Solo nel 2020 circa 10 milioni di bambini sono stati sfollati in seguito a shock di natura meteorologica. Circa 1 miliardo di bambini – quasi la metà dei 2,2 miliardi di bambini nel mondo – vive in 33 Paesi ad alto rischio per gli impatti causati dal cambiamento climatico, altri milioni di bambini potrebbero migrare nei prossimi anni. È l’allarme di Unicef e Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni), che insieme alla Georgetown University e all’Università delle Nazioni Unite hanno lanciato nuove linee guida che aiuterà a proteggere, includere e promuovere l’empowerment dei bambini migranti nel contesto del cambiamento climatico.  Sviluppate in collaborazione con i giovani attivisti per il clima e le migrazioni, accademici, esperti, policymaker, operatori e agenzie delle Nazioni Unite, i principi guida si basano sulla Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ratificata a livello mondiale, e sulle linee guida e sui quadri operativi esistenti. I principi guida forniscono ai governi nazionali e locali, alle organizzazioni internazionali e ai gruppi della società civile una base per costruire politiche che tutelino i diritti dei bambini. Le organizzazioni e le istituzioni chiedono ai governi, agli attori locali e regionali, alle organizzazioni internazionali e ai gruppi della società civile di “recepire i principi guida per aiutare a proteggere, includere e promuovere l’empowerment dei bambini che migrano in contesti di cambiamento climatico”. “Ogni giorno, l’innalzamento del livello del mare, gli uragani, gli incendi e la perdita delle coltivazioni stanno spingendo un numero sempre maggiore di bambini e famiglie lontano dalle loro case”, ha dichiarato Catherine Russell, direttore generale dell’Unicef. “I bambini sfollati sono esposti a maggiori rischi di abuso, tratta e sfruttamento. Hanno maggiori probabilità di perdere l’accesso all’istruzione e a cure mediche. Sono più frequentemente costretti a matrimoni precoci e lavoro minorile”. “L’emergenza climatica – ha aggiunto António Vitorino, direttore generale dell’Oim – ha e continuerà ad avere profonde conseguenze sulla mobilità umana. Questi impatti saranno più gravi su particolari fasce delle nostre comunità, come i bambini. Non possiamo mettere a rischio le future generazioni”.

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