Silvia Rossetti

Lo sviluppo delle life skills è fondamentale in qualsiasi ordine di scuola, il messaggio è arrivato forte e chiaro anche dal nostro Parlamento; la Camera dei deputati, infatti, appena qualche giorno fa, ha approvato un documento che ne promuove la sperimentazione triennale in tutte le istituzioni scolastiche del Paese.

Per la prima volta ne parlò, circa vent’anni fa, il dipartimento di Salute mentale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), sottolineandone l’efficacia per promuovere salute e benessere sia a scuola che nel privato. Nello specifico per life skills si intende: la capacità di prendere decisioni (decision making); la capacità di risolvere i problemi in maniera creativa e costruttiva (problem solving); il senso critico, cioè la capacità di ri-elaborare in modo autonomo e oggettivo situazioni e avvenimenti; la comunicazione efficace; la capacità di relazionarsi correttamente e proficuamente con gli altri; la conoscenza di sé, delle proprie abilità, dei propri punti di forza e di debolezza, dei propri bisogni; l’empatia ossia la capacità di “mettersi nei panni dell’altro”; la gestione delle emozioni e dello stress.

In realtà già da qualche anno i percorsi educativi stanno tenendo conto dello sviluppo di queste competenze socio-relazionali, che dovrebbero far da sfondo nel processo di acquisizione delle conoscenze. L’Unione Europea ha indicato nella valorizzazione del “capitale umano” il fattore primario dello sviluppo, interessandosi soprattutto negli ultimi due decenni non solo alle life skills ma anche alle cosiddette competenze trasversali, abilità specifiche che permettono ai giovani di esercitare una cittadinanza attiva, inquadrare il proprio livello di istruzione in una prospettiva di educazione permanente e a largo respiro, completare la propria formazione con apprendimenti non formali e meramente nozionistici.

Ciononostante nella scuola italiana la didattica è ancora molto incentrata sull’acquisizione delle conoscenze, strettamente legata al vecchio concetto di “programma” scolastico e questa impostazione si riverbera inevitabilmente anche sul sistema di valutazione.

Investire sulle life skills, quindi, aiuterà a sciogliere qualche nodo e a disinnescare talune resistenze. Alla scuola, ancora una volta, viene chiesto di cambiare il passo e di rispondere ai bisogni di una società che attraversa uno snodo evolutivo difficile, rapido e destabilizzante.

Ciò di cui, più di ogni altra abilità e conoscenza, hanno bisogno i nostri figli è la capacità di leggere e interpretare i forti cambiamenti che in questo momento ci riguardano, senza esserne travolti, ma riuscendo a orientarli e trasformarli in opportunità.

La cura dell’intelligenza emotiva, alla base dello sviluppo delle cosiddette life skills, consente innanzitutto di instaurare una buona relazione con il proprio sé. Avere consapevolezza delle proprie emozioni significa “autoidentificarsi” correttamente e sapere indirizzare, gestire e controllare le proprie azioni raggiungendo buoni risultati. Chi conosce se stesso ed è “alfabetizzato” emotivamente comprende più facilmente l’altro e sviluppa la capacità di empatizzare con esso, ha buone possibilità di raggiungere nell’età adulta un sano equilibrio interiore ed esprimere al meglio le proprie potenzialità.

L’affinamento delle life skills incide anche sul rendimento scolastico, agevolando i processi di apprendimento e il proficuo inserimento degli alunni all’interno del gruppo classe. Molti studi e sperimentazioni scientifiche lo testimoniano.

Abbiamo concentrato la nostra educazione sui contenuti per troppi anni, incoraggiando tecnicismi e sapere didascalico, ora possiamo impegnarci per recuperare l’aspetto umano della conoscenza.

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