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Don Pio Costanzo: “Cecé adesso è nella casa del Padre”

Di Alessandra Mastri

SAN BENEDETTO DEL TRONTO  – Si è tenuta ieri, martedì 24 febbraio, alle ore 15.00 presso la Parrocchia di Cristo Re, la Santa Messa per l’ultimo saluto a Cesare Cicconi, per tutti Cecé.

Don Pio Costanzo che ha presieduto la Santa Messa ha affermato: “Oggi siamo qui per pregare, Gesù dice “quando pregate, non sprecate parole come i pagani”, io non le voglio sprecare questa sera, sappiamo tutti che non servono, soltanto qualche pensiero.
Prima di tutto per porgere le condoglianze, da parte dei sacerdoti concelebranti, da parte mia personale e di tutta la comunità di Cristo Re, della comunità unitalsiana e della diocesi ai familiari; siamo qui per pregare per loro.
Non siamo qui per pregare per Cecè, e se qualcuno pensa di essere venuto in questa chiesa per dire una preghiera di suffragio, io penso che si sbagli, non preghiamo per Cecè, noi preghiamo Cecè questo pomeriggio perché sappiamo, e ne siamo certissimi, che adesso è nella casa del Padre, e quindi, abbiamo bisogno di lui; lo preghiamo affinché sia vicino prima di tutto alla sua famiglia, poi a tutti noi.

Ieri notte quando alle 4.30 del mattino sono venuti a svegliarmi per avvertirmi che Cecè era morto, io ho pensato immediatamente: ma guarda, oggi sarei dovuto andare ad Ancona per essere operato al cuore, per un’influenza è stato tutto procrastinato, probabilmente Dio ha voluto che dicessi qualche parola per lui.

Francesca domenica sera in sacrestia prima della Messa mi ha detto “ma perché una persona che ha sofferto tanto durante la vita, deve continuare ancora a soffrire?”.
Io le ho risposto: perché sono convinto che queste persone soffrono per tutti noi; per cui, il nostro grazie immenso, perché abbiamo avuto nella nostra parrocchia persone che hanno sofferto per noi.
E’ misterioso il progetto di Dio, è misteriosa la grandezza dell’anima di qualcuno, però è certo che molti soffrono per noi, per cui non possiamo questa sera non dire a Cecè un grazie con tutto il cuore.

Io ho conosciuto Cecè, sono 50 anni che sono qui.
Ho avuto modo di conoscerlo bene perché, come racconta Cecé nella sua testimonianza, è stato don Marino a volere che facessi la preparazione alla Prima Comunione.
Personalmente sono andato tutti i giorni a casa sua, Sandra era lì con lui, a prepararlo. Aveva uno spirito grande fin da allora, fin da piccolo e grande è rimasto.

Vorrei parlare questa sera con le sue parole: “La mia malattia, mi porta a vivere disteso su di una sorta di lettino, carrozzina allungabile ma, anche se può sembrare strano, per me non è una condanna, è unicamente un dono di Dio.
Certo, a volte penso che ho amici che conducono una vita normale, che sono sposati con figli, che fanno sport, ma io non provo assolutamente tristezza per la mia condizione, sono semplicemente felice per loro, e riesco a vivere la mia situazione con tranquillità e serenità.”
Voi pensate che i Santi che ho qui appeso intorno, siano più grandi di lui? Voi pensate che i Santi siano quelli che attacchiamo ai muri mettendoci davanti un lumino?
I Santi sono questi, e dobbiamo sentirci umiliati di fronte a queste parole, di fronte ad uno che ha sofferto, che è stato sempre su di un lettino, pur sempre sereno, e che dice “non provo assolutamente tristezza”, io penso a me che per un raffreddore metto i manifesti, ma forse anche voi come me, avete paura del dolore e della sofferenza. Saper accettare la sofferenza è da Santi, e davanti a questi Santi, ripeto, deve uscire dal nostro cuore un grazie infinito.

In queste righe che raccontano la sua vita, lui ringrazia l’Unitalsi perché onestamente dobbiamo dire che lui si è realizzato grazie all’aiuto di questa associazione. Lui dice così “è un’associazione speciale, fatta di volontari altrettanto speciali, che rende piena la mia vita permettendomi di uscire da casa, di frequentare il diurno, di andar fuori la sera, di andare ai concerti, al cinema, di soggiornare in montagna, di fare splendide gite, di partecipare a tante feste e naturalmente di partire per Lourdes, Loreto e per i vari santuari.”
Se non ci fosse stata l’Unitalsi io penso, come tanti altri malati purtroppo, sarebbe rimasto in casa seduto su di un lettino. Grazie alla presenza dei tanti amici che l’hanno aiutato.

È bellissimo il suo racconto dell’incontro con Papa francesco. Tra le righe ci sono espressioni di gioia immensa, dice che Papa Francesco ci ha quasi abituato a vederlo baciare i poveri, i malati e gli ultimi, però “essere stato il primo è davvero un grandissimo onore”. Una persona che è sempre ferma, senza potersi mai muovere, cosa può desiderare se non che gli altri gli vadano vicino e gli parlino. Io sono convinto che lui adesso ringrazia gli altri, e non può non ringraziarli perché lui si è espresso grazie alla presenza degli altri. Sono piccole cose della vita che l’hanno fatto felice. Noi non siamo felici mai anche se riusciamo a camminare e a correre.

Dio ci ama e a me ha donato una vita davvero piena e bella, grazie Signore.” Noi non diciamo grazie.
Alla domanda: la gente che di solito si esprime con te con frasi del tipo “poverino, la vita è una fregatura…” che effetto ti fa? Lui risponde “queste persone mi fanno arrabbiare perché per me la vita è un dono, ed io l’ho accettato come Dio ha voluto donarmela, se Lui ha voluto così sono certo che un motivo c’è”.
Sapete qual è il motivo? Perché noi possiamo imitarlo. E allora questa sera vorrei veramente che noi gli dicessimo “dacci la tua fede!”. Per quanto riguarda i difetti dice “posso dire di essere un tipo un po’ permaloso, anche se non sono uno che tiene il broncio a lungo, mi passa subito. Non so se è un difetto, ma ho un debole per le donne, e mi piace essere al centro della loro attenzione, e non solo naturalmente.” Lui a proposito dell’amore dice che lo identifica con l’amicizia.

Voi mi scuserete se ho detto forse tante parole, non sono le mie, ma sono le sue. Adesso insieme vogliamo rivolgerci a Dio, perché Cecè faccia fissare il Suo sguardo sulla parrocchia di Cristo Re, sulla diocesi di San Benedetto, perché noi abbiamo veramente un gran bisogno di crescere nella fede”.