Passa il tempo, cambia tutto quanto, diventa vecchio ciò che era nuovo, le cose che un giorno ti piacevano tanto, non le rivedi più, non le ritrovi”…Ma sentiamo in vernacolo sambenedettese questa poesia : “ Passe lu timbe, cagne totte quante, devènte vicchie quille che jè nnuve, le cuse che, nu dì, te piacì tante/nne le révede piò, nne le retruve” e poi ancora un altro passaggio. “ Lu bbille mare che te stave ‘nnanze/ come nu fratille u nu cuggène, ‘nghe le langètte e n’nghe le paranze, s’areterate, ‘nte sta piò vecène ..” ( Quel bel mare che ti  stava davanti come  un fratello o un cugino, con le lancette e le paranze – tipologia di imbarcazioni antiche – si è ritirato, non ti sta più vicino..).

Sono i versi di Lampo Amadio, nato a San Benedetto del Tronto il 4 gennaio del 1915 e deceduto misteriosamente sulla spiaggia in una notte del 29 settembre 1987 sul lungomare tra Grottammare e  San Benedetto..

Chi era?
Un distinto signore sambenedettese, giornalista, erudito che parlava molte lingue.. tante volte da bambina incontrato per strada, Lampo fu soggetto spesso di episodi di bullismo, forse anche a causa del suo volto deformato da una brutta paresi facciale. Lo guardavamo incuriositi, ammirandone la dignità quando veloce, girava in bicicletta, sempre vestito elegantemente e con i suoi occhiali scuri. Ne avevamo un po’ paura perché i ragazzini dicevano: “Arriva Lampo, arriva lampo!” e lo chiamavano urlando “Lampo!”, che cattiverie e che ignoranza, che maleducazione! Lo pensavamo allora come adesso, tormentare quel povero signore senza un reale motivo, solo per il gusto di divertirsi a portare in giro !

Si chiamava così perché il padre era un muratore originale e amante del sapere  e aveva voluto chiamare due dei suoi 5 figlioli col nome di due fenomeni celesti: Lampo ed Atmosfera, esponendoli però purtroppo al ludibrio della gente di paese. Troviamo alcune notizie in un articolo del 2012 pubblicato su “ IlSegnale.it”. sappiamo così che Lampo “..partecipò da ufficiale al secondo conflitto mondiale nel corso del quale fu, per un periodo, prigioniero in India. Rientrato in patria e in possesso di Laurea in Giurisprudenza, fu corrispondente per Il Messaggero e pubblicista. Scrisse numerose opere in lingua pubblicate con lo pseudonimo Alam Bert tra cui il romanzo di memorie Darahmsala. Piccole avventure di un prigioniero in India, la commedia in tre atti Tre ladri a domicilio, il romanzo giallo Un medico non è un assassino. La sua produzione in vernacolo comprende quattordici componimenti pubblicati in Poesie in vernacolo sambenedettese e in 2^ e 3^ Rassegna di poesie e canti sambenedettesi edita dal Circolo dei Sambenedettesi”. Lampo Amadio ( dal blog Cronache sudentrine) : “..parlava correntemente inglese, francese e tedesco e scriveva e leggeva in arabo, competenze poco comuni nella San Benedetto degli anni Sessanta”. ..Fuori dalle ore di lavoro scriveva, sia prosa sia poesia e sia in italiano che in dialetto, firmandosi con lo pseudonimo Alan Bert.

Un’erudizione insolita la sua, soprattutto se si pensa che proveniva da una famiglia umile, con il papà Giovanni che faceva il muratore, mestiere con il quale doveva sfamare una moglie e cinque figli (oltre a Lampo, Maria, Atmosfera, Amadio e Cornelia)”. La gente di questo nemo propheta in patria diceva che parlava tante lingue perché aveva fatto un patto col diavolo, quasi per avere l’autorizzazione a perseguitarlo ! Era una persona discreta e burbera, che a chiunque lo andava a trovare ( pochi!) soleva regalare i suoi libretti di poesie. Sono stati ritrovati nella sua abitazione di Via Roma tanti dattiloscritti, versi, appunti , diari degli anni della prigionia in India. Al suo attivo anche una commedia teatrale : “Tre ladri a domicilio”, il romanzo giallo : “Un medico non è un assassino”, il romanzo “Lo schiavo di Tor Fiscale”, tantissimi racconti scritti a macchina e altrettante poesie. Le circostanze della morte furono misteriose e mai approfondite..chissà se di notte dei balordi lo avevano messo in mezzo e infastidito e lui si sentì male ? Chi lo ritrovò sulla spiaggia esanime disse di aver visto molte impronte intorno a lui..tuttavia l’autopsia, sbrigativa, dichiarò la “morte per cause naturali” e la partita fu chiusa. Una persona, Lampo Amadio che non ha avuto giustizia ne’ da vivo ne’ da morto. Alcune associazioni sambenedettesi lo hanno ricordato, pubblicando alcune sue poesie, ma è sempre troppo poco quello che si è fatto per una persona colta e sensibile come Lampo Amadio. Vogliamo idealmente salutare il suo ricordo con alcuni suoi versi sempre della poesia “Passe lu timbe” : “Passe lu timbe, cagne totte quante, a ccasa tu te sinte nu stranire…Scì come j’atre, sole nu passante, inòtele che pinze, che suspire”, cioè : “Passa il tempo, cambia tutto quanto, a casa tu ti senti uno straniero…sei come gli altri, solo un passante, inutile che pensi, che sospiri”. Sull’ineluttabilità delle cose e del cambiamento eracliteo “Tutto scorre, tutto diviene, tutto si trasforma”, aldilà della nostra volontà, passa il tempo anche per questo umile e incompleto, ma doveroso ricordo del giornalista e poeta sambenedettese il dr. Lampo Amadio, che vogliamo ricordare anche se .. “passa il tempo”.

In foto: il mare, simbolo dell’identità della nostra gente

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