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L’Europa del futuro ha il volto di Bebe Vio

Gianni Borsa

È italiano il volto giovane dell’Europa. Di quell’Italia tante volte bistrattata – in primis dagli stessi italiani –, pesantemente segnata in anni recenti da tre crisi: economica, migratoria, sanitaria. Nel discorso sullo Stato dell’Unione, pronunciato davanti all’emiciclo del Parlamento europeo il 15 settembre a Strasburgo, la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha indicato in Bebe Vio un esempio da imitare, un simbolo di rinascita, di coraggio. E di futuro.
Un discorso intenso, quello di Von der Leyen, indirizzato a tracciare un percorso politico comune ai Ventisette attraverso la sfida pandemica (“abbiamo risposto uniti”, “il 79% della popolazione è vaccinata”, sono state fornite dosi ai Paesi poveri), la necessaria ripresa economica in chiave sostenibile (Next Generation Eu, Green Deal), l’urgenza di una difesa comune, l’impegno a far rispettare lo stato di diritto e la democrazia all’interno dei confini comunitari, il deciso contrasto alla violenza sulle donne, la mano tesa al popolo afghano (“siamo impegnati per evitare il disastro umanitario”).
Non è mancato un affondo sui giovani. “Se vogliamo plasmare la nostra Unione a loro immagine”, ha sottolineato Von der Leyen, essi “devono poter plasmare il futuro dell’Europa. La nostra Unione deve avere un’anima e una visione in cui i giovani possano credere. Come si chiedeva Jacques Delors: ‘come si potrà costruire l’Europa se i giovani non la vedono come un progetto collettivo e una rappresentazione del loro stesso futuro?’”. E qui un annuncio inatteso:

“per questo motivo proporremo che il 2022 sia l’Anno europeo dei giovani”.

Un anno “dedicato a valorizzare i giovani che si sono tanto sacrificati per gli altri. Saranno i giovani a dover condurre i dibattiti della Conferenza sul futuro dell’Europa”.
Il discorso è poi così proseguito: “per quanto imperfetta, la nostra Unione è straordinaria nella sua unicità e unica nella sua straordinarietà”, ha osservato la politica tedesca. “È un’Unione in cui consolidiamo la nostra libertà individuale attraverso la forza della nostra comunità. Un’Unione plasmata tanto dalla nostra storia e dai nostri valori condivisi quanto dalle nostre culture e prospettive diverse”.

E qui un passaggio inaspettato per un discorso ufficiale e programmatico. “Non è facile trovare le parole giuste per cogliere questo sentimento nella sua essenza. Ma è più semplice se usiamo quelle di qualcuno che è per noi fonte di ispirazione. Per questo motivo oggi ho invitato qui da noi un’ospite d’onore. Molti di voi la conosceranno: è un’atleta che ha vinto la medaglia d’oro per l’Italia e quest’estate ha conquistato il mio cuore”. Dalla tribuna dell’Europarlamento Von der Leyen volge lo sguardo verso i banchi alla sua destra e sorride. Quindi riprende: “quello che però forse non sapete è che, soltanto ad aprile, le era stato detto che era in pericolo di vita. Ha subito un’operazione, ha lottato, si è ripresa. E appena 119 giorni dopo aver lasciato l’ospedale ha conquistato una medaglia alle Paralimpiadi. Onorevoli deputate e deputati, date il benvenuto assieme a me a Beatrice Vio”.
Gli eurodeputati sono in piedi; parte un lungo e caloroso applauso. L’atleta, per nulla intimorita, si alza e risponde con un gesto.
“Così giovane, Bebe ha già dovuto affrontare molti ostacoli – aggiunge la presidente della Commissione –. La sua storia è l’emblema di una rinascita contro ogni aspettativa. Di un successo raggiunto grazie al talento, alla tenacia e a un’indefessa positività”.

Beatrice Vio “è l’immagine della sua generazione”:

“una leader e una sostenitrice delle cause in cui crede, che è riuscita a raggiungere tutto questo rimanendo fedele alla sua convinzione secondo cui, se sembra impossibile, allora si può fare”.
Qui un affondo storico-politico: “questo è lo spirito dei fondatori dell’Europa e questo è lo spirito della prossima generazione dell’Europa. Facciamoci dunque ispirare da Bebe e da tutti i giovani che cambiano la nostra percezione di ciò che è possibile, che ci dimostrano che è possibile essere chi vogliamo essere. E che è possibile raggiungere tutto quello in cui crediamo. Questa è l’anima dell’Europa; questo è il futuro dell’Europa. Rendiamola più forte, insieme”.