GROTTAMMARE –  Titolare del centro psicopedagogico Pharus e presidente della cooperativa Pharus Young, la Dott.ssa Maria Chiara Verdecchia, è pedagogista, psicologa clinica, counselor e mediatore familiare. La sua è una delle figure più preparate ed operose della città di Grottammare e dei comuni limitrofi. Abbiamo approfittato delle sue competenze multidisciplinari per chiederle opinioni e consigli sulla scuola, sulla famiglia e – più in generale – sulle varie agenzie educative della nostra società.

Come immagina la scuola di domani?
Una scuola che sia parte integrante del tessuto sociale e punto di riferimento per tutta la comunità. È fondamentale costruire una scuola nuova, ripartendo dal polo dell’infanzia, che sia più aperta, inclusiva, in grado di sostenere le nuove generazioni nel percorso di crescita. Occorrono itinerari personalizzati, docenti motivati, capaci di riaccendere la passione e l’amore per il sapere negli alunni, a discapito di una logica prettamente numerica e poco efficace. L’istruzione, se vissuta bene, è l’unica via per uscire non solo dalla pandemia, ma dalla crisi umana, socioculturale ed economica in cui versa l’intero paese.

Da quanto afferma, si evince che crede molto nella scuola, anche se la scuola come istituzione sembra essere in forte crisi. Cosa ne pensa?
Si è vero, ma nonostante tutto resiste e sopravvive per la rete di docenti generosi e competenti, non solo nella loro disciplina, ma nella loro umanità. Per mia esperienza, laddove gli insegnanti danno il buon esempio, dimostrando coerenza e mettendosi in ascolto dei ragazzi, accompagnandoli a costruire e ad organizzare il proprio apprendimento, gli studenti rispondono più che bene. Pertanto, non mi resta che ringraziare gli insegnanti che resistono, perché incominciano ad essere molti coloro che si sono arresi in quanto eccessivamente scoraggiati. Quando l’apprendimento esula dalla solita routine noiosa, ma diventa una conquista, uno scambio di idee, un conflitto cognitivo ed emotivo, non si trova traccia di bullismo, di marginalità, di isolamento.

Dottoressa, il suo curriculum vanta tanti titoli, master e riconoscimenti, ma quale ruolo le appartiene di più?
Partendo dal presupposto che ciascuna professionalità ha un suo rigore metodologico e pertanto va espletata nella sua specificità, ciò che le accomuna è la capacità relazionale sottostante, che permette di intraprendere un percorso sempre più personale ed unico con l’altro. Comunque, rispondendo alla sua domanda, mi sento soprattutto una pedagogista e reputo fondamentale il contributo dei pedagogisti per facilitare e sostenere un’effettiva trasformazione della scuola, che consista nella progettazione di ambienti di apprendimento stimolanti, da realizzare aprendo la scuola alle altre agenzie educative presenti sul territorio. Attenzione, stiamo correndo il rischio di leggere qualsiasi problema secondo un’ottica più sanitaria che pedagogica, abbassando sempre di più il livello culturale dei nostri ragazzi. Occorrono équipe multidisciplinari con competenze diverse per una progettualità condivisa a supporto di ragazzi e di tutto il sistema scuola.

Da sempre si parla di corresponsabilità tra scuola e famiglia, ma si fatica a costruire un dialogo. Quali consigli può dare al riguardo?
È importantissimo stabilire un rapporto di cooperazione in cui entrambi i partner della relazione godano del reciproco rispetto e della reciproca fiducia. Vanno abbattuti pre-giudizi, affinché la famiglia non si senta un semplice utente, cliente, ma un’artefice fondamentale di educazione, e la scuola, dall’altro canto, sia responsabile del percorso formativo dei ragazzi. Il partenariato non è altro che la semplice alleanza tra genitori e insegnanti che riconoscono reciprocamente le diverse competenze.

Cosa suggerisce ai tanti genitori ed educatori in genere?
Mai abbattersi e perdersi in totale rassegnazione, perché l’educazione, anche se sembra evaporare e disperdersi, lascia comunque traccia e delinea percorsi di vita. In consulenza, non mi stanco mai di ripetere ai genitori l’importanza del recupero di un tessuto valoriale, di un ascolto attivo in grado di saper discernere i punti di forza dai punti di debolezza, sia propri che altrui, di credere nelle proprie capacità e autonomia e infine di favorire un rapporto positivo di collaborazione con l’istituzione scolastica e con tutte le realtà presenti sul territorio. L’eccessivo disagio che, oggi più che mai, si nota tra i nostri giovani, implica l’urgenza di progettare e realizzare insieme interventi per uscire dal circolo vizioso dell’autoscoraggiamento, della critica e del pensiero negativo, individuando il grado di responsabilità di ciascuno.

Non solo libero professionista, ma anche imprenditrice e presidente della cooperativa PHARUS, con quali certezze?
In questo momento pochissime a livello economico, ma sufficienti per creare una squadra e credere nelle potenzialità dei giovani, forieri di creatività e slancio vitale che solo loro sanno dare. In un sistema di mercato sempre più complesso, tecnologico, mutabile e imprevedibile, è fondamentale non solo reagire in modo flessibile e garbato, ma serve anticipare e provocare attivamente il nuovo con innovazione e creatività.

È anche formatrice CARITAS. Cosa può dire di questa realtà in grande espansione?
Una bellissima realtà della nostra Diocesi, i cui risultati sono frutto di una grande intesa di squadra e di una filosofia di fondo che il direttore ha promosso con molta perseveranza e competenza. Abituata a fare formazione, mi sento di dire che anche la Caritas si sta definendo sempre più come learning organization, in quanto si pone come realtà in continuo apprendimento, il cui fine non termina semplicemente in un’erogazione di servizi, ma in opportunità di crescita per tutti. Si tratta di risignificare in senso pedagogico il concetto di organizzazione per dare vita ad un tipo di leadership, che supera il modello verticistico e diventa condivisa, partecipe e attenta alle relazioni autentiche.

Qual è il segreto del suo successo professionale?
Mah, non so, se si tratta di segreto. So che devo dire grazie ai tanti maestri che ho incontrato nella vita e che incontro quotidianamente: la loro saggezza va oltre le mura accademiche per impregnarsi di vita e di storia umana. Poi, non mancano, sui miei tappeti, i tanti libri sparsi qua e là e in primis il Vangelo a cui attingo la classica riflessione mattutina.

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