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I sacerdoti di tante parrocchie alzano la voce contro la liberalizzazione delle aperture domenicali

DIOCESI – “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.” (GS 1).

E’ partendo da questo amore per l’uomo, che noi parroci della Ss. Annunziata, Cristo Re, Sacra Famiglia, San Giacomo della Marca di Porto d’Ascoli,  Regina Pacis e Sacro Cuore di Centobuchi, S. Niccolò di Monteprandone, S. Savino di Ripatransone; S. Nicolò di Acquaviva Picena, Madonna del Suffragio di San Benedetto del Tronto,  insieme con le comunità cristiane, nel solco del Concilio Vaticano II, di cui quest’anno ricordiamo il cinquantesimo anniversario della sua apertura, vogliamo riaffermare la nostra solidarietà con tutti i lavoratori e le loro famiglie che da tempo soffrono per le conseguenze della legge sulla liberalizzazione delle aperture commerciali.

Non è una battaglia ideologica ma essenzialmente “antropologica”, cioè legata a quei valori e stili di vita che permettono il fiorire della vita “buona” dell’uomo con la sua famiglia.

Vogliamo ribadire:
1) Il riposo è legato al ritmo vitale dell’uomo, scritto nel suo essere relazionale. Il giorno festivo, con l’astensione dalle attività lavorative permette ad ognuno di “gustare” ciò che è frutto delle sue mani  e della sua intelligenza;  di non essere un semplice “ingranaggio” della catena produttiva, ma un uomo e una donna che fanno del loro lavoro il mezzo per realizzarsi come persone.
2) La famiglia è la cellula vitale della società. Già in crisi per svariati motivi, sottoposta alle tensioni inevitabili dei turni festivi, rischia di diventare un “luogo disabitato” e non più il centro della vita affettiva ed educativa. Come è pensabile che una madre, impegnata anche nel giorno domenicale, possa dedicare il suo tempo ai figli, ascoltare le loro gioie e sostenere i loro primi fallimenti?  Come può un padre, impegnato anche lui, trovare il tempo per dialogare con la propria moglie ed educare in maniera forte e saggia i propri figli?
3) Per noi il lavoro ha sempre una valenza educativa. Dubitiamo che possa continuare ad esserlo con gli attuali ritmi snervanti. Ci chiediamo: Cosa penseranno del mondo del lavoro le giovani generazioni che vivono sulla loro pelle queste condizioni? Cosa significherà per loro “lavorare”? Moltissimi sono i bambini e i ragazzi, parcheggiati davanti alle nuove famiglie “virtuali” oppure costretti a migrare da una parte all’altra!
4) Per noi cristiani, la domenica, è il giorno di Dio e quindi dell’uomo.  Il momento attraverso il quale è possibile ritrovare se stessi e gioirne con i propri cari. Liberalizzando l’apertura commerciale festiva, non vi è più differenza tra festa e ferialità: scomparso il “giorno di Dio” scompare anche quello “dell’uomo”.

Con queste poche righe, noi parroci facciamo nostro il grido di tanti amici delle nostre parrocchie che da tempo chiedono a noi Chiesa, di far sentire la nostra voce, di non essere indifferenti a questo problema. Noi siamo con loro per cercare una risposta comune e proponiamo una grande raccolta di firme perché questa legge possa essere cambiata in modo da trasformare l’apertura domenicale e festiva da prassi consolidata, ad eccezione tollerabile.

Don Vittorio Cinti Parroco di San Giacomo della Marca
Don Pio Costanzo Parroco di Cristo Re
Don Guido Coccia Vicario Parrocchiale di Cristo Re
Don Francesco Ciabattoni Parroco della Sacra Famiglia e parroco di S. Niccolò di Monteprandone
Don Gianni Croci Parroco della Ss. Annunziata
Don Alfonso Rosati Parroco del Sacro Cuore
Don Pierluigi Bartolomei Parroco della Regina Pacis
Don Lanfranco Iachetti Parroco di S. Savino
Don Alfredo Rosati Parroco S. Nicolò di Acquaviva Picena
Don Roberto Melone Parroco della Madonna del Suffragio in San Benedetto del Tronto