DIOCESI – “Anche quest’anno la Chiesa ripete a noi e al mondo l’annuncio di sempre: Gesù, l’Emmanuele, è nato per noi a Betlemme, è il Dio con noi”.

Con queste parole si è aperta l’omelia del Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani.

Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Questo annuncio l”abbiamo sentito molte volte e, quindi, non ci sembra affatto una novità, tutto sommato ci siamo abituati al punto che facciamo fatica a comprendere che si tratta di un annuncio tra i più sconvolgenti che si possano sentire, come è sconvolgente l’affermare che Dio, Colui che ha creato l’universo, si fa un inerme bambino appena nato in uno dei posti più umili della terra. Se ci fermiamo anche solo un momento a pensarci ne restiamo sbalorditi.
Inoltre, non abbiamo ancora capito completamente che cosa ciò significhi per noi, per la nostra vita, per la vita della nostra Chiesa e per la vita stessa del mondo. Non avrebbe molto senso la celebrazione che stiamo facendo se riguardasse solo un fatto storico del passato. Noi celebriamo il Dio che è nato a Betlemme, ma che viene a noi ogni giorno e che desideriamo accogliere ogni giorno nella nostra vita. Quindi celebriamo qualcuno che ci riguarda profondamente, così profondamente da dare senso perfino al sacrificio dei martiri per lui.
Il Natale pone a noi una domanda che non riguarda il passato, ma il presente della nostra vita: quale è il posto di questo Dio che è nato a Betlemme nella mia vita di ogni giorno e nel nostro mondo di oggi? Sì, perché la questione vera del Natale è questa: il posto di Dio nel mondo e nella vita personale e comunitaria di ciascuno di noi.
Il Vangelo di Giovanni che abbiamo proclamato dice: “Venne tra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”. Quel rifiuto che Gesù ricevette quando è stato costretto a nascere in una grotta e deposto in una mangiatoia, continua ripetersi nella storia. Il mondo è sempre tentato dall’illusione di poter fare a meno di Dio: è la storia che da Adamo ed Eva, passa attraverso la torre di Babele e giunge fino al nostro mondo attuale che si aspetta la salvezza solo dalla scienza e da una libertà irresponsabile che pensa di poter fare a meno di Dio e di potersi sostituire a lui.
Dio, tuttavia, continua a venire in questo mondo, anche se viene confinato in una grotta, fuori dalla vita che crede di contare molto sulla scena di questo mondo e crede alquanto baldanzosamente di non avere bisogno di lui. Sappiamo che in questo nostro mondo c’è ancora chi vorrebbe eliminare la presenza perfino del suo nome, dei simboli e perfino dei nomi che in qualche modo fanno riferimento a lui. Purtroppo è una storia vecchia che si ripete, ma che non ha mai portato nulla di buono. Quando Dio scompare dall’orizzonte della vita e del mondo, ricompaiono i demoni! Non dimentichiamolo, carissimi.
Ma il vangelo di Giovanni dice anche una cosa molto più importante per noi che siamo qui a celebrarlo: “A quanti però l’hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome”. Giovanni lo dice di noi che siamo qui a celebrare questa sera la sua nascita; di noi che crediamo in lui e vogliamo accoglierlo nella fede. Noi siamo figli di Dio! Quale grande dignità ci è donata! Un vero dono d’amore: prima ancora di essere figli di quel padre e di quella madre che ci hanno generato su questa terra, siamo figli di Dio! E che cosa significa essere figli, ci è rivelato proprio in Gesù, nel suo infinito amore per il Padre e per noi, suoi fratelli secondo la carne. Il mondo che rifiuta Dio, rifiuta la sua più grande dignità e si trova inevitabilmente più povero e solo.
Noi celebriamo un Dio che si fa inerme come un bambino, ma che porta con sé la forza invincibile di un amore sconfinato che non è niente altro che l’amore sconfinato di Dio per ciascuno di noi, nessuno escluso. Un amore che manifesta la ‘pazzia divina’ per l’essere umano, come ebbe a scrivere Benedetto XVI (Deus caritas est, 4). Il mondo ha bisogno di questo amore, in esso è la sua salvezza, senza di esso nulla ha senso, neppure la vita umana con tutti i suoi beni e le sue ricchezze, le sue armi e la sua scienza.
Un po’ tutti siamo bambini assetati d’amore, un amore assoluto che cerchiamo in coloro che abbiamo attorno, ma che non troviamo mai nella misura desiderata, che non ci soddisfa mai a sufficienza. L’amore umano è una grande cosa, quando c’è veramente ha un sapore divino, ma non è mai l’amore di Dio. Solo l’amore di Dio sazia la nostra fame d’amore; solo l’amore di Dio ci rende liberi di amare lui e gli altri, senza costrizione alcuna. Il suo è l’amore di un Padre che non si stanca mai del mondo e di noi suoi indisciplinati abitanti; un amore che sa perdonarci anche quando noi lo cacciamo in una mangiatoia per animali, perché non c’è posto per lui tra i nostri presupposti impellenti e non dilazionabili impegni. Noi abbiamo bisogno di un amore così, il mondo ne ha bisogno per la sua necessaria continua rinascita e per recuperare l’unità dopo le disastrose fratture che l’egoismo e la rivalità introducono.
Se non impariamo da questo amore e non facciamo spazio ad esso nella nostra vita, sarà un’illusione quella del voler camminare insieme uniti, sia nella Chiesa che nel mondo.
Carissimi fedeli, facciamo spazio a questo amore nella nostra vita e sarà Natale, sarà una vera rinascita per tutti. È il mio augurio a tutti voi: che l’amore che dilaga da quella grotta invada il cuore di tutti noi e ci renda tutti più umani, più capaci di allargare le braccia armate solo da una sincera volontà di incontro e di accoglienza reciproca. Braccia piene di benevolenza come quelle del Bambino di Betlemme allargate ad accogliere i pastori accorsi alla grotta.
Buon Natale a tutti voi e alle vostre famiglie”.

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