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Vescovo Bresciani: “Commemoriamo i defunti nella luce di Dio”

SAN BENEDETTO DEL TRONTO – In un silenzio colmo di commozione e devozione, ieri 2 Novembre, alle ore 15:30, in occasione della ricorrenza della festività dei defunti, il nostro vescovo Carlo Bresciani ha celebrato una Messa presso la cappella del cimitero di San Benedetto del Tronto. Il distanziamento imposto dalle norme anti-covid, non ha permesso a tutti i fedeli presenti di entrare in cappella, quindi una folla composta ed ordinata ha partecipato alla celebrazione occupando anche gli spazi antistanti.

Queste le parole del vescovo Bresciani durante l’omelia: “C’è un sentimento che percorre questa commemorazione di tutti i defunti che la Chiesa ci invita oggi a fare: si tratta della nostalgia di ciò che abbiamo perso e non c’è più; è la nostalgia dei nostri cari che ci hanno lasciato, la nostalgia della relazione con loro e del loro affetto, quella nostalgia che viene dopo l’acuto dolore provato al momento della loro morte. Il tempo attutisce il dolore, ma non toglie il ricordo e la nostalgia di quello che abbiamo perso. Si sente nostalgia delle cose buone, ma soprattutto delle persone che durante la loro vita ci hanno dato molto di bello e di buono. La nostalgia ci porta a ricordare quanto con loro abbiamo vissuto di positivo e forse, talora, anche a sentire un po’ di senso di colpa per quello che non abbiamo loro dato in cambio, quando era possibile farlo: per non averli capiti abbastanza, per non averli aiutati come avremmo voluto e, forse, anche potuto e per tutte le altre mancanze piccole o grandi nei loro confronti.
Il rischio, però, è quello di lasciarci sommergere da sentimenti tristi, che pur ci sono e che non possiamo evitare di fronte alla morte e alle dolorose separazioni che essa ci impone. I sentimenti tristi, lasciati a se stessi, spengono la vita e tolgono la volontà di futuro: non è questo che vuole la Chiesa celebrando la commemorazione di tutti i defunti e questo non è neppure nella volontà di Dio. Perché allora farci ricordare coloro che abbiamo perso e dai quali ci siamo separati con dolore? Perché il dolore e la separazione possano aprirsi alla speranza e non alla disperazione, a quella speranza che viene da colui che stiamo celebrando in questa santa messa: da colui che era morto ed è vivo, che è il Risorto da morte e che ha promesso la vita oltre la morte a coloro che hanno creduto in lui e lo hanno seguito.”
Noi commemoriamo i defunti nella luce di Dio – ha proseguito il vescovo Carlo – e li affidiamo a lui e alla sua misericordia che è fonte di vita, anche là dove sembra che ci sia solo morte. Affidarli a Dio nella preghiera di suffragio è un modo efficace per riparare a tante nostre inadempienze nei loro confronti quando essi erano in vita. La nostra memoria può essere così risanata, perché là dove noi non possiamo più giungere, possono giungere la bontà di Dio e i meriti di Gesù che è morto per la nostra salvezza eterna. La nostra preghiera, con la quale li affidiamo alla misericordia di Dio implorandola per loro e per noi, ha anche un aspetto di riparazione: sia lui a ripagarli di quanto noi non abbiamo saputo o voluto fare noi come riconoscenza per il bene che ci hanno fatto durante la loro vita.
Noi commemoriamo i defunti anche per un giusto e sacrosanto dovere di riconoscere nella gratitudine quello che abbiamo ricevuto, tramite loro, da Dio innanzitutto. Lui ce li ha donati. Forse questa gratitudine per tanti e diversi motivi non siamo stati in grado di darla loro quando erano in vita: facciamolo almeno ora nella memoria e nella preghiera di suffragio per loro: sia Dio a ricompensarli per quello che noi non abbiamo dato o fatto. Forse da loro abbiamo solo preteso senza riconoscere quanto da loro ci veniva già dato; noi ora stiamo godendo e che viene dalle loro fatiche. La preghiera è anche un atto di riparazione, tutt’altro che inutile, perché in Dio nulla cade nel vuoto.
Ma la commemorazione dei defunti deve diventare anche motivo per recuperare quella saggezza nella vita che ci permette di affrontare meglio il futuro: non aspettiamo a dopo la morte a manifestare la nostra gratitudine a chi ci fa del bene, ai nostri cari in particolare: sarebbe troppo tardi! Facciamolo mentre possiamo; facciamolo ora. Non rimandiamo a domani quello che è possibile fare oggi, per di più senza troppa fatica: farebbe un grande bene a loro, ma anche a noi. La capacità di dire grazie e di vivere la gratitudine -ahimè oggi alquanto rara- rende più salde e profonde le relazioni anche tra persone legate affettivamente. L’incapacità di gratitudine rende a noi la vita sempre più triste, insoddisfatta e sempre più pesante per noi per chi ci sta vicino. Non aspettiamo dopo la morte dei nostri cari per riconoscere quanto da loro ogni giorno riceviamo e quanto da loro abbiamo già ricevuto, riconosciamoglielo ora: faremo contenti loro e saremo più contenti noi e vivremo la nostalgia introdotta dalla separazione più dolcemente e meno carica di sensi di colpa. Per di più, questa gratitudine, che è dono di un vero amore e che fa bene a tutti, sarà per noi moneta di grande valore quando anche noi ci presenteremo al giudizio del Padre eterno con il desiderio di entrare in Paradiso ed avere in dono la vita eterna insieme con i nostri cari. Allora non saremo completamente a mani vuote davanti a Dio e nei loro confronti. Potremo presentare sì le preghiere di suffragio che oggi eleviamo per loro a Dio nella comunione nell’unica fede, ma porteremo anche quella carità che è nascosta in ogni gesto di gratitudine, quella che viene da un cuore grande che sa apprezzare e riconoscere i doni che Dio ci fa attraverso le persone che ci mette accanto e che si prendono cura di noi. Non dimentichiamo mai che saremo giudicati sulla carità, anche su quella carità che passa dai piccoli gesti quotidiani come è un semplice grazie che nasce da un cuore grato e riconoscente.”
“E ora apriamo il nostro cuore – ha concluso il vescovo Bresciani – alla lode e al ringraziamento a Dio che ci ha promesso la vita oltre la morte, una vita in cui la comunione con lui e con coloro che ci hanno preceduto nella fede sarà piena e senza fine. A lui la lode e la gloria ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.”

Dopo la liturgia eucaristica, il vescovo Carlo ha proceduto a benedire il camposanto e le anime dei fedeli defunti, precisando che la benedizione era rivolta a tutti i nostri cari ovunque tumulati, “in quella comunione dei santi di cui tutti facciamo parte”.