M. Michela Nicolais

“Anche quando tutto sembra buio, come in questi mesi di pandemia, il Signore continua ad inviare angeli a consolare la nostra solitudine e a ripeterci: ‘Io sono con te tutti i giorni’”. Ad assicurarlo è il Papa, che nel primo messaggio per la Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, in programma il 25 luglio, menziona gli affreschi di Giotto nella cappella degli Scrovegni, per spiegare il senso della Giornata, “dopo un lungo isolamento e una ripresa della vita sociale ancora lenta: che ogni nonno, ogni anziano, ogni nonna, ogni anziana – specialmente chi tra di noi è più solo – riceva la visita di un angelo! Alcune volte essi avranno il volto dei nostri nipoti, altre dei familiari, degli amici di sempre o di quelli che abbiamo conosciuto proprio in questo momento difficile”.

“Il Signore è eterno e non va mai in pensione, mai”,

scrive il Papa, che rivela: “Io stesso posso testimoniare di aver ricevuto la chiamata a diventare Vescovo di Roma quando avevo raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginavo di non poter più fare molto di nuovo. Il Signore sempre è vicino a noi, sempre, con nuovi inviti, con nuove parole, con la sua consolazione, ma sempre è vicino a noi”. “La nostra vocazione è quella di custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli”, il mandato di Francesco ai suoi coetanei:

“Qual è la vocazione nostra oggi, alla nostra età? Custodire le radici, trasmettere la fede ai giovani e prendersi cura dei piccoli. Non importa quanti anni hai, se lavori ancora oppure no, se sei rimasto solo o hai una famiglia, se sei diventato nonna o nonno da giovane o più in là con gli anni, se sei ancora autonomo o se hai bisogno di essere assistito, perché non esiste un’età per andare in pensione dal compito di annunciare il Vangelo, dal compito di trasmettere le tradizioni ai nipoti. C’è bisogno di mettersi in cammino e, soprattutto, di uscire da sé stessi per intraprendere qualcosa di nuovo”.

“C’è bisogno di te per costruire, nella fraternità e nell’amicizia sociale, il mondo di domani: quello in cui vivremo – noi con i nostri figli e nipoti – quando la tempesta si sarà placata”. Nel messaggio, il Papa dà a più riprese del “tu” ai suoi destinatari: tutti “dobbiamo essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite”, l’indicazione per uscire dalla pandemia. “Quanti di voi si fanno questa domanda: la mia solitudine non è un macigno troppo pesante?”, incalza Francesco. E’ la stessa domanda che Gesù si è sentito rivolgere da Nicodemo: “Come può nascere un uomo quando è vecchio?”. “Ciò può avvenire, risponde il Signore, aprendo il proprio cuore all’opera dello Spirito Santo che soffia dove vuole”, spiega il Papa. “Che non ci dimentichiamo degli anziani morti per mancanza di respiratori”, l’appello sulla scorta della Fratelli tutti: “Che un così grande dolore non sia inutile. Nessuno si salva da solo. Debitori gli uni degli altri. Fratelli tutti”.

I sogni, la memoria e la preghiera

sono i tre pilastri che dovranno sorreggere la “nuova costruzione” del futuro di cui sono parte attiva gli anziani. “Il futuro del mondo è in questa alleanza tra i giovani e gli anziani”, ribadisce Francesco citando ancora una volta la profezia di Giole: “Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni, e si possa insieme costruire il futuro”. “È necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova”, l’imperativo del Papa per ogni nonno e ogni anziano: “E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne. Impara anche da quella esperienza a uscirne adesso”. I sogni sono, poi, “intrecciati con la memoria”, si legge nel messaggio: “Penso a quanto è preziosa quella dolorosa della guerra e a quanto da essa le nuove generazioni possono imparare sul valore della pace. Ricordare è una vera e propria missione di ogni anziano: la memoria, e portare la memoria agli altri”. L’esempio citato è quello di Edith Bruck, la scrittrice sopravvissuta al dramma della Shoah, di cui il Papa prende a prestito le parole: “Anche illuminare una sola coscienza vale la fatica e il dolore di tenere vivo il ricordo di quello che è stato – e continua –. Per me la memoria è vivere”.  “Penso anche ai miei nonni e a quanti di voi hanno dovuto emigrare e sanno quanto è faticoso lasciare la propria casa, come fanno ancora oggi in tanti alla ricerca di un futuro”, scrive Francesco: “Alcuni di loro, forse, li abbiamo accanto e si prendono cura di noi. Questa memoria può aiutare a costruire un mondo più umano, più accogliente”. Infine, la preghiera: “Come ha detto una volta il mio predecessore, Papa Benedetto, santo anziano che continua a pregare e a lavorare per la Chiesa: ‘La preghiera degli anziani può proteggere il mondo, aiutandolo forse in modo più incisivo che l’affannarsi di tanti’. Questo lo ha detto quasi alla fine del suo pontificato, nel 2012. È bello”. Infine, la citazione di Charles de Foucauld, che presto diventerà santo e la cui vicenda “mostra come sia possibile, pur nella solitudine del proprio deserto, intercedere per i poveri di tutto il mondo e diventare davvero un fratello e una sorella universale”.

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