Gerusalemme, i funerali della reporter palestinese Shereen Abu Aqleh ( Foto Kad)

Di Daniele Rocchi

Si sono svolti sabato mattina, nella cattedrale melkita di Nostra Signora dell’Annunciazione, nei pressi di Jaffa Gate, Gerusalemme Est, i funerali della reporter palestinese Shereen Abu Aqleh, uccisa, secondo testimoni oculari, nel corso di scontri fra miliziani palestinesi ed esercito israeliano nel campo profughi di Jenin in Cisgiordania. Alle esequie erano presenti anche mons. Giacinto Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale emerito per Gerusalemme e Palestina del Patriarcato latino di Gerusalemme, il francescano padre Ibrahim Faltas, della Custodia di Terra Santa, e il patriarca latino emerito Michel Sabbah.


Gli scontri. I funerali sono stati segnati da incidenti tra palestinesi e Polizia israeliana. Quest’ultima, secondo quanto riferisce la Tv Al Jazeera, testata per la quale lavorava la reporter uccisa, ha attaccato il corteo funebre con la bara della giornalista, provocando quasi la caduta del feretro. Nelle immagini mostrate anche da altre emittenti si vedono poliziotti israeliani colpire le persone che portavano la bara della cronista. Molti dei presenti sventolavano bandiere palestinesi e gridavano slogan pro-Palestina, cosa vietata a Gerusalemme. Secondo quanto riportato da fonti locali successivamente la bara è stata posta dentro una vettura con la quale è stata trasferita nella cattedrale melkita mentre la polizia continuava ad impedire l’esposizione di bandiere palestinesi.

Gerusalemme, funerali della reporter palestinese Shereen Abu Aqleh (Foto Kad)

Dichiarazione della Polizia. Dal canto suo la polizia israeliana, in un comunicato del suo portavoce a Gerusalemme, ha affermato di aver lavorato per assicurare lo svolgimento dei funerali della giornalista, anche attraverso contatti con membri della sua famiglia “per coordinare tutti gli aspetti del suo svolgimento in maniera legale. Sfortunatamente centinaia di rivoltosi hanno iniziato a turbare l’ordine pubblico, anche prima dell’inizio del funerale”. Secondo la polizia, “centinaia di persone si sono riunite davanti all’ospedale francese a Sheikh Jarrah, Gerusalemme est, e iniziato a scandire slogan nazionalisti”. Quando la bara è uscita dall’ospedale, “i rivoltosi hanno iniziato a lanciare pietre contro i poliziotti”, continua il comunicato, affermando che gli agenti sono stati costretti ad agire.

Funerali di Stato a Ramallah. Di ieri invece la celebrazione dei funerali di Stato di Shireen Abu Aqleh, nel Palazzo della Muqata a Ramallah. Anche qui la folla ha accompagnato il feretro, partito dall’ospedale fino alla Muqata a Ramallah. “Diamo oggi l’addio, Shireen Abu Aqleh era la voce della verità e della Nazione” ha detto il presidente Abu Mazen di fronte alla salma. Insieme a lui il premier Muhammed Shtayeh e il ministro Hussein a-Sheikh. “Addossiamo ad Israele la piena responsabilità. Ci rifiutiamo di svolgere una indagine congiunta con gli israeliani, che hanno compiuto questo crimine. Non abbiamo fiducia in loro”.

Il Rapporto dell’esercito israeliano. Una risposta alle parole di Abu Mazen è arrivata oggi dall’esercito israeliano che ha pubblicato un rapporto provvisorio sulla morte della reporter. Dal documento emergerebbe che “non è possibile stabilire la origine del fuoco che l’ha colpita”. Due le possibilità: la morte potrebbe essere stata provocata dal “fuoco massiccio, di centinaia di proiettili” indirizzato “in maniera non controllata” da miliziani palestinesi, da più angolazioni, verso veicoli militari israeliani in transito. La seconda che sia stata invece raggiunta “da uno di alcuni proiettili sparati da un militare israeliano, dalla feritoia di una jeep. Questi aveva mirato ad un ‘terrorista’ che sparava raffiche verso la jeep. Esiste la possibilità che la giornalista si trovasse vicino al terrorista”.

Gerusalemme, funerali della reporter palestinese Shereen Abu Aqleh (Foto Kad)

Patriarcato latino e Wcc. In un comunicato il Patriarcato Latino di Gerusalemme, condannando l’accaduto, ha chiesto “un’indagine approfondita e urgente su tutte le circostanze della sua uccisione e di assicurare i responsabili alla giustizia”. Analoga richiesta giunge oggi dal Consiglio Mondiale delle Chiese (Wcc) per il quale “i responsabili della morte di Abu Aqleh devono essere ritenuti responsabili nella misura massima consentita dalla legge”. Chiesto anche l’intervento del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che sarà in Israele a giugno 2022. “Non meno di 86 giornalisti palestinesi sono stati uccisi dal 1967, anno in cui Israele ha occupato la Cisgiordania e Gaza, e 50 di loro sono stati uccisi dal 2000”, ricorda il Wcc che denuncia anche come “nel frattempo, il 4 maggio l’Alta Corte di Israele abbia respinto un ricorso dei residenti palestinesi di Masafer Yatta, nella parte meridionale della Cisgiordania, consentendo al Governo di espellere i residenti da una vasta area che era stata dichiarata zona di tiro dell’Esercito”. Due giorni fa l’amministrazione civile israeliana ha raso al suolo 19 abitazioni a Masafer Yatta. Il Wcc invita il governo e le autorità di Israele, e tutte le persone di buona volontà, ad “agire per fermare lo sfollamento forzato dei palestinesi dalle loro terre e case a Masafer Yatta”.

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