MARTINSICURO – Pubblichiamo l’omelia pronunciata da Don Gianni Croci, direttore della Caritas Diocesana, durante il funerale di Michael Merlini, morto a 25 anni.

La notte non parla solo di cieli stellati, ma spesso ci immerge nelle tenebre più fitte, ci circonda di un buio così intenso da non vedere più niente, ci fa pensare alla morte. Dice il vangelo che durante la notte i discepoli del Signore vanno a pescare”.

La pesca consiste nel tirar fuori i pesci dal mare e una volta tirati fuori muoiono. Ma Gesù ha chiamato i suoi ad essere “pescatori di uomini”, cioè a tirar fuori le persone dal mare: contrariamente ai pesci l’uomo non vive immerso nell’acqua, quell’acqua del mare che nella Scrittura rappresenta il male e la morte. Questa è la nostra missione: tirar fuori i fratelli e le sorelle dalla morte. Oggi ci sentiamo come gli apostoli che in “quella notte non presero nulla”. Sentiamo forte quanto mai il dolore e la tristezza del fallimento!
“Quando era già l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù”
Il Dio dell’universo, il Padre buono e misericordioso, il Signore che non permette che la vita dei suoi figli sia inghiottita dal nulla, costringe la notte a lasciare lo spazio all’alba. Ora la luce non è tanto il sole che splende, ma è il Signore Gesù, crocifisso e risorto. La questione è che i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo. Possiamo fare tante cose, adoperarci in tanti modi, preoccuparci di dare un alloggio o del cibo ma, sperimenteremo continui fallimenti e non si farà giorno, se non ci metteremo in ascolto della parola del Risorto. Da soli non faremo poco, ma nulla! Facciamo una grande fatica a dare un senso alla vita e non abbiamo risposte di fronte al mistero della morte. Mettiamoci in ascolto di Gesù che dice solo una parola: “Figlioli”. E’ la parola che il Signore avrà detto anche a Michael: Figlio mio! Ha scritto qualcuno che, negli archivi di Dio, non ci sono i peccati dei suoi figli, ma le loro lacrime. Dio è un Padre che conosce, solo e sempre, la tenerezza, la compassione, la misericordia. Ed è quest’amore che vince la morte e ci permette di passare alla pienezza della vita, quella indistruttibile, quella vita che finalmente conosce il riposo e la pace, cose che il mondo non sa dare.
Noi crediamo che la parola di Gesù detta ai discepoli sia quella che anche Michael si è sentito dire: “Figliolo mio”! Ed immaginiamo le braccia paterne e materne di Dio aperte in un grande abbraccio…quegli abbracci che rimettono in piedi e che troppo spesso non sappiamo dare! Il mondo è esperto nello scartare le persone, non nell’accogliere! E questa logica a volte prende anche noi!
Quando era già l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù”.
Rileggendo questa frase del Vangelo mi sono chiesto se al mattino, arrivando alla Caritas, e trovando Michael sulla panchina o ad annaffiare i fiori, ho saputo riconoscere nei suoi tratti il volto di quel Gesù, crocifisso e risorto, presente tra noi! Mi rendo conto che non basta comprare un paio di scarpe o trovare un lavoro per far venir fuori la bellezza della vita! Occorre amare e l’altro diventa amabile solo se in lui si scorge il volto del crocifisso risorto!
E Gesù disse: “venite a mangiare!”.
La pasqua appena celebrata ci ha introdotto nel mistero grande della morte e della vita. La Chiesa ci ha annunciato che il destino di Cristo è anche il nostro destino. Come Lui è morto ed è risorto, coì anche noi moriamo per risorgere. Noi crediamo che questo è il destino anche di questo nostro fratello Michael. Anche a Lui Gesù dice: “vieni e mangia”. Cristo infatti ci ha insegnato a pensare il regno dei cieli come un banchetto di festa, sponsale, dove Dio stesso passa a servire i suoi figli. Così pensiamo a Michael: nella dimora che nessuno potrà togliere, dove il sole non tramonta e finalmente si può vivere nella pace. E pensiamo così Michael, perché sappiamo che il Signore non ferma il suo sguardo sui limiti e le fragilità, che tutti, nessuno escluso, ci portiamo dietro, ma su ciò che di bello e buono abbiamo vissuto. E crediamo che a Dio non sia sfuggita la dolcezza e la bontà che caratterizzavano Michael, di cui forse qualcuno ha approfittato! Non è sfuggito nemmeno a noi la sua disponibilità nello svolgere dei servizi per gli altri, la sua preoccupazione per chi era in difficoltà, il suo essere disposto a pagare perché altri fossero risparmiati.
Ci accompagna una certezza, quella che abbiamo ascoltato dalla bocca di S. Pietro: “Gesù è la pietra, che è stata scartata dai costruttori, e che è diventata pietra d’angolo, in nessun altro c’è salvezza, non vi è infatti sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo slavati.” Al Dio della vita, a Colui che solo è la salvezza nostra, nella preghiera affidiamo questo nostro fratello. E dalle ‘pietre’ considerate di scarto impariamo lezioni di vita!
Caro Michael, fratello nel Signore, ora tu sai che l’amore è più forte della morte.

Ci perdonerai se non ti abbiamo saputo amare. Immerso nell’amore di quel Dio che ha dato la vita per noi, aiutaci a non essere risucchiati dal buio della notte, aiutaci ad essere fermi nella verità ed esagerati nella carità, aiutaci a tirar fuori chi sta cadendo nelle trappole del maligno. Tu ora puoi capire quanto fa male il sentirsi soli e deboli nel combattere chi in qualche modo continua ad uccidere; quanto addolora sperimentare l’impotenza e il fallimento di fronte alle forze del male e di chi gioca con la vita delle persone pur di fare soldi; quanto rattrista avere a che fare con chi tradisce la fiducia continuando a spacciare la morte. Noi sappiamo e crediamo che l’amore è più forte della morte che non può recidere per sempre le relazioni tessute dentro questa tremenda e meravigliosa storia, ed allora accompagnaci anche tu verso l’alba.
Carissimo Michael riposa nella pace.

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