capito! L’amore lo associo all’amicizia e, anche se non sono mai stato innamorato, so di poter Amare in un modo magari “diverso” che non ha però nulla da invidiare a quello fisico.

– Fede e disabilità, che connubio trovi?
La mia grande fede mi fa vivere in sintonia con la mia disabilità, anche se può sembrare strano. Non sento il peso della mia malattia, che mi limita totalmente. So di avere costantemente bisogno di qualcuno per ogni minima cosa, dal mangiare, allo spostarmi, dal salire e scendere quando esco, al rispondere al telefono, ecc. Tutto questo scoraggerebbe molti forse, ma io so che Dio mi è sempre affianco, anche nei momenti e nelle prove più difficili e lo ringrazio per tutto l’Amore che mi circonda.

– Da quando frequenti l’Unitalsi?
Da quarant’anni e di ogni anno ho un ricordo speciale. In questi ultimi anni, con gli altri disabili, stiamo vivendo bei momenti alla Casa dell’Accoglienza, una splendida struttura creata dal parroco di Cristo Re, Don Pio Costanzo, per accogliere persone bisognose e per far trascorrere ore piacevoli a tutti noi. Qui ho conosciuto la mia amica Carla, che viene dal Portogallo e che ogni tanto viene a trovarmi anche a casa.
Vorrei aprire una parentesi per parlare di Nadia e Riccardo, due ragazzi, oggi sposati, che venti anni fa mi hanno proposto di far parte del loro gruppo, pieno di giovani, che comprendeva incontri di catechesi, la partecipazione alle messe, bellissime gite e incontri spirituali. In questo gruppo ho conosciuto Milena, una persona speciale, che veniva a casa per insegnarmi a leggere. Le sarò infinitamente grato!
Vorrei ricordare Andrea, un mio caro amico, che adesso non c’è più ma che resterà per sempre nel mio cuore.

Pregi e difetti di Cesare.
Sono un tipo preciso e, infatti, mi innervosisco con chi non lo è. E so di essere un amico sincero e anche per questo ho molti, e molte, confidenti che mi raccontano di loro e dei loro problemi. So custodire i loro segreti.
Per quanto riguarda i difetti posso dire di essere un tipo un po’ permaloso, anche se non sono uno che tiene il broncio a lungo, mi passa subito diciamo. Poi, non so se è un difetto, ma ho un debole per le donne e mi piace essere al centro della loro attenzione, e non solo naturalmente.

Questo sono io, Cesare Cicconi, pregi e difetti compresi.
Voglio ringraziare quanti condividono con me e rendono unica ogni mia giornata e ringrazio tutti coloro che hanno fatto sì che la mia storia fosse questa, senza escludere nessuno nel bene e nel male! Dio mi ha dato un dono e attraverso la mia malattia spero di testimoniare il suo amore infinito.
Io mi sento una persona normale e speciale al tempo stesso: vivo splendide emozioni e ho anche i miei momenti “no” come tutti, ma grazie alla Fede supero ogni difficoltà.
Sono veramente contento di aver condiviso la mia storia e spero che la gioia, la pace e la serenità che sento nel cuore, possano davvero arrivare al cuore di voi tutti.
Con affetto,
Cesare”.

Cesare