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Pace e sviluppo insieme ai paesi arabi?

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SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Si è svolto sabato 29 marzo presso l’auditorium comunale “G. Tebaldini” di San Benedetto del Tronto l’incontro dal tema “Pace e sviluppo insieme ai paesi arabi” promosso dal giornale diocesano “L’Ancora”.
La professoressa Valentina Colombo, arabista ed islamista di fama internazionale, ha risposto alle domande della dottoressa Luana Ciaralli del movimento “Con la gioia nel cuore”.

Ci si potrebbe chiedere perché un giornale diocesano si occupi di un tema di “politica internazionale”. E ancora, che cosa c’entri la fede con la politica. Le risposte, nell’attuale contesto storico e culturale, sono tutt’altro che scontate. Infatti l’uomo di oggi tende a confinare il suo credo religioso nel privato e un simile accostamento potrebbe quindi sembrare addirittura un’ingerenza.

Ma, come ci ha ricordato Papa Francesco nella sua enciclica “Lumen fidei”, la fede è come la luce: essa tutto illumina e nulla sfugge al suo chiarore. Nell’ottica della fede, tutto ciò che appartiene alla realtà, e in particolare all’umano, è abbracciato e illuminato dalla luce di Cristo ed è per questo che, anche un dibattito come quello proposto, può giovarsi dell’ausilio che proviene dalla fede.

Nella sua introduzione, la professoressa Colombo ha ricordato come l’islam sia professato da 1.600.000 fedeli in tutto il mondo ed è quindi normale che un musulamno marocchino sia diverso da uno saudita o da uno indonesiano.

La professoressa ha poi ricordato come la parola “arabo” sia diversa da “musulmano” in quanto il primo è un termine etnico che comprende musulmani, cristiani ed ebrei, mentre “musulmano” si riferisce a chi pratica l’islam. L’arabo è anche la lingua del Corano e la lingua sacra di tutti i musulmani. Bisogna però sapere che solo il 13% dei musulmani è arabo.

Ciaralli: Come abbiamo detto, il nostro movimento ha una spiritualità mariana. Ci puoi parlare di Maria nell’islam?

Colombo: Secondo Mario Scialoja, italiano convertito all’islam, la Maria islamica è la stessa del cristianesimo. Se è vero che Maria è la figura islamica più vicina al cristianesimo, ed è anche quella a partire dalla quale si può istaurare un dialogo, bisogna dire che per lei, come per molti altri personaggi del Corano, si ha uno stesso nome, ma un contenuto completamente diverso.

È di rilievo il fatto che a dicembre nella nuova costituzione egiziana sia stato inserito il nome della vergine Maria. Nel preambolo si ripercorre la storia dell’Egitto a partire dai faraoni e si parla anche del passaggio di Maria in questo paese durante “la fuga in Egitto”. Ciò può essere un segnale di come l’Egitto si stia muovendo verso il rispetto della minoranza copta (10 milioni).

Ci sono poi, in alcuni paesi come il Libano, dei santuari dedicati alla Madonna, dove vi si recano fidanzati, sia cristiani che musulmani. Però se ci si sposta già nella vicina Siria, le cose non stanno così. Ad esempio, poche settimane fa, alcuni estremisti islamici hanno distrutto una statua della Madonna in una chiesa.

Ciaralli: Abbiamo sentito parlare molto di primavera araba. Quali sono le cause che l’hanno generata e come è andata a finire? Si è trattato veramente di una primavera?

Colombo: Il termine è stato usato all’inizio e c’è chi si esprime ancora in questo modo. Tutto è iniziato nel dicembre del 2011, quando Mohamed Bouazizi, giovane laureato e disoccupato tunisino, di è dato fuoco in segno di protesta ed è morto. Questo evento ha scatenato le proteste di piazza che hanno visto protagonisti i giovani tunisini contro il regime di Ben Alì. In modo totalmente inaspettato i giovani tunisini hanno ottenuto la fuga del dittatore.

Ad un certo punto però al-Qaradawi, il teologo di riferimento dei fratelli musulmani, si è appropriato della protesta di piazza e, quando si è domandato quale sarebbe stata l’alternativa al dittatore laico, si è risposto che l’unica alternativa possibile poteva essere la guida dei fratelli musulmani.

Quando si è passati dalla rivoluzione (tunisina) dei gelsomini a quella (egiziana) del loto, la rivoluzione è stata fagocitata proprio da questo movimento. Quando Mubarak è stato cacciato, al-Qaradawi ha celebrato la funzione del venerdì e allora si è capito che i Fratelli Musulmani avrebbero monopolizzato la rivoluzione.

I fratelli musulmani alle elezioni hanno raccolto 13 milioni di voti e sono riusciti ad eleggere Morsi, ma, in seguito, il movimento “Ribellione” ha raccolto 30 milioni di firme per cacciarlo e grazie all’aiuto dell’esercito ciò è stato possibile.

Ciaralli: Qual è oggi la situazione dei cristiani nei paesi a maggioranza musulmana e in che modo possono essere considerati una risorsa?

Colombo: Dipende dai paesi. In Libano, fino ad un recente passato, i cristiani sono stati una maggiornanza, ma oggi iniziano ad essere sempre meno. In questo paese la costituzione assegna la presidenza della repubblica ai cristiani. Essi sono parte integrante della memoria e della storia del Libano.

Diversamente, in Siria i cristiani sono il bersaglio degli estremisti musulmani. Generalmente nel Corano i cristiani vengono trattati meglio degli ebrei. Nel momento in cui però alcuni teologi vedono il dogma cristiano della Trinità come una forma di politeismo, essi vengono equiparati ai politeisti della mecca e vengono trattati come tali. Così ad esempio ragionano i salafiti.

Ciaralli: È possibile un dialogo fra cristianesimo e islam?

Colombo: Credo molto nei rapporti personali e penso che sia possibile un’amicizia profonda a livello umano come quella descritta nel brano “Il Paradiso dei bambini” del premio nobel egiziano Naguib Mahfouz. In questo brano una bambina musulmana chiede al proprio papà come mai lei e Nadia, la sua amica del cuore cristiana, stiano sempre insieme tranne che durante l’ora di religione. Davanti alle tante spegazioni fornite dal padre, la bimba desidera comunque rimanere sempre con la sua amica!

Più difficile è istaurare un dialogo con l’islam, sia per la pluralità delle sue espressioni, sia per la mancanza di una autorità corrispondente a quella del Papa e dei vescovi cattolici.