foto SIR/Marco Calvarese

M.Michela Nicolais

“Prego tutte parti coinvolte perché sia astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza tra le popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale”. È l’ennesimo appello per la pace in Ucraina, pronunciato dal Papa al termine dell’udienza di ieri in Aula Paolo VI, la prima del ciclo di catechesi dedicato alla vecchiaia. “Nonostante sforzi diplomatici delle ultime settimane – ha denunciato Francesco – si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti. Con me tanta gente nel mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politica perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è il Dio della pace e non della guerra: il padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici”. Rivolgendo, poi, in appello a “credenti e non credenti”, il Papa ha proposto per il 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una Giornata di preghiera e digiuno: “Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.

“Assieme alle migrazioni, la vecchiaia è tra le questioni più urgenti che la famiglia umana è chiamata ad affrontare in questo tempo”,

l’esordio della catechesi. “Mai siamo stati così numerosi nella storia umana”, ha sottolineato Francesco, secondo il quale “il rischio di essere scartati è ancora più frequente”, perché “gli anziani sono visti spesso come un peso”. “Nella drammatica prima fase della pandemia sono stati loro a pagare il prezzo più alto”, ha fatto notare il Papa: “Erano già la parte più debole e trascurata: non li guardavamo troppo da vivi, non li abbiamo neppure visti morire”. “C’è amicizia, c’è alleanza fra le diverse età della vita o prevalgono la separazione e lo scarto?”, la domanda da porsi: “Tutti viviamo in un presente dove convivono bambini, giovani, adulti e anziani. Però è cambiata la proporzione: la longevità è diventata di massa e, in ampie regioni del mondo, l’infanzia è distribuita a piccole dosi”, il riferimento all’inverno demografico: “uno squilibrio che ha tante conseguenze”. A braccio, il Papa ha esortato a leggere la Carta per i diritti degli anziani e i doveri della comunità, redatta dalla Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana, presso il Ministero della Salute.

“L’esaltazione della giovinezza come unica età degna di incarnare l’ideale umano, unita al disprezzo della vecchiaia vista come fragilità, come degrado o disabilità, è stata l’icona dominante dei totalitarismi del ventesimo secolo.

L’abbiamo dimenticato questo?”, la provocazione: “Forse gli anziani devono chiedere scusa della loro ostinazione a sopravvivere a spese d’altri? O possono essere onorati per i doni che portano al senso della vita di tutti?”.

“Per un’età che è ormai una parte determinante dello spazio comunitario e si estende a un terzo dell’intera vita, ci sono – a volte – piani di assistenza, ma non progetti di esistenza”,

ha lamentato Francesco. “E questo è un vuoto di pensiero, di immaginazione, di creatività”, ha proseguito Francesco, stigmatizzando l’idea che la vecchiaia sia un’età “che non ha contenuti speciali da offrire, né significati propri da vivere”. “La giovinezza è bellissima, ma l’eterna giovinezza è un’allucinazione molto pericolosa”, il monito del Papa: “Essere vecchi è altrettanto importante – e bello – che essere giovani. Ricordiamocelo. L’alleanza fra le generazioni, che restituisce all’umano tutte le età della vita, è il nostro dono perduto. Dobbiamo riprenderlo, deve essere ritrovato, in questa cultura dello scarto, in questa cultura della produttività”.

“Se i nonni ripiegano sulle loro malinconie, i giovani si curveranno ancora di più sul loro smartphone. Lo schermo può anche rimanere acceso, ma la vita si spegne prima del tempo”,

il grido d’allarme di Francesco, che ha citato ancora una volta la profezia di Gioele: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”. “Il contraccolpo più grave della pandemia non sta forse proprio nello smarrimento dei più giovani?”, si è chiesto il Papa: “I vecchi hanno risorse di vita già vissuta alle quali possono ricorrere in ogni momento. Staranno a guardare i giovani che smarriscono la loro visione o li accompagneranno riscaldando i loro sogni? Davanti ai sogni dei vecchi cosa faranno i giovani?”. “La sapienza del lungo cammino che accompagna la vecchiaia al suo congedo va vissuta come una offerta di senso della vita, non consumata come inerzia della sua sopravvivenza”, l’indicazione di rotta: “La vecchiaia, se non è restituita alla dignità di una vita umanamente degna, è destinata a chiudersi in un avvilimento che toglie amore a tutti”.

“Tutto quello di bello che ha la società è il rapporto con le radici, gli anziani. Io vorrei che con queste catechesi si capisca bene che l’anziano non è un materiale di scarto, è una benedizione per la società”.

Con queste parole, pronunciate a braccio, si è conclusa ha concluso la prima udienza dedicata alla vecchiaia. “Mi auguro che nel dialogo tra giovani e anziani gli anziani possano dare i sogni, e i giovani possano riceverli e portarli avanti”, l’augurio di Francesco a proposito del “ponte” tra gli anziani e i giovani, attraverso il quale avviene “la trasmissione della saggezza nell’umanità”.

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