I cristiani copti d’Egitto che si recano in pellegrinaggio a Gerusalemme non contravvengono ad alcuna disposizione dell’autorità ecclesiastica. Sono ormai decadute e superate dalla storia le prescrizioni disposte in passato dai vertici della gerarchia copta, che nel contesto storico segnato dal conflitto arabo-israeliano avevano dato indicazione ai propri fedeli, di non visitare la Città Santa. Sono queste le considerazioni che il Patriarca Tawadros ha voluto ripetere con chiarezza nel corso di un’intervista televisiva trasmessa il 7 gennaio, in occasione del Natale copto. Secondo quanto riferisce Fides, che rilancia l’intervista, Papa Tawadros ha ricordato che dal XIII secolo le cronache attestano la presenza di un Vescovo copto residente nella Città Santa, facendo notare che anche la sospensione dei pellegrinaggi provenienti dall’Egitto ha contribuito a rendere più esigua la presenza dei copti in Terra Santa.

Il Patriarca copto ha anche citato i ripetuti inviti a visitare Gerusalemme rivolti agli egiziani anche dal Presidente palestinese Abu Mazen durante le sue visite ufficiali in Egitto. Dal 2016 si è assistito a un incremento esponenziale di pellegrini egiziani copti giunti a celebrare i riti della Settimana Santa a Gerusalemme. A incentivare ulteriormente i pellegrinaggi dei copti in Terra Santa ha di certo contribuito anche il viaggio compiuto nel novembre 2015 a Gerusalemme dallo stesso Patriarca Tawadros II, in occasione dei funerali dell’Arcivescovo Abraham, capo della locale comunità copta ortodossa. Il viaggio patriarcale, pur presentato dalla Chiesa copta ortodossa come “un’eccezione”, fu recepito dai copti egiziani come un segnale eloquente che il nuovo Patriarca non aveva intenzione di difendere divieti penalizzanti per la vita spirituale dei fedeli.

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