Patrizia Caiffa

La pandemia non ha frenato completamente le partenze degli italiani in cerca di una vita migliore all’estero. Anche se le cifre sono ridimensionate, sono partiti lo stesso tanti giovani uomini ma anche donne e nuclei familiari. Si tratta di 109.528 italiani, -21.408 persone rispetto al 2019 (variazione del -19,5%).  Il 78,7% è andato in Europa.  Un trend che contrasta con i valori in continuo aumento da 16 anni, che vede una crescita dell’82% della popolazione italiana nel mondo. Al 1° gennaio 2021 gli italiani nel mondo sono un totale di 5.652.080 persone (il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti in Italia) con un aumento del 3% nell’ultimo anno, pari a 166.000 presenze. Una cifra pari agli immigrati che vivono in Italia. Al contrario l’Italia ha perso 384 mila residenti sul suo territorio. Sono alcuni dei principali dati che emergono dalla XVI edizione del Rapporto italiani nel mondo 2021 della Fondazione Migrantes, presentato oggi a Roma.

Più donne, famiglie e bambini. Il 45% degli oltre 5,6 milioni di iscritti all’Aire (l’anagrafe per gli italiani all’estero) hanno tra i 18 e i 49 anni, il 15% sono minori, il 20,3% ha più di 65 anni. “Dal 2006 al 2021 è inoltre in atto un processo di femminilizzazione degli italiani all’estero – ha spiegato Delfina Licata, caporedattrice del Rapporto –. Le donne sono aumentate dell’89,4%, ci sono più famiglie e un ringiovanimento complessivo, con +158% di nati all’estero e + 76,8% di minori”. La Sicilia è la comunità di expat più numerosa, con oltre 798.000 iscrizioni, seguita da Lombardia, Campania, Lazio  e Veneto. Ci sono più italiani in Argentina (884.187, il 15,6%) che in Germania (801.082, 14,2%), e tantissimi sono anche in Svizzera (639.508), Brasile, Francia, Regno Unito e Stati Uniti.

Dei 109.528 italiani partiti nell’ultimo anno nonostante la pandemia il 54,4% (59.536) sono maschi. Da gennaio a dicembre 2020 si sono iscritti all’Aire 222.260 cittadini italiani, una cifra in calo del 13,7% rispetto all’anno precedente quando erano quasi 258mila. Nel generale calo registrato nel numero delle partenze, pari a -16,3%, le diminuzioni maggiori si riscontrano per gli anziani (-28,7% nella classe di età 65-74 anni e -24,7% in quella 75-84 anni) e per i minori al di sotto dei 10 anni (-20,3%), probabilmente dovuto ad una maggiore fragilità di queste categorie in tempi di Covid-19.

Priorità ai giovani. “La Chiesa in Italia ha in questo momento una priorità che è allo stesso tempo una preoccupazione pastorale: le nuove emigrazioni giovanili. Gli italiani emigrano oggi massicciamente e i giovani sono i protagonisti principali”, ha sottolineato monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, aprendo l’incontro. “Cosa siamo chiamati a fare per i tanti fedeli di lingua italiana che arrivano all’estero oggi spinti dalla necessità di trovare una realizzazione personale e lavorativa? Non basta la sola assistenza morale e spirituale. La Chiesa deve essere compagna di vita per ciascuno di loro, la parrocchia una casa”.

Italiani all’estero, “valore inestimabile”. Tra i messaggi arrivati durante l’incontro quello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha ricordato “la portata umana, culturale e professionale” degli italiani nel mondo. Una presenza “di valore inestimabile nell’ambito di quel soft-power che consente di collocare il nostro Paese tra quelli il cui modello di vita gode di maggior attrazione e considerazione”. “Le reti che animano e costituiscono questo valore di italicità – sottolinea il capo dello Stato – meritano riconoscimento e sostegno”. Nelle conclusioni monsignor Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes, ha invitato le comunità cattoliche “ad accompagnare queste persone, un compito che è culturale, politico e sociale”.

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