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Cammino sinodale diocesano, Don Marco Di Giosia “I nonni tornino a narrare la vita ai piccoli”

DIOCESI – La Chiesa è tutta Sinodale: cammina nella storia con il Suo Signore. Come a Emmaus, il Signore chiede: “Che cosa vi è accaduto?” E Ascolta la Narrazione dei due discepoli.
Cristo non Insegna se prima non ha visto, incontrato e ascoltato. Allo stesso modo la Chiesa non insegna senza aver prima visto i Segni dei Tempi, ascoltato la Parola di Dio e la vita dei fratelli.
Perciò il Cammino sinodale che terminerà nel 2023, ha come prima fase l’Ascolto del popolo di Dio perché la Comunione, la Partecipazione e la Missione del popolo di Dio è la regola della Chiesa.

Ma cosa sono la NARRAZIONE e l’ASCOLTO?
Perché è importante che la Chiesa torni ad essere ciò che è in sé, cioè di natura Sinodale?
E poiché tutti siamo chiamati alla Narrazione e all’Ascolto, come potremmo rendere le nostre case, i luoghi sociali, di lavoro e di scuola e perfino le amicizie, luoghi di Narrazione e Ascolto? Vediamo di capire questo.
Un testo biblico (come il testo dei discepoli di Emmaus che abbiamo menzionato), ogni testo biblico, è vita. E la vita, la tua vita, è anch’essa un testo. Diciamolo meglio: ogni persona è un testo. Forse tanta gente non leggerà mai un testo biblico. Ma sei tu, la tua persona, il testo, la lettera conosciuta e letta da tutti gli uomini. (Lo dice San Paolo!)
I cristiani sono lettere scritte da Dio e inviate ai fratelli. Tu sei una lettera di Cristo.
Vi faccio un esempio: Quando Matteo il pubblicano (poi, apostolo ed evangelista) vide il volto di Cristo che lo guardava con amore misericordioso mentre contava il denaro sul banco, lasciò tutto e lo seguì. Chissà quante volte Matteo si mise a Narrare questo evento. Dopo decine di anni questo incontro con Cristo divenne il testo evangelico che conosciamo. Vedete, Prima viene il volto di Cristo, il testo in cui Matteo lesse l’amore di Dio, poi venne il testo biblico che possiamo ascoltare. Il primo testo che il mondo legge è la vita dei cristiani. Sempre! Allora. Tu stesso sei una lettera di Dio. Le cose che scrivi nel cuore dei figli, di tua moglie, dei fratelli, rimarranno indelebili per tutta la vita.
L’uomo ha iniziato ad essere sapiente quando ha iniziato a Narrare. E La Bibbia stessa era in principio una Narrazione antica che poi è stata scritta al ritorno dell’esilio Babilonese. Ed i ricordi più belli della nostra infanzia sono i racconti, le narrazioni dei nostri nonni e dei nostri genitori. Le loro narrazioni hanno deliziato e formato il nostro Ascolto e ci hanno fatto crescere. E, al contrario, quando qualcuno vuole eliminarci dalla sua vita, ci toglie la parola. E questo è un po’ morire.
In questa prima fase, il sinodo vuole che tutti, ma proprio tutti, tornino coi loro volti a Narrare e ad Ascoltare la vita di fede. Si, noi abbiamo i Consigli pastorali, presbiterali, e tutte le forme istituzionali per tornare a Narrare la fede e questi sono luoghi di Ascolto garantito.

Ma tornino i volti a Narrare la vita. I nonni tornino a narrare la vita ai piccoli, pur nel segreto delle nostre case. Questo è trasmettere la fede.
Nelle famiglie si torni a narrare la nostra vita, di quanta misericordia abbiamo avuto dal Signore. Se sei figlio, racconta alla tua famiglia il desiderio di autenticità, di verità, di felicità, di amore che porti nel cuore, nonostante i tuoi visibili difetti e la confusione in cui sei preso dalle sirene del mondo. Ancora: nell’amicizia, tornino i volti a narrare il vero e non l’effimero. Narrare cioè l’esperienza della solitudine e del dolore che cerca comprensione e conforto. Ascoltiamo i poveri: non basta mettere il superfluo nelle loro mani ma Ascoltiamo il grido disperato che si portano dentro. Se la pandemia ci ha imposto silenzio e distanza, ora sappiamo che invece consistiamo di parole vicine. E allora siamo creativi: creiamo luoghi di ascolto. Magari in questo tempo di Avvento, 10 minuti prima della celebrazione eucaristica, torniamo a narrare la vita attraverso il volto di fratelli che vogliano condividere le loro gioie e le loro ansie. Magari anche in forma di domande. Quand’anche fossero scomode. Diamo indicazioni. Quand’anche fossimo non risolutivi. Chiediamo comunione.

Quand’anche fossimo vissuti nell’individualismo del tempo corrente. Possiamo essere pienamente creativi, riguardo ai luoghi. Siamo il popolo di Dio e allora in questo Avvento, facciamo udire la nostra voce, le nostre ansie e suggerimenti. Cristo cammina con noi e chiede: Racconta: Che cosa è accaduto?