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DIOCESI – “Quando busserò alla tua porta avrò fatto tanta strada, avrò piedi stanchi e nudi, avrò mani bianche e pure. … o mio Signore! … Quando busserò alla tua porta, avrò amato tanta gente, avrò amici da ritrovare e nemici per cui pregare”. Queste strofe cantate durante il funerale di Don Domenico Vitelli descrivono più di altre la sua vita donata a Dio e al prossimo.

Tante persone, sabato 25 giugno, hanno gremito il Duomo di Ripatransone per l’estremo saluto a don Domenico. Presenti alla celebrazione molti amici e sacerdoti della sua lunga vita sacerdotale.

A presiedere le esequie il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani, che riflettendo sul mistero della vita, ha affermato: “La vita di Don Domenico è stata guidata dalla Parola del Signore e ha trovato la sua gioia e la sua consolazione in Lui. È vero, la nostra vita si presenta come un mistero, ma quando noi ci affidiamo a questo mistero, che noi chiamiamo Dio, la nostra vita trova una risposta e trova una strada da percorrere, che da pace che da gioia, che permette di costruire cose positive e di lasciare segni positivi dentro il mondo e dentro le persone che incontriamo.
Credo di poter dire che don Domenico nella sua vita e nel suo lungo ministero a servizio di Dio e di questa Diocesi, questo l’ha fatto; era un sacerdote contento di essere sacerdote, contento di aver consacrato la sua vita a Dio.
Possiamo cogliere questo esempio ed è per questo che mi sento di dire che quella frase che abbiamo sentito nella Prima Lettura della Sacra Scrittura, può essere messa anche sulle sue labbra. Quando parlavo con lui, mi ha sempre manifestato la sua gioia, mi ha sempre confermato la sua contentezza di avere scelto di consacrarsi al Signore nel sacerdozio.

Un secondo stimolo lo prendo dalla Parola di Gesù, dal Vangelo. Gesù si è fermato nel Tempio, abbiamo sentito che le Letture sono quelle del Cuore Immacolato di Maria, cui oggi la Chiesa fa memoria, Gesù si è fermato nel Tempio, i suoi genitori sono preoccupati, sono preoccupati perché non lo trovano, pensavano che fosse con altri nella carovana con i quali erano andati a Gerusalemme alla fine tornando a Gerusalemme lo trovano nel Tempio, Gesù è nel Tempio…e che cosa ci fa nel Tempio? Di fronte a Maria e Giuseppe che giustamente con una certa preoccupazione gli chiedono: “Ma noi ti cercavamo, ti cercavamo altrove…”. Gesù da quella risposta che conosciamo bene: “Io devo fare le cose del Padre mio”. Che ci dice esattamente…e ci pone la domanda: “Da chi lasciamo guidare la nostra vita?”, “A che cosa affidiamo la nostra vita?”. credo che di fronte alla morte, noi questa domanda ce la dobbiamo fare, l’affidiamo a cose vane che di fronte alla morte rivelano tutta la loro inconsistenza? Tutta la loro vacuità? Gesù lì ci da la risposta: “Io devo fare le cose del Padre mio, devo fare la volontà del Padre mio”. Perché se ci riflettiamo bene in qualche maniera noi affidiamo comunque la nostra vita a qualcosa o a qualcuno, l’importante è “a chi”. Don Domenico ha dato la risposta: “Devo fare la volontà…” Una volontà che non si impone, ma una volontà che ti indica la strada, una strada positiva che ti indica una strada di bene per te e per gli altri, perché è questa la strada di Dio. e lui l’ha scelta e forse potrebbe dirci questa mattina a noi: “Io ho cercato di fare la volontà del Padre”. E questa è un’indicazione per tutti noi, a quale volontà ci affidiamo? Don Domenico con tutta la sua vita sacerdotale, con la sua predicazione, con la sua testimonianza, con quello che ha fatto e ha detto, ha mostrato che cercava e ha fatto la volontà del Padre è per questo che nonostante gli acciacchi, per certi aspetti naturali della vecchiaia a cui è andato incontro, ci è andato incontro con una pace interiore, certo, aveva le sue fatiche come tutti noi, evidentemente da uomo non poteva non sentire le fatiche degli acciacchi, ma sempre con, almeno per quanto io ho potuto constatare, con una serenità capace di parole positive: “Io devo fare la volontà del Padre mio”.

Carissimi, questo è quello che dovremmo dire ciascuno di noi, perché è la strada certa che Gesù ci indica ed è la strada che ci introduce nel mistero della vita, ci introduce nel mistero di Dio, ma ci introduce nel mistero di Dio con quel bene che abbiamo potuto fare, perché la volontà del Padre è che operiamo il bene, non soltanto per noi, ma pensando anche agli altri.

Don Domenico ha consacrato la sua vita pensando non soltanto al suo bene, ma pensando al bene degli altri e pensando al bene degli altri ha accettato anche di andare in Missione, gli anni che ha passato in Camerun da catechista, gli anni che ha passato come vicario parrocchiale, gli anni che ha passato come parroco di questa parrocchia di Ripatransone, certo, non pensando solo a sé, ma pensando al bene che poteva dare e al bene che poteva fare agli altri. Mi pare che sono quegli esempi che possiamo raccogliere perché noi facciamo memoria di quello che ci lasciano e di quelli che ci hanno lasciato, ma fare memoria non è solo ricordare le cose è ricordare ciò che di bene è stato seminato in noi, ciò che di bene ci è stato indicato, ciò che di bene ci è stato fatto, perché questo è ciò che da pace alla nostra vita, ma è anche ciò che ci indica la strada che anche noi dobbiamo percorrere; ora mentre preghiamo in questa di suffragio per don Domenico, non possiamo che esprimere un grande grazie, un grazie per quello che ci ha testimoniato con la sua vita, con il suo essere sacerdote, grazie per il bene che ci ha fatto. Grazie perché da là dove si trova, presso Dio, continuerà a pregare per noi. Vorrei concludere lasciando a lui la parola, quasi come ultima sua omelia rivolta a ciascuno di noi, la prendo dal suo testamento spirituale”.

Al termine della celebrazione ha preso la parola il parroco di Ripatransone, Don Nicola Spinozzi: “Ora sarebbero tante le persone che vorrebbero dare un estremo saluto a don Domenico e quindi mi permetto di farlo a nome di tutta la comunità parrocchiale e sono sicuro, anche a nome di tutti i sacerdoti che hanno conosciuto don Domenico.
Grazie don Domenico, grazie per tutto quello che ci hai donato, grazie per la tua testimonianza di vita, servo fedele del Vangelo, docile testimone dell’azione dello Spirito Santo. Forse ti dovremmo chiedere scusa per tutte quelle volte che non ti abbiamo capito, non abbiamo compreso quello che tu volevi da ognuno di noi. Ti chiediamo perdono e siamo sicuri che la tua testimonianza, il tuo essere sacerdote, proprio…fedele a Cristo…ecco, ci sia d’aiuto.
Ti vorremmo dire tante altre cose, ma questo grazie detto con il cuore possa racchiudere tutti quei pensieri, tutti quei propositi che ognuno di noi, come comunità parrocchiale ha nei tuoi confronti. Grazie ancora don Domenico per tutto questo e il Signore ti accolga in Paradiso”.

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