DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto.

Oggi, dalla Parola che la liturgia ci offre, sale un grido. Ma non è, come il più delle volte accade, il grido dell’uomo a Dio…stavolta è Dio a gridare per primo! Ma cosa grida? Lo leggiamo insieme nella prima lettura, tratta dal libro del profeta Isaia: «Consolate, consolate il mio popolo. Parlate al cuore di Gerusalemme e gridatele che la sua tribolazione è compiuta, la sua colpa è scontata […]. Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alle città di Giuda: “Ecco il vostro Dio!” […]. Come un pastore egli fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
È un grido ed un invito a gridare. E subito l’invito è raccolto da San Paolo, nella sua lettera a Tito: «E’ apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini», la grazia di un Dio che «ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia […] affinché diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna».
Ancora un grido che rimbalza…stavolta tocca a Giovanni Battista che, leggiamo nel Vangelo, risponde a tutti coloro che si volevano far battezzare da lui: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
E a chiudere questo rincorrersi di grida di esultanza c’è ancora Dio che, guardando a Gesù, appena battezzato da Giovanni dice: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
La Parola grida un Dio che fa irruzione nella storia, un’irruzione che non si compie nello splendore, nella gloria, nella potenza. È l’irruzione di un Dio che si fa compagno dell’uomo, un Dio che, pur senza peccato, si annovera tra i peccatori e si “confonde” con noi, un Dio che si mette in una fila di peccatori per essere battezzato, un Dio che riparte dall’uomo, assume tutto l’uomo…per riportarlo al Padre.
Un Dio che non viene a risolverci la vita, ad azzerarci ogni problema, ad annullare ogni difficoltà ma che, in Gesù, si fa nostro compagno di viaggio e, con lo Spirito Santo, ci dona “sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, conoscenza e timore del Signore” perché possiamo procedere nella vita.
«Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento»: i cieli si aprono e una voce “ricorda” a Gesù proprio questo essere in una relazione di eterno amore con il Padre…ma è una Parola che viene rivolta anche a noi, perché, il Dio fatto uomo, viene a ricordarci che ciascuno di noi è immerso nella vita di Dio, un Padre di misericordia, un Padre appassionato del suo gregge, un Padre che ama.

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