DIOCESI – Si è celebrata Domenica 26 Dicembre, alle ore 11:30, presso la cattedrale di Santa Maria della Marina a San Benedetto del Tronto, la Santa Messa in ricordo della Sacra Famiglia di Gesù. Alla celebrazione, presieduta da don Gianni Croci, hanno partecipato molte famiglie della Diocesi.

Queste le parole di don Gianni durante l’omelia: “Nella domenica dopo Natale, la Chiesa ci parla di famiglia. Il nostro pensiero potrebbe soffermarsi, pensando ad Anna ed Elkana, questa coppia senza figli di cui parla la prima lettura, sul problema della sterilità, a volte subìta e forse, oggi, spesso voluta. Oppure potremmo soffermarci sui rapporti difficili tra genitori e figli, commentando l’episodio di Gesù, che il Vangelo ci presenta già adolescente. Un Gesù che si allontana dai suoi e che, a prima vista, sembrerebbe nemmeno troppo rispettoso nella risposta che dà ai genitori. Potremmo anche fermarci su quanto scrive Giovanni nella sua lettera per dire che più che figli di Dio oggi la gente si pensa figli del caso.
Recentemente frequentando un corso di formazione ci dicevano di fare molta attenzione alle persone demotivanti. Sono le persone che solitamente generalizzano (la famiglia non esiste più, tutto è uno sfascio), che danno sempre notizie negative ( anche loro si sono separati…), criticano, invalidano gli altri (quei genitori non sanno educare…), non si mettono in discussione (solo la propria famiglia è perfetta…), fanno stare male le persone che hanno intorno (gettano sull’altro tutte le negatività possibili…). È proprio così, capita anche a noi cristiani, a volte rischiamo di essere persone demotivanti, evidenziamo solo il negativo, che pure c’è, ma non possiamo dimenticare tutto il positivo che esiste! Dalle cose belle che viviamo e che vediamo vivere si può ripartire, da esse possiamo trarre la forza per essere un popolo in cammino insieme, capace di formare una carovana, come gli abitanti di Nazareth che si recano a Gerusalemme.
Allora se volgiamo questo sguardo sulla famiglia, non possiamo non ringraziare il Signore perché ci ha resi figli nel Figlio. Scrive l’apostolo Giovanni: “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente”. Questo vuol dire che prima di essere coppia o singoli, sposati o separati, genitori o nonni, siamo tutti figli, figli di Dio e per questo chiamati ad amarci gli uni gli altri.
E ancora pensando ad Anna ed Elkana che, dopo aver svezzato il figlio Samuele, ottenuto grazie alla preghiera, lo portano al Tempio per donarlo al Signore, cresce in noi la consapevolezza che ogni figlio appartiene a Colui che lo ha donato e che il compito meraviglioso di ogni papà e di ogni mamma è di custodire la vita dei figli, è offrire le radici e dare loro le ali, è aiutarli a realizzare quel sogno per cui Dio li ha da sempre pensati e voluti. Un figlio non è sempre comprensibile, ma è sempre abbracciabile!
E se prendiamo in considerazione il Vangelo, ogni genitore vi trova consolazione nell’apprendere che anche Maria e Giuseppe si sono dovuti confrontare con le domande impreviste e il comportamento a volte indecifrabile del proprio figlio. Gesù ha dodici anni – racconta il Vangelo – e appare come un ragazzino che comincia a desiderare la propria autonomia e a cercare la propria strada. È interessante il fatto che Maria si rivolge a Gesù non con un rimprovero, ma con una domanda: chiede di capire, prima di giudicare: “Figlio, perché ci hai fatto questo?”. Non solo, non affronta Gesù da sola, ma coinvolge Giuseppe in un’alleanza educativa: “Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo”. A volte i comportamenti difficili dei figli rischiano di spezzare la relazione tra i genitori, indebolendo il loro intervento educativo. Ma al di là di tutto, anche se impegnativo, è bello e affascinante il compito dell’educazione: come la famiglia di Nazareth, cercare i figli quando sembra di averli persi, dialogare in maniera costruttiva più che rimproverare, contribuire a far crescere in sapienza, età e grazia.
Siamo partiti dalla figliolanza e il Vangelo si conclude con la paternità: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?”. È la prima parola pubblica di Gesù nel Vangelo di Luca e sarà anche la sua ultima parola. Tutta la vita di Gesù è compresa dall’inizio alla fine dentro la sua relazione con il Padre. È nel mistero della Trinità che si può contemplare tutta la bellezza della famiglia. Non a caso Gesù sembra che al tempio preferisca la casa, luogo dove, nel silenzio e nella quotidianità, si impara l’arte di amare.
Oggi ringraziamo il Signore per le nostre famiglie, ma non dimentichiamo che anche la famiglia è relativa. Alla fine rimane il Padre di tutti: con la forza dello Spirito, ci raduneremo attorno a Gesù per formare la grande famiglia dei figli di Dio e vivere tutta la bellezza della comunione che in anticipo cominciamo a gustare in questa Eucarestia.”

Tra le famiglie presenti durante la celebrazione, una in particolare ha festeggiato i 25 anni di matrimonio. Si tratta di Pasquale Massi e Roberta Ricci, rispettivamente di 55 e 47 anni, genitori di due figli, Angela e Domenico di 25 e 19 anni. Queste le parole dei due coniugi: “Il nostro anniversario è stato il 13 Aprile, ma, essendo il nostro territorio zona rossa in quel periodo, non è stato possibile per noi fare nulla. Così abbiamo deciso di rinviare tutto al 26 Dicembre, festa della famiglia, una ricorrenza molto importante per noi, arrivati ad un traguardo ragguardevole che purtroppo al giorno d’oggi sembra sempre più difficile raggiungere. Non sempre è stato facile: ci sono stati sia momenti stupendi sia difficoltà e problemi da affrontare, ma lo abbiamo fatto insieme, tenendo sempre stretto quel filo che ci unisce. In ogni occasione abbiamo cercato la forza l’uno nell’altra, perché anche il peso più grande, se condiviso, si porta meglio. L’amore, che non è mai scemato, ci ha fatto superare ogni cosa. Ci sono voluti umiltà, comprensione e rispetto: motivi per lasciarsi, infatti, si possono trovare ogni giorno, ma la vittoria è proprio riuscire a superarli! Abbiamo cercato di trasmettere questi valori anche ai nostri figli ed è per questo motivo che, quando c’è stato da ridere, abbiamo riso in quattro, così come, quando c’è stato da piangere, lo abbiamo fatto in quattro. Questo è stato il nostro segreto. Ad oggi possiamo dire di non essere la famiglia del Mulino Bianco – quella esiste solo in tv! – ma di certo rifaremmo tutto quello che abbiamo fatto, compresi i momenti bui, per arrivare ad essere la famiglia che siamo oggi. Cogliamo l’occasione per ringraziare Don Gianni che è stato il nostro parroco per tantissimi anni e ha visto crescere i nostri figli. Nelle sue omelie noi abbiamo sempre trovato le risposte ai nostri momenti difficili, perciò oggi la sua celebrazione è stata per noi un dono immenso.”

Al termine della Messa il celebrante don Gianni ha proceduto a benedire tutte le famiglie presenti.

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