RIPATRANSONE – Si è aperta Giovedì 10 Febbraio, alle ore 21:00, la visita pastorale del vescovo Carlo Bresciani nella vicaria Madonna di San Giovanni con una solenne celebrazione presso la concattedrale di Ripatransone. Alla Messa, presieduta dal vescovo Carlo e concelebrata da tutti i sacerdoti della vicaria, erano presenti anche le autorità militari e civili: il luogotenente Vincenzo Paoletti, comandante della locale stazione dei Carabinieri, il vicesindaco della città Sandro Cardarelli, il capogruppo di minoranza Antonio De Angelis, il consigliere Luca Vitale.

All’inizio della celebrazione, il parroco don Nicola Spinozzi ha dato il benvenuto al vescovo Bresciani, portando il saluto del primo cittadino Alessandro Lucciarini De Vincenzi, assente a causa della sua positività al virus Covid-19, e di tutta la comunità ripana che “è contenta di vivere questo momento di grazia e spera che la presenza del vescovo possa essere di stimolo a tutte le iniziative parrocchiali.”

Queste le parole del vescovo Carlo durante l’omelia: “Carissimi, è con gioia che do inizio alla visita pastorale nelle parrocchie della diocesi. Il mio più grande desiderio è di portarvi la gioia del Vangelo e la speranza che è ancora possibile, anche ai nostri giorni, vivere e testimoniare la bellezza dell’incontro con il Signore Gesù che desidera entrare nelle nostre case e nei nostri cuori. Quella che stiamo per sperimentare è un’opportunità di grazia per me e per la diocesi, opportunità per incontrare la misericordia del Signore che, attraverso il Pastore della Chiesa locale, viene a visitare e benedire le famiglie, le comunità, i vissuti della nostra gente, per riempirli della gioia del Risorto, della sua pienezza di vita e confermarci vicendevolmente nella fede. L’icona che pongo come sfondo alla Visita pastorale, e che è rappresentata nell’immaginetta con la preghiera per la visita, è quella degli apostoli Pietro e Paolo che insieme reggono la Chiesa, uniti nella fede e nella preghiera. Mi viene immediatamente da applicare a noi questa indicazione: uniti, insieme, come comunità cristiane, insieme nella preghiera e nell’ascolto di ciò che Dio attraverso il suo Spirito ha da dire alla nostra Chiesa diocesana.

“In questi brevi anni di presenza tra di voi – ha proseguito il vescovo Bresciani – ho visitato le parrocchie già più volte, ho conosciuto e riconosco ora tanti volti, conosco storie di gente, ho vissuto momenti di condivisione, celebrato e pregato insieme. La visita pastorale diventa ora il momento in cui con più attenzione il vescovo incontra una comunità parrocchiale e condivide la vita della gente, la vita della parrocchia. Nella visita pastorale non cerco tanto formalità o celebrazioni solenni, che pure ci saranno; desidero invece entrare con discrezione, quasi in punta di piedi, e incontrare la gente, ascoltare, pregare insieme, conoscere le varie realtà della vita parrocchiale, condividere e conoscere anche le difficoltà e le sfide che le attraversano. Inizio qui a Ripatransone, ma l’avvio riguarda tutta la diocesi: è tutta la nostra Chiesa che comincia a vivere e sentire l’avventura spirituale della visita pastorale. L’auspicio è che la visita ci aiuti insieme a lodare il Signore per le sue opere tra di noi, possa dare nuovo impulso alla nostra iniziativa pastorale (soprattutto dopo questa durissima pandemia), ci aiuti a maturare come comunità cristiane e a comprendere il cammino di conversione e di rinnovamento che ci è chiesto dalla Parola di Dio. La visita pastorale è momento, dunque, eminentemente missionario e nel mio cuore ho il desiderio di viverla in questo modo, di poter venire tra di voi come missionario, cioè solo con il Vangelo in mano, l’unica cosa preziosa che posso portarvi.

Nella vita di fede – ha spiegato il vescovo Carlo – non ci viene chiesto di fare cose straordinarie, ma di rendere vero, autentico, intenso l’ordinario: la celebrazione dei sacramenti, la catechesi, l’operosità della carità, l’ascolto della Parola di Dio, l’attenzione delle nostre comunità alle diverse componenti e ai loro bisogni, ai giovani, agli anziani, alle famiglie, ai malati… Tutto questo è la vita nella fede che ci attende. Vita di fede che non possiamo mai dare come scontata: se non curata, è quanto mai possibile perderla, come è capitato al sapiente Salomone, ce lo ha ricordato la prima lettura (1Re 11, 4-13). La visita pastorale vuole, quindi, essere come un’eco della preghiera degli stessi apostoli: “Signore, accresci in noi la fede” (Lc 17, 5). La presenza del vescovo vuole condividere questo desiderio e diventarne umile strumento. Vengo per invocare insieme, per rendere più evidente, per favorire l’opera del Signore nell’accrescere la nostra fede. E Lui ci insegni, ci aiuti a condividerla, a trasmetterla anche alle giovani generazioni, a partire da quelle che vivono nelle nostre famiglie; ci aiuti a lasciare che il Vangelo tocchi e animi ogni aspetto della nostra vita. Ci sono nel mondo pensieri, mentalità, cultura che sono lontani dal Vangelo. Ci sono anche in noi, nelle nostre comunità. Basti pensare alla fatica che come cristiani facciamo a vivere come comunità, a comprenderci e perdonarci, a rispettare la vita dal concepimento alla sua naturale conclusione, ad accogliere gli altri e lo straniero, che talora ha più fede dei discepoli di Gesù, come ci ha ricordato il Vangelo raccontandoci della donna di lingua greca e di origine siro-fenicia (Mc 7, 24-30). Carissimi, non abbiamo mai finito di accogliere e di vivere il Vangelo! Ci aiuti il Signore, anche grazie alla visita pastorale, a diventare più evangelici nella nostra vita e nelle nostre comunità parrocchiali e civili. Sappiamo bene come oggi non sia facile essere testimoni di Gesù nel mondo, come sia difficile portare il suo Vangelo nelle situazioni più disparate della vita. Viviamo in un territorio ricco di fede e di tradizioni, ma anche di fatiche e difficoltà, e non solo materiali, non solo a causa del terremoto e della pandemia. Numerose nostre comunità, piccole o grandi che siano, si sentono stanche e affaticate dalle tante cose da fare, demotivate perché i frutti dell’azione pastorale tardano a farsi vedere, perché tante persone, soprattutto le giovani generazioni non avvertono più la necessità di abbeverarsi a quella fontana ristoratrice che è la Parola di Dio, di nutrirsi dell’Eucaristia, abbandonando anche fisicamente la vita della comunità parrocchiale. Gli incontri che vivremo nella visita pastorale vorrebbero risvegliare in tutti noi il dono ricevuto, cioè il Battesimo e aiutarci a scoprire che tutti siamo “mandati”, siamo parte viva della Chiesa. Siamo un corpo solo, siamo il Popolo di Dio da Lui amato di tenero amore. E’ questo il messaggio della visita pastorale e il dono che mi auguro possa rimanere nelle nostre comunità. Abbiamo la necessità, anche noi come Chiesa diocesana e come comunità cristiane e parrocchiali, di riscoprire la bellezza e la centralità della vocazione cristiana del battesimo che impegna voi laici, prima di tutto ad abitare il quotidiano per portare nelle situazioni di vita il fermento del Vangelo; e vi abilita ad una missione particolare nella Chiesa: la costruzione della comunità cristiana. Infatti, ci sono dei modi di stare nella Chiesa e nel mondo che sono propri della vocazione laicale. Parte da qui anche il tema della corresponsabilità vera tra preti e laici, che fatica a trovare occasioni e opportunità, perché i laici siano valorizzati di più all’interno delle nostre parrocchie. I fedeli non devono essere pensati solamente come collaboratori del clero, meri esecutori di un mandato dei preti, ma autentici corresponsabili dell’agire e dell’essere Chiesa, a partire dalle loro famiglie, ma non solo, anche nella comunità parrocchiale. Sarà un aspetto utile e interessante da affrontare, soprattutto negli incontri con gli Organismi di partecipazione, quali il Consiglio pastorale e degli affari economici delle parrocchie.”

Il vescovo Carlo ha poi concluso: “Tutti noi siamo chiamati a vivere e a testimoniare, insieme, come comunità cristiana, l’amore di Gesù verso tutti; un amore carico di calore, di responsabilità verso l’altro e di solidarietà che si riversa abbondantemente sull’umanità di oggi. Proprio perché il battesimo ci abilita a diventare costruttori di comunità, viene spontaneo chiederci: Quale Chiesa vogliamo essere e stiamo costruendo per i nostri giorni? Quale comunità formare per annunciare ai nostri giorni il Vangelo di Gesù? Come rinnovare le nostre parrocchie e la nostra pastorale per intercettare le domande dell’umanità di oggi ed essere così ancora portatori della novità del Vangelo nel nostro tempo? Sembra oramai improrogabile una ‘svolta’ della nostra pastorale: La nota pastorale della CEI, dopo il Convegno ecclesiale di Verona, sottolineava la necessità per le strutture ecclesiali: “di ripensarsi in vista di un maggiore coordinamento, in modo da far emergere le radici profonde della vita ecclesiale, lo stile evangelico, le ragioni dell’impegno nel territorio, cioè gli atteggiamenti e le scelte che pongono la Chiesa a servizio della speranza di ogni uomo. […] A partire da queste attenzioni, le singole Chiese particolari sono chiamate a ripensare il proprio agire con sguardo unitario” (Rigenerati per una speranza viva …, n. 22). Rispondendo a queste sottolineature potremo superare le due possibili derive che minacciano, oggi, anche le nostre parrocchie: la spinta a fare della parrocchia una comunità autoreferenziale e autosufficiente, in cui ci si accontenta di trovarsi bene insieme, coltivando solo rapporti ravvicinati e rassicuranti; cosa in sé non negativa, ma non sufficiente; dall’altra, la percezione della parrocchia solo come ‘centro di servizi’, per l’amministrazione dei sacramenti dando per scontata la fede in quanti li richiedono, perché si è sempre fatto così, dimenticandoci, invece, dell’invito che ci ha fatto papa Francesco nell’Evangelii Gaudium di “abbandonare il comodo criterio pastorale del ‘si è fatto sempre così” (n.33). Una modalità di ripensamento della pastorale, che anche noi stiamo attuando in questi anni, pur con fatica, sono le Unità Pastorali, che ci permettono di mettere in rete le singole parrocchie in uno slancio di pastorale d’insieme. Questa scelta non priva di difficoltà da affrontare, fa sì che le parrocchie, all’interno di una logica di missionarietà, collaborino sempre più tra loro, per offrire nelle diverse situazioni di vita, nuove opportunità di evangelizzazione. Lo stile missionario delle parrocchie è legato alla capacità che esse avranno di procedere non da sole, ma insieme e in sinergia con tutte le parrocchie vicine o nell’unità pastorale. In questo modo sarà più facile la collaborazione tra i sacerdoti e la promozione dei laici, attraverso specifiche ministerialità, nella valorizzazione dei doni che lo Spirito Santo ha dato loro nonché delle singole competenze presenti nelle varie comunità. Negli incontri che faremo, soprattutto nei Consigli pastorali e degli affari economici, ma non solo, vi invito ad un confronto serio e approfondito, per far emergere gli aspetti positivi della possibile collaborazione e del lavorare insieme, evidenziando pure le fatiche, le difficoltà e le resistenze incontrate, alla ricerca di sempre nuove opportunità e nuove strade per una pastorale che ci faccia crescere come Chiesa, corpo di Cristo nella diversità delle sue membra. Affidiamo la visita pastorale a Maria, in questa concattedrale venerata come Madonna di San Giovanni, patrona della nostra diocesi, chiedendole di aiutarci a camminare insieme verso suo figlio, Gesù. Carissimi, mettiamoci con fiducia in cammino esultando nella lode, e invochiamo lo Spirito del Signore: sia lui a illuminare il nostro cammino.”

Al termine della celebrazione il parroco don Nicola Spinozzi ha ricordato gli appuntamenti di Bresciani nei tre giorni di permanenza a Ripatransone. I fedeli presenti hanno infine applaudito il vescovo Carlo in segno di accoglienza e gioia da parte della comunità.

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