“La situazione è davvero tesa, da questa mattina la circolazione è nulla e le strade della capitale sono vuote, c’è una attesa preoccupante di quello che accadrà nelle prossime ore e giorni”. A parlare al Sir è Chiara Zampaglione, operatrice di Caritas italiana ad Haiti, che commenta l’omicidio del presidente Jovenel Moïse e il ferimento della moglie, gravissima in ospedale, nella propria abitazione, per mano di un commando armato. “Il brutale assassinio del presidente fa seguito ad un crescendo di violenza perpetrata dalle bande armate, che stanno proliferando nel paese facendo leva sul senso di impunità generale e sull’assenza di istituzioni in grado di porre argine a questa instabilità – osserva l’operatrice umanitaria -. Il Paese è allo stremo, la popolazione è in ginocchio, c’è un senso di anarchia generale sullo sfondo di una crisi politica ed economica, aggravata da una nuova ondata di Covid-19”. Già da più di un mese, prosegue, “in alcune zone della capitale è in corso una guerra tra bande per il controllo del territorio, questi conflitti armati stanno paralizzando la città con il blocco delle principali vie d’accesso e stanno esacerbando la crisi umanitaria in un Paese dove quasi la metà della popolazione sta affrontando un’insicurezza alimentare elevata e acuta”.

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