MONTEPRANDONE – “Annunciare il Vangelo nel contesto della pandemia” è stato il tema al centro dell’incontro che si è tenuto nella serata di mercoledì  17 novembre, nella Sala Giovanni Paolo II della Parrocchia Sacro Cuore di Centobuchi. Un momento di incontro rivolto agli operatori pastorali a cura di don Roberto Repole che nel suo discorso ha sottolineato l’importanza di «Ripensarci come Chiesa che voglia annunciare il Vangelo oggi». L’incontro è stato aperto dai saluti di don Gianni Croci direttore della Caritas di San Benedetto e dall’introduzione del Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto, Monsignor Carlo Bresciani che ha affermato: «Riprendiamo i nostri incontri in presenza e lo facciamo con don Roberto, mio alunno degli anni Novanta, al quale ho chiesto di aiutarci a capire il momento che stiamo vivendo, dal punto di vista ecclesiale, data l’emergenza pandemica, e come ripartire».

Nel suo discorso don Roberto Repole docente di teologia sistematica e già presidente dell’associazione Teologica Italiana dall’agosto 2011 a settembre 2019, ha evidenziato: «Parliamo di una Chiesa missionaria, dopo la pandemia. Pandemia come occasione per rivedere delle cose. Credo ci sia stata molta retorica, quando si affermava che nulla sarebbe più stato come prima. Ma invece, anche se con ranghi diversi, stiamo riprendendo a fare le stesse cose. La pandemia è qualcosa da interpretare alla luce della presenza di Dio, per questo dobbiamo domandarci cosa mantenere e cosa modificare per essere una Chiesa che annuncia il Vangelo in questo mondo. Dunque partirei da una certezza evangelica: l’essere missionari è qualcosa che fa parte nel nostro dna: una Chiesa che non abbia il desiderio di comunicare semplicemente non è Chiesa.

Ma in una riflessione più teologica dobbiamo chiederci cosa significa Chiesa missionaria? La Chiesa missionaria deve sapersi rinnovare sulla base dei momenti in cui si trova a vivere. Oggi cosa significa per noi? Qual è il contesto in cui si tratta di annunciare il Vangelo? Siamo chiamati ad essere Chiesa in uscita in un contesto di fine cristianità, ma questo non significa che non esista più. Siamo sempre più una minoranza dentro un mondo che professa la Chiesa cristiana. Si tratta di ripensarci come Chiesa in uscita missionaria, sapendo che non siamo più in regime di cristianità. Siamo in un momento di secolarizzazione. Mentre in un tempo non secolarizzato la fede era l’unica possibilità di vivere la vita; oggi la fede è una scelta libera.

Ognuno di noi decide su quali valori fondare la società. Dobbiamo essere stimolati nel cercare un modo di annunciare il Vangelo a uomini e donne che vivono in un contesto democratico. Il Covid, del resto, ci ha messo di fronte al fatto di ripensarci come uomini e donne».

«Sul fronte globalizzazione – prosegue don Roberto Repole nel suo discorso – ci sono alcuni aspetti da considerare, positivi e negativi. Mai come in questo periodo abbiamo la possibilità di usare delle risorse del mondo per renderlo più giusto ed equo, anche se viviamo a grandi distanze. Il Covid ne è stata la prova dove i mezzi di comunicazione ci hanno permesso di comunicare. Tra gli elementi negativi c’è che si vede tutto attraverso una prospettiva strumentale, quindi cosa mi serve e cosa no, persino le persone, come ha ricordato qualche giorno fa anche Papa Francesco: “Le persone possono essere considerate degli scarti”. E poi ci sono i social che ci permettono di comunicare, rimanendo isolati nonostante a volte si è uno accanto all’altro. Un insieme di persone singole. Parliamo anche di un pluralismo religioso. La novità del nostro tempo è che questa moltitudine di religioni, che un tempo localizzavamo geograficamente; mentre oggi nello stesso luogo esistono e convivono religioni diverse».

«Non dimentichiamo – conclude don Roberto Repole – l’importanza del dono gratuito e disinteressato, determinato dal un legame libero con l’altro. Alla base di tutto c’è la relazione con il prossimo, una buona reciprocità. Certo bisogna tenere in considerazione anche la possibilità del rifiuto. Il dono creare una relazione sulla base della libertà e della fiducia. Ne è testimonianza la Chiesa che nasce da un dono gratuito da parte di Dio Padre. Ha donato suo Figlio. Questo dono fa esistere la Chiesa. L’effetto di questo dono è la resurrezione di Gesù».

Ieri mattina invece don Roberto ha incontrato i sacerdoti della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto.

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