MONTEMONACO – Pubblichiamo il comunicato del parco dei Monti Sibillini

Spiace constatare che, proprio in occasione del lancio di una campagna informativa su un uso responsabile dell’acqua, l’AATO 3 Marche Centro – Macerata, nella persona del suo Direttore, abbia voluto chiamare in causa il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, accusandolo di non voler consentire un ulteriore prelievo alla sorgente (di San Chiodo) di questa indispensabile risorsa, arrivando a ipotizzare, nel caso di un prossimo razionamento, una responsabilità diretta dell’Ente Parco.

Va innanzitutto precisato che ogni concessione di captazione di acqua, per qualsiasi uso, viene rilasciata dalla Regione Marche ed il Parco interviene nelle procedure esprimendo il proprio parere. Per quanto attiene la questione della captazione idrica dell’Acquedotto del Nera, ad oggi viene consentito un prelievo pari a 150 + 50 l/s così come da concessione.

Inoltre, è stato autorizzato, con provvedimento della Protezione Civile delle Marche, un ulteriore prelievo di circa 15 l/s per alimentare anche il Comune di Visso, a seguito della modifica del regime idrico della sorgente che alimentava l’acquedotto comunale, e le SAE di Valfornace.

Peraltro, le portate di concessione vengono rilasciate a seguito di studi di impatto ambientale, la cui competenza è della Regione Marche, in modo tale che le portate prelevate non alterino il deflusso minimo vitale (DMV), ossia la portata minima in grado di garantire la conservazione dell’ecosistema di un dato corso d’acqua e in questo caso del fiume Nera. Tali valori del DMV da rispettare sono stabiliti dal Piano di Tutela delle Acque (PTA) della Regione Marche, per non alterare in modo irreversibile l’ecosistema dell’alto bacino del Nera.

Appare del tutto improprio chiamare in causa le concessioni di acqua per gli allevamenti di trote e per gli impianti di energia elettrica, dal momento che l’acqua del fiume viene restituita, dopo gli impianti, al corso d’acqua stesso, senza considerare che si tratta di attività che hanno una rilevanza socioeconomica fondamentale per un intero territorio devastato dai recenti eventi sismici.

Riteniamo che la tutela della risorsa idrica, quale bene primario necessario alla vita dei cittadini, nonché al buon funzionamento degli ecosistemi, costituisca una delle finalità prioritarie delle aree protette, in particolar modo di quelle che comprendono ambienti montani. La montagna, infatti, rappresenta il principale “serbatoio” naturale in cui si raccoglie e si conserva l’acqua qualitativamente migliore. Per questo, anche alla luce della situazione climatica generale, con i rischi di danni ambientali irreversibili agli ecosistemi acquatici del territorio, si evince la necessità di superare uno sterile approccio polemico alla questione e programmare invece un intervento complessivo che non può ipotizzare soltanto l’incremento del prelievo delle acque dalle montagne, bensì una diversificazione delle modalità di approvvigionamento, una razionalizzazione dei consumi e il risanamento della rete acquedottistica.

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