DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse del monastero Santa Speranza di San Benedetto del Tronto

Un missionario salesiano amava ripetere spesso: L’avventura più bella della vita è andare alla ricerca di Dio!
E come si fa concretamente ad andare alla ricerca di Dio?
Prima di tutto ponendoci e ponendo domande. È la lezione del vangelo di oggi.
È quello che fa lo scriba nella pagina di Marco che avvicina Gesù per chiedergli qualcosa che gli sta a cuore e che rimuginava chissà da quanto: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Cioè qual è la cosa più importante che dobbiamo sapere e seguire per vivere bene e felici con Dio? Qual è il pilastro e la sintesi dei molti precetti, divieti e tradizioni che abbiamo davanti? Qual è il senso, il criterio per interpretare questa abbondanza di parole e gesti che ci sommerge e ci stordisce? Dove lo trovo, Maestro, il sapore dell’Amicizia con Dio?

Gesù risponde con le parole che Mosè rivolge agli israeliti nel momento di stipulare l’alleanza del Sinai: «Ascolta Israele! Il Signore è il nostro Dio, il Signore è unico; perciò, tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze».
L’esperienza di entrare in alleanza con Dio, assicura Mosè, è un evento totalizzante che genera un legame di appartenenza intima, reciproca, unica, esclusiva. Per cui possiamo dire: Dio mio, Dio nostro, proprio come in una relazione amorosa l’amato è unico ed è nostro.
Ecco, perciò, quello che viene chiesto a Israele (e a noi): pagare l’amore con l’amore, mettendo in gioco tutto ciò che siamo, l’intelligenza ed il pensiero, il desiderio, le capacità, le energie.
Amare con tutto quello che siamo ma anche… – ed è questa la genialità del salmo responsoriale! – con tutto quello che non siamo! Noi che non siamo per niente forti, perseveranti, resistenti, sicuri, possiamo dire insieme al salmista: «Ti amo Signore mia forza, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore, mio rifugio, mio scudo».

Gesù, però, aggiunge qualcosa, un fuoriprogramma. Dopo la prima, e senza soluzione di continuità, aggiunge un’altra citazione, da un altro libro della Torah: «Il secondo [comandamento] è questo: amerai il tuo prossimo come te stesso».
Due facce della stessa medaglia, della medesima realtà, un unico comandamento saldato adesso da Gesù in maniera irreversibile e inequivocabile: amore a Dio e amore all’uomo. L’uno diventa in qualche modo la verifica dell’altro e insieme, questi due comandamenti, ci aiutano a camminare in maniera corretta, un po’ più dritti.
«Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se’ stesso vale più di tutti gli olocausti e sacrifici», conclude lo scriba, e «vedendo che aveva risposto saggiamente Gesù gli disse: “Non sei lontano dal regno di Dio”».
Beati noi, davvero, tutte le volte che riusciamo a portare alle labbra le domande che ci stringono la pancia, perché sono proprio loro che ci spingono più vicino al Signore Gesù, verso il regno di Dio!

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