Di Silvia Rossetti

Dallo scorso autunno molte scuole della Regione Toscana, in collaborazione con il Corecom (Comitato Regionale per le comunicazioni), l’Istituto degli Innocenti, la Polizia Postale e l’Ufficio scolastico regionale hanno promosso percorsi formativi rivolti a studenti delle scuole secondarie mirati a fornire loro le competenze digitali necessarie a navigare in rete e sui social network. In questo modo i ragazzi hanno acquisito la qualifica di “navigatore consapevole e responsabile” attestata da un vero e proprio “patentino digitale”.

L’iniziativa “pilota” pare destinata ad espandersi nel corso del prossimo anno scolastico al resto del territorio nazionale, anche in ottemperanza ai Sustainable Development Goals – SDGs (Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile) indicati dall’Agenda Onu 2030. Le proiezioni statistiche, infatti, ci avvertono che entro il 2026 il 90% della popolazione mondiale avrà un device connesso. Questo dato riguarda anche i bambini, che fin da piccoli saranno sempre più abituati a utilizzare telefoni e computer per i giochi e per lo studio. Il World Economic Forum, fondazione non profit che si occupa dagli anni Settanta di questioni economiche, politiche e sociali legate al Welfare a livello mondiale, in vista di questo scenario ha elaborato una lista di otto competenze digitali (e-skill) di cui ogni individuo dovrebbe essere dotato fin dall’età scolare.

Eccole in breve: Digital identity, cioè la consapevolezza della propria identità online. Digital use, ovvero la capacità di utilizzare dispositivi e sistemi differenti. Digital safety, l’abilità di riconoscere ed evitare i rischi connessi all’uso del digitale. Digital security, cioè saper riconoscere i pericoli di hacking, truffe o malware ed essere in grado di proteggere i propri dati e i propri device. Digital emotional intelligence, ovvero l’intelligenza emotiva detta anche “empatia digitale”. A esse si aggiungono la competenza nella comunicazione digitale, cioè la capacità di farsi capire dagli altri attraverso i media; supportata da una reale alfabetizzazione digitale, che rende idonei a reperire informazioni on line, valutarne la credibilità, creare propri contenuti e condividerli nel modo migliore. Infine la consapevolezza dell’esistenza dei diritti digitali, ovvero il diritto alla libertà di parola e di pensiero, ma anche il diritto alla privacy, alla proprietà intellettuale e l’ancora controverso diritto all’oblio.

L’insieme delle competenze porterebbe alla costruzione e allo sviluppo di una vera e propria Intelligenza Digitale (DQ) per ciascun individuo, tale operazione dovrebbe passare attraverso tutte le attività e discipline, didattiche e formative. La scuola può infatti aiutare gli studenti, e con essi i genitori, a costruire strategie positive per affrontare l’universo delle tecnologie, dell’informazione e della comunicazione.

L’associazione “Famiglie Digitali”, sostiene adolescenti ed educatori 2.0 con progetti di formazione dal 2008, il fondatore Alessandro Tariciotti spiega: “Certamente qualsiasi ‘patentino digitale’ non rende magicamente i ragazzi idonei all’uso di uno smartphone, o perfettamente consci del mondo che ruota intorno ai computer. Ma istituzioni e associazioni possono affiancare la scuola in una trasformazione che la vede in perenne ritardo sull’approccio al digitale, ai suoi rischi e opportunità. Il numero di degenerazioni che la rete e il suo utilizzo possono creare è destinato a crescere in modo esponenziale – avverte Tariciotti -, aprendoci a scenari ancora nemmeno immaginati dalla quasi totalità dei possessori di un dispositivo collegato a Internet. Per troppo tempo i genitori sono stati concentrati esclusivamente sulla scelta di corsi di inglese, musica, attività sportive e tutti quei percorsi che avrebbero arricchito culturalmente e aperto le porte del mondo del lavoro con più facilità ai propri figli. Nel frattempo si è andata marcando sempre di più la distanza fra Millennials, Generazioni Zeta o Alpha, ed adulti educatori Boomer. È tempo di recuperare…”.

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