Di Fernando Palestini

DIOCESI – Il messaggio del Papa per la quinta giornata mondiale dei poveri, che celebreremo domenica 14 novembre, è stato il filo conduttore degli incontri che la Caritas Diocesana ha svolto nelle cinque vicarie della Diocesi incontrando i parroci ed i rappresentanti delle varie Caritas parrocchiali. Sono stati incontri molto proficui caratterizzati principalmente dall’ascolto delle varie realtà tutte ricche di umanità, di attenzione ai bisogni, di ricerca sofferta del modo migliore per incontrare chi vive nella difficoltà. Infatti il volto di Dio che il Cristo ci rivela “è quello di un Padre per i poveri e vicino ai poveri”.

Gesù infatti “non lo troviamo quando e dove vogliamo, ma lo riconosciamo nella vita dei poveri, nella loro sofferenza e indigenza, nelle condizioni a volte disumane in cui sono costretti a vivere… Siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro”.

Le nostre Caritas dovrebbero imparare dai poveri ed “accogliere la sfida della condivisione e della partecipazione” raccogliendo l’insegnamento di Cristo e vivendo in pienezza il suo messaggio di amore e di fraternità. Il loro ruolo nelle parrocchie è proprio quello di sensibilizzare tutte le realtà con le quali si entra in contatto (catechisti, mondo della scuola, famiglie, mondo del lavoro, associazioni, enti pubblici a partire dal proprio Comune) al dovere della Carità, della Giustizia, del Bene Comune affinché tutta la comunità si caratterizzi come una Comunità di Amore (dallo Statuto delle Caritas Parrocchiali).

“I poveri non sono persone “esterne” alla comunità, ma fratelli e sorelle con cui condividere la sofferenza, per alleviare il loro disagio e l’emarginazione, perché venga loro restituita la dignità perduta ed assicurata l’inclusione sociale necessaria. D’altronde, si sa che un gesto di beneficenza presuppone un benefattore e un beneficato, mentre la condivisione genera fratellanza”. Il Papa ci esorta anche questa volta a superare uno stile di vita individualistico, che è complice nel generare povertà, e la logica di un mercato che spesso ignora i principi etici soprattutto in un periodo come l’attuale nel quale la pandemia ha visto aumentare a dismisura i poveri. Occorre uno sguardo attento per trovare, a livello globale, le soluzioni più idonee per combattere il virus senza mirare ad interessi di parte. “E’ una sfida che i Governi e le istituzioni mondiali hanno bisogno di recepire con un lungimirante modello sociale, capace di andare incontro alle nuove forme di povertà che investono il mondo e che segneranno in maniera decisiva i prossimi decenni”. E’ indispensabile che i benefici della crescita economica siano distribuiti in modo da ridurre quanto più possibile le disuguaglianze che la pandemia ha approfondito.

Ma occorre altresì che ciascuno di noi, soprattutto se cristiano, in prima persona faccia la sua parte, non aspettando l’esempio degli altri ma recuperando uno stile di vita sobrio, gesti concreti di vicinanza e comunione superando la cultura dell’indifferenza e della superficialità che spesso ci porta a rinchiuderci nel nostro piccolo mondo senza accorgerci delle sofferenze e dei bisogni, non solo materiali, dei nostri fratelli. “Non possiamo attendere che bussino alle nostra porta, è urgente che li raggiungiamo nelle loro case, negli ospedali e nelle residenze di assistenza, per le strade e negli angoli bui dove a volte si nascondono, nei centri di rifugio e di accoglienza….”

Il Papa è poi sorprendente quando ci esorta a dare vita a processi di sviluppo in cui si valorizzano le capacità di tutti perché ogni persona porta con se tesori molto grandi che possono favorire la crescita comune: “Ci sono molte povertà dei “ricchi” che potrebbero essere curate dalla ricchezza dei “poveri”, se solo si incontrassero e conoscessero. Nessuno è così povero da non poter donare qualcosa di sé nella reciprocità. I poveri non possono essere solo coloro che ricevono: devono essere messi nella condizione di poter dare, perché sanno bene come corrispondere”.

C’è poi un altro aspetto molto significativo nelle parole del pontefice e riguarda il ruolo della donna all’interno della chiesa e della società civile. Riprendendo il gesto della donna che versa un profumo molto prezioso sul capo di Gesù (Mc, 14) e che è l’unica a comprendere lo stato d’animo del Cristo, Papa Francesco dice che ella “inaugura la significativa presenza di donne che prendono parte al momento culminante della vita di Cristo… e le donne sono protagoniste nella storia delle rivelazione” cosa che purtroppo non accade nel nostro mondo dove sono spesso discriminate e tenute lontano dai posti di responsabilità.

La celebrazione della quinta giornata mondiale dei poveri non ci lasci indifferenti ma sia l’occasione per una profonda riflessione a partire dai nostri gesti quotidiani, dalle piccole e grandi scelte che ognuno di noi compie nella propria vita fino a coinvolgere la comunità perché testimoni sempre di più la vicinanza all’uomo del nostro tempo soprattutto laddove fa più fatica.

 

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