COLONNELLA – Emozione e gioia: sono queste le due parole che riassumono in maniera sintetica, ma completa, la cerimonia avvenuta Domenica 30 Gennaio, durante la Messa delle ore 10:00, presieduta da don Claudio Capecci, presso la Chiesa San Giovanni Evangelista in Colonnella, per celebrare il 60° anniversario di nozze tra Rita Castelli ed Enzo Perozzi. Emozione nei gesti, nelle parole e nei sorrisi commossi dei due sposi, oltre che tanta gioia per aver raggiunto questo ragguardevole traguardo. Sentimenti condivisi anche dalla comunità colonnellese che ha partecipato numerosa, a partire dal primo cittadino Biagio Massi.
Abbiamo voluto incontrare questi due anziani sposi che, dopo 60 anni di vita insieme, sanno ancora sorridere alla vita, anche quando questa riserva loro qualche brutta sorpresa.

Come vi siete conosciuti?
E.: Eravamo vicini di casa. Io, dopo aver terminato la terza elementare, ho iniziato a lavorare la terra, come succedeva per tutti i bambini della mia età. Il proprietario dei terreni che coltivavo era un prete e quindi la Domenica era d’obbligo andare a Messa! Io la vedevo sempre a Messa, ma, avendo sette anni più di lei, da adolescente non l’ho mai vista come la mia potenziale ragazza. Poi un giorno, all’improvviso, mentre ero a Messa, sentii una bellissima voce alzarsi dal coro e, voltandomi, incontrai il suo viso. Ricordo che la guardai come se la vedessi per la prima volta, anzi, in effetti, era proprio così: era bella, formosa e con una voce soave. Avevo 22 anni e lei 15 e pensai subito di andare a parlare con il padre.
R.: Io, invece, mi sentivo così piccola e mi vergognavo tantissimo! Era pomeriggio, eravamo tutti accanto al camino e lui arrivò a casa insieme ad altri suoi amici. Senza neanche pensarci troppo, giunse subito al punto, chiedendo a mio padre, che era molto anziano poiché sposato con mia madre in seconde nozze, se potesse venire qualche volta a trovarmi, visto che aveva intenzione di corteggiarmi. Mio padre chiese a mia madre cosa fare e lei sospirò: “Se va bene a loro …”

Dunque vi siete fidanzati subito ufficialmente?
R.: No, che scherzi?! Io ero impietrita: quasi non lo conoscevo. Ero tanto imbarazzata, perché c’erano tutti, anche i miei fratelli, e non capivo perché dovessimo parlare di questioni così intime davanti a tutti. Ma una volta era così: le donne non avevano molta voce in capitolo. Anzi in altre famiglie le ragazze subivano le scelte degli uomini di casa, il padre o il fratello maggiore; i miei genitori, al contrario, mi avevano lasciato una certa libertà, cosa non frequente all’epoca. Ma io quella libertà non sapevo gestirla: avevo tante paure.
E.: Ce n’è voluto di tempo per corteggiarla! Ricordo che andavamo sempre insieme ai suoi. La Domenica andavo a prenderla a casa e per portarla a Messa partiva un corteo: la madre, il padre, il fratello. Non c’era mai un momento di intimità. Un giorno, però, ricordo che riuscii a rimanere con lei da solo e ne approfittai subito: mi avvicinai con l’intenzione di baciarla, ma lei fece un salto indietro, allontanandosi di almeno un metro!
R.: Certo! All’epoca bisognava essere oneste e pure fino al matrimonio. Lui si avvicinava e io avevo paura che potessi lasciarmi andare e restare incinta, come era capitato ad altre ragazze che conoscevo.
E.: Insomma mi ha fatto aspettare un anno prima di ricambiare un bacio. Però, dopo il bacio, ha finalmente accettato di fidanzarsi con me!
Quando e come è avvenuto il matrimonio?
E.: Io non vedevo l’ora, lei invece voleva crescere un po’, anche perché era minorenne. Quando finalmente ci siamo decisi, abbiamo avuto un lutto in famiglia e abbiamo dovuto aspettare ancora un anno per rispettare il periodo di lutto. Alla fine il fatidico momento è arrivato e il 27 Gennaio del 1962 ci siamo sposati nella Chiesa San Giacomo in Massignano. La Messa è stata celebrata dal sacerdote per il quale lavoravo, don Luigi Tortelli. Fu una grandissima emozione!
R.: Anch’io in Chiesa ero molto emozionata, ma, dopo la cerimonia, io e mio marito avevamo sentimenti diversi: lui era allegro, felice e fiducioso; io, invece, ero intimorita e anche un po’ spaventata. Una volta, infatti, quando ci si sposava, era come giocare alla roulette. Gli sposi non si conoscevano bene tra loro e non sapevano se ci sarebbe stata o no una certa alchimia o compatibilità. Io non conoscevo nulla della vita che avrei trascorso nei giorni successivi. Ricordo che, dopo il pranzo, ci ritirammo in camera. Era la prima volta che io vedevo quella che sarebbe stata la mia stanza. Durante il fidanzamento, infatti, ero stata qualche volta a casa del mio futuro marito, ma – come usanza prevedeva – non mi era stato permesso di entrare in camera. Inoltre la giovane moglie andava ad abitare a casa del marito insieme alla famiglia di lui, condividendo spazi e esperienze. Così capitò anche a me. Ricordo che impiegai un mese per abituarmi a mangiare nella pentola condivisa con tutti i suoi parenti, tanto che il primo mese persi una decina di chili. Devo dire, però, che mio marito, a differenza mia, che ero ancora bambina, fin dall’inizio si dimostrò un uomo maturo, gentile con me e deciso con i suoi. Non mi ha mai fatto mancare niente. E io, dopo circa un anno, ho iniziato a sentire il mio amore per lui e a capire il suo amore per me.

Qual è il ricordo più bello che avete di questi anni?
R.: Del periodo del fidanzamento il ricordo più bello che ho è quello del Natale prima del matrimonio. Mancava un mese alla data e – come tutte le spose – ero un po’ tesa. Lui mi fece una bella sorpresa: mi fece recapitare un bel pezzo di stoffa per permettermi di farmi cucire un vestito. Era il suo modo per dirmi che lui c’era e che dovevo solo avere fiducia in lui. Durante il matrimonio, invece, i momenti più belli sono legati alla nascita dei nostri tre figli (Gabriella, Nazzareno e Federico), dei nostri sei nipoti (Alessia, Lorenzo, Laura, Ilaria, Michele e Simone) e della pronipote Sofia. Anzi saremo nuovamente bisnonni tra poco, perché mia nipote sta aspettando un altro figlio. Non vediamo l’ora!
E.: Per me non c’è un momento particolare, bensì tutta la nostra vita insieme. Ci siamo sempre sostenuti l’uno con l’altra in ogni momento, soprattutto in quelli più difficili.
Qual è dunque il ricordo più brutto?
E.: Di momenti difficili ne abbiamo avuti molti, purtroppo: mia moglie ha dovuto superare più di un intervento al cuore e anche i nostri figli e i nostri nipoti a volte ci hanno fatto tremare.
R.: Due anni fa, mentre uno dei nostri figli stava combattendo con forza e determinazione contro un cancro, uno dei nostri nipoti ha avuto un incidente con la moto. Nostro figlio ha superato bene quel momento, ringraziando Dio. Nostro nipote, invece, ha perso l’uso delle gambe e non può più camminare, però ha una grande forza che gli fa superare ogni ostacolo. Quando si è giovani, si pensa a stare bene economicamente e a raggiungere gli obiettivi che uno si è prefissato; man mano che si diventi adulti, però, si capisce che la cosa più importante è la salute. Se c’è quella, puoi fare ogni cosa.

Qual è il segreto per vivere bene e così a lungo come coppia?
R.: Io credo che il segreto per durare a lungo sia uno solo: vivere sempre in pace con tutti, tra marito e moglie, con i figli, con i vicini, i parenti e gli amici. Preservare la serenità e fuggire le occasioni di litigio o discussione è essenziale per vivere bene.
E.: Concordo anch’io: per questo motivo ogni volta che discutiamo, non andiamo mai a letto senza aver fatto la pace. Le confido un segreto: se mi chiede chi è che molla per primo, le dico che sono sempre io, ma lo faccio solo perché sono più furbo! Infatti, ogni volta che faccio io il primo passo, magari chiedendo scusa e riavvicinandomi a mia moglie, lei si addolcisce e mi chiede scusa a sua volta. Così facciamo sempre pace!
R.: Poi un altro segreto per vivere bene insieme è la preghiera. Pregare aiuta a riflettere e ad essere pazienti: la preghiera ci fa accettare gli eventi della vita che non ci piacciono, senza scoraggiarci, e ci fa essere grati per gli accadimenti positivi, senza esaltarci.

Che messaggio volete dare ai giovani lettori del nostro giornale?
E.: Io credo che siamo troppo anziani per capire il mondo di oggi e poter dare consigli ai giovani. L’unica cosa che mi sento di dire è di trattarsi con rispetto, sempre, di non avere fretta di bruciare le tappe, perché le cose avvengono pian piano e spontaneamente. Non bisogna correre o volere tutto subito, bensì bisogna saper aspettare. E poi le cose arrivano di sicuro: infatti, con la pazienza, la costanza, la determinazione e il rispetto, che sono frutti dell’amore, si ottiene sempre tutto. E quello che si è ottenuto acquista anche maggiore valore.
R.: Io vorrei approfittare di questa intervista per ringraziare tante persone. Prima di tutto i nostri figli, di sangue e acquisiti, e i nostri nipoti, perché ci hanno fatto vivere un giorno meraviglioso. Poi la comunità colonnellese, in particolare quella della piccola parrocchia di San Giovanni Evangelista che ha fatto festa insieme a noi. Inoltre il sindaco, Biagio Massi, che a sorpresa ha partecipato alla cerimonia, portandoci in dono una pergamena e un bel mazzo di fiori: il suo gesto ci ha fatto sentire importanti. Infine voglio ringraziare il Signore con le stesse parole che ho scritto e letto Domenica scorsa in Chiesa. È una preghiera semplice, perché io ho solo la terza elementare, però racchiude tutto quello che c’è nel mio cuore:
Signore, ti siamo grati per questi sessant’anni passati insieme. Tra momenti facili e situazioni difficili, siamo riusciti a costruire una bella famiglia. Grazie per averci dato i nostri tre figli e i nostri sei splendidi nipoti. A loro, Signore, dai la gioia di vivere felici per tutta la vita. A noi concedi ancora un’altra occasione per gioire insieme con i nostri nipoti. Noi siamo felici: fa’ che un giorno ai nostri amati resti il ricordo di questa grande felicità.
Ringrazio il Signore per averci donato questa grande grazia. Il matrimonio, infatti, è proprio questo: una grazia ricevuta in dono.

 

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