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VIDEO “Comunione, partecipazione, missione” aperto il sinodo nella diocesi di San Benedetto del Tronto

DIOCESI – “Permettetemi di condividere la mia profonda gioia spirituale, mentre insieme, in comunione con tutta la Chiesa universale, iniziamo con questa solenne celebrazione il cammino sinodale che porterà alla celebrazione del Sinodo dei Vescovi nel 2023. Le parole-chiave del Sinodo sono tre: comunione, partecipazione, missione. Tre parole strettamente unite, come tre pilastri che sorreggono un’unica costruzione. Su queste tre parole vogliamo brevemente sostare”.

Con queste parole il Vescovo della diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto, Mons. Carlo Bresciani ha aperto, sabato 16 ottobre presso la Cattedrale Madonna della Marina, il Sinodo diocesano e ha consegnato simbolicamente il mandato ai parroci, ai diaconi, ai religiosi/e, ai responsabili delle realtà ecclesiali.

Il Vescovo Bresciani ha poi affermato: “Comunione: si tratta di un cammino di ascolto della Chiesa che è fatta di fedeli, vescovi e  di presbiteri; di una Chiesa che si interroga su ciò che Dio le va dicendo nel non facile contesto storico che stiamo vivendo, in solidarietà con le fatiche e i desideri che vivono i nostri contemporanei.

Come Chiesa ci fondiamo non sui nostri desideri, sulle nostre comodità o su ciò che ci piace di più, ma su ciò che la Parola di Dio ci va suggerendo per il vero bene nostro, della Chiesa e del mondo. Non possiamo che interrogarci a partire dalla parola di Dio e da ciò che Dio va seminando di bene nelle nostre Chiese e nel nostro mondo. La prima comunione che siamo chiamati a cercare è quella con la Parola di Dio, perché solo su essa si fonda ogni vera comunione umana. Non sempre questo è facile e a volte tutti ne sentiamo la fatica in un contesto in cui molte sono le parole in circolo, ma poche disposte a lasciare il posto alla Parola di Dio per un ascolto fatto di meditazione, di prolungato silenzio e di costruttiva comunione. Non ci sarà cammino sinodale ecclesiale se ascolteremo solo noi stessi e i nostri sentimenti e non quelli che lo Spirito suscita in noi in seguito all’ascolto della Parola che viene dall’alto. Solo la fedeltà alla Parola, vissuta giorno per giorno, ridarà vita a noi stessi e alla Chiesa. Solo la Parola sarà in grado, come acqua fresca, di far rinascere entusiasmo e passione nella stanchezza e nell’aridità di una vita che si è allontanata troppo dalla fonte a cui potersi sempre dissetare.

Certo la Parola diventa anche giudizio sulle nostre inadempienze e sulle nostre lentezze, sul nostro modo di essere comunità cristiana, ma si tratta sempre di un giudizio di salvezza e non di condanna. La Parola di Dio ci indica, infatti, dove sta il tesoro che cerchiamo, quel tesoro che anche il mondo cerca e che non riesce a trovare, anche perché incrostato da tante nostre inadempienze e freddezze, da tanta polvere che il tempo ha depositato e che nasconde la brillantezza della perla preziosa affidata alla Chiesa.

La crisi che la Chiesa sta attraversando, e sulla quale siamo invitati a riflettere nel Sinodo che questa sera iniziamo, non viene tanto dai molti che non ci sono più e che se ne sono andati, come hanno fatto quelli che avevano trovato duro il discorso di Gesù, ma dalla nostra povertà di fede, da comunità cristiane che non sanno più volersi veramente bene nel Signore, che hanno dimenticato cosa sia il comprendersi e il perdonarsi a vicenda, dall’aver ridotto la fede a riti, pur necessari, ma che non danno vita e non la ispirano più, da riti che si chiudono dentro le mura della chiesa, sempre più vissuti nell’esteriorità e nell’apparenza, ma poveri di un cuore innamorato di Dio e della Chiesa. Il profeta direbbe che si tratta di cisterne screpolate, incapaci di trattenere l’acqua fresca e abbondante che pure Dio continua riversarvi con il suo immenso amore. Come renderci una Chiesa accogliente di quest’acqua senza disperderla a causa le nostre distrazioni, delle nostre presunte comodità e della nostra povertà di amore reciproco?

Partecipazione: il Sinodo richiede il coinvolgimento di tutti, preti, religiosi/e e laici, perché tutti siamo responsabili del Vangelo da portare al mondo e della Chiesa. La partecipazione di tutti è un’esigenza della fede battesimale. Dal Battesimo, nostra primaria sorgente di vita, deriva l’uguale dignità di figli di Dio di tutti i fedeli, pur nella differenza di ministeri e carismi. Per questo, tutti siamo chiamati a partecipare alla vita della Chiesa e alla sua missione. Tutti siamo Chiesa e tutti siamo testimoni di Cristo, con la vita innanzitutto e poi anche con la parola. Non possiamo essere Chiesa muta e neppure Chiesa superficiale e chiacchierona che si lascia prendere dalle perverse dinamiche dei social, dinamiche che non comunicano vita, ma la distruggono nella vacua superficialità emotiva. Quanta ricchezza spirituale in più avremmo come singoli e come Chiesa se, togliendola all’inseguimento dell’ultimo post su Facebook, dedicassimo mezz’ora in più al giorno alla meditazione della Parola!

Il Sinodo ci invita, opportunamente, a metterci in ascolto di tutti, senza voler imporre se stessi o coltivando rivalità come ci ricorda il Vangelo che abbiamo proclamato, ma con attenzione a metterci al servizio del bene di tutti. Ma cosa significa ascoltare tutti? È necessario un ascolto sapienziale, profondo e non superficiale di se stessi prima e poi degli altri, un ascolto che non si limiti all’impulsività del momento, a quanto viene detto, alle chiacchiere o alla lamentazione, ma vada alle radici nascoste e non dette, vada alla ricerca di una risposta che non sia a sua volta superficiale, ma che affronti e risponda alle questioni fondamentali che stanno alla base e che originano disagio, sofferenza, malcontento o addirittura allontanamento dalla Chiesa. Per questo ci lasciamo illuminare dalla Parola di Dio, meditandola a lungo, perché solo così diventa Parola che dà luce alla vita, nostra prima, per poi da condividerla con coloro che incontriamo o ai quali siamo mandati.

Missione: solo la Parola di Dio può far rinascere l’entusiasmo e la passione per Cristo e per la Chiesa, entusiasmo e passione necessari a noi e alle nostre comunità. Solo uno sguardo sapiente che sa vedere ciò che Dio continua ad operare di bello e santo in noi, nella Chiesa e nelle nostre comunità -ed è molto, molto di più di quello che appare ad uno sguardo distratto e troppo egocentrico- riscalda i cuori e li tiene vivi e appassionati nonostante le inevitabili difficoltà che la vita riserva anche a chi segue con amore e passione nostro Signore. Senza entusiasmo e senza passione generati dall’amore per Cristo e per la Chiesa non c’è alcun futuro della missione che ci è affidata.

La missione nasce dalla Parola di Dio, perché da essa noi la riceviamo. È la Parola che ci manda nel mondo, non a portare noi stessi, ad affermare il nostro potere o la nostra superiorità rispetto ad altri (che non c’è), ma a mostrare con la nostra vita di ogni giorno che è solo il suo amore che salva noi e il mondo stesso.

“Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”. Così risposero gli apostoli a Gesù, quando il discorso si fece duro e impegnativo, molti se ne andarono e gli apostoli ebbero l’impressione di essere rimasti loro soli con Gesù. Così anche noi rispondiamo questa sera a Gesù, non per depressa rassegnazione o perché altrimenti non sapremmo dove andare, ma per amore di colui che abbiamo incontrato, di cui ci siamo innamorati e non possiamo più abbandonare, perché lo abbiamo scoperto come fonte unica della nostra vita. La povertà di amore di Gesù rende ogni difficoltà, anche la più leggera, insopportabile. L’amore per Gesù non toglie le difficoltà della missione che ci è affidata, ma le fa attraversare senza perdere la speranza, e ciò dona sapienza di vita. La gioia del Vangelo non viene dalla mancanza di difficoltà nell’annunciarlo al mondo (ci sono sempre state e sempre ci saranno!), ma dall’amore profondo che ci lega a Gesù, quell’amore che rendeva lieti gli apostoli anche nella persecuzione a causa del Vangelo che portavano.

Stiamo celebrando la santa messa dello Spirito santo. Lo invochiamo con le parole di papa Francesco: “Vieni, Spirito Santo. Tu che susciti lingue nuove e metti sulle labbra parole di vita. Vieni, Spirito Santo d’amore, apri i nostri cuori all’ascolto. Vieni, Spirito di santità, rinnova il santo Popolo fedele di Dio. Vieni, Spirito creatore, fai nuova la faccia della terra. Amen”.