SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Un caldo pomeriggio di Maggio, un campetto in periferia, un pallone da calcio e tante bambine e ragazze in divisa rossoblu: è avvenuto così l’incontro di Roberto Renzi con il Settore Giovanile Femminile della Sambenedettese Calcio. Dopo aver incontrato in mattinata il sindaco Pasqualino Piunti ed aver visitato il Samba Village ed il Rodi, alle ore 19:15, il neo-presidente Renzi si è recato presso il Centro Sportivo “Sabatino D’Angelo” dell’Agraria, luogo abituale di allenamento delle squadre femminili under 12 ed under 15. Qui ha premiato tutte le atlete con una medaglia, alla presenza del Coach Marco Pompa, Responsabile del Settore Giovanile Femminile, e della Coach Carla Di Giuseppe, istruttrice, docente ed ex calciatrice militata anche in serie A. È in questo contesto gioioso e, per certi versi, anche emozionante, che lo abbiamo incontrato per intervistarlo.

                       

Come sta vivendo questo inizio in Samb?
“È un po’ faticoso. Pian piano stiamo espletando tutte le incombenze burocratiche che ci sono piovute addosso. Per adesso non abbiamo ancora parlato di calcio, ma solo di numeri e scartoffie. Oggi mi ha fatto molto piacere venire qui e premiare il fine corso di queste squadre femminili. Mi hanno parlato benissimo sia delle ragazze sia dei due coach che le hanno allenate in questo anno un po’ disgraziato dal punto di vista tecnico ed economico. Io ho sempre creduto nello sport giovane e senza malizia. Specialmente il calcio femminile ha questa grande differenza rispetto a quello maschile: non c’è malizia e, finché non c’è malizia, abbiamo a che fare con un calcio puro. Tra le ragazzine che oggi ho premiato ce n’erano tre piccoline con gli occhi lucidi solo per aver ricevuto questa medaglia; al contrario, se si facesse lo stesso in una squadra maschile, i ragazzi penserebbero già di essere dei campioni. Per questo motivo cercheremo in tutti i modi di rafforzare la presenza femminile della Samb. “

Quali sono i progetti per il Settore Giovanile Femminile per il prossimo anno?
“La linea utilizzata con il Settore Giovanile Femminile è l’unica che condivido con la vecchia dirigenza: tutto il calcio giovanile deve essere fatto gratuitamente. Ciò non significa che non si possa chiedere un piccolo rimborso spese per il Kit, ma deve trattarsi di una piccola cifra, non può essere una tassa per giocare a pallone! Il calcio deve essere prima di tutto un divertimento. Noi sentiamo l’obbligo di fare anche un’azione sociale: in questo momento di pandemia, in cui spesso i ragazzi sono stati chiusi in casa ed isolati, il calcio deve essere uno strumento per riportare i ragazzi a stare in gruppo. La cosa importante non sono i risultati, bensì vivere in gruppo, avere i problemi del gruppo, ragionare in gruppo. Tutti dobbiamo fare degli sforzi per ottenere questo risultato. Preferisco fare qualche scelta di risparmio sulla prima squadra, ma mai sul Settore Giovanile che, al contrario, deve essere ben organizzato e seguito da professionisti.”

Di recente le vicende legate alla Partita del Cuore hanno riportato alla ribalta i problemi di discriminazione delle donne nel calcio. Come si può eliminare il gap tra calcio femminile e quello maschile?
“È essenziale il rinnovamento. Per quanto riguarda le strutture, dobbiamo dire che sono tutte molto vecchie, quindi non è che non siano pensate per le donne, è che, nell’epoca in cui sono state costruite, non solo non esistevano le squadre femminili, ma non esisteva neanche il pensiero che potessero esistere in futuro. È molto difficile oggi riorganizzare delle strutture nate per il calcio maschile, ma ci si riuscirà con il tempo e la pazienza. I cambiamenti non sono mai facili e veloci, ma pian piano si realizzano. Per quanto riguarda, invece, la cultura, la mentalità, credo che pian piano, qualcosa stia cambiando, anche grazie al fatto che dai media venga dato maggiore spazio alle partite femminili. Purtroppo c’è spesso qualcuno che si rende protagonista di un episodio discriminatorio, ma credo e spero che sia solo una questione di generazione. Le nuove, future generazioni vivranno una parità vera, non una parità imposta, bensì una parità naturalmente sentita e ritenuta tale, senza distinzione tra le calciatrici ed i calciatori. Chiaramente determinate attività atletiche saranno sempre diverse tra uomo e donna perché le strutture fisiche sono diverse, ma per il resto non ci saranno differenze.”

Quale obiettivo si pone per la prima squadra?
“Al momento, ci siamo trovati due anni in uno: bisogna, infatti, pagare per il vecchio anno e per il nuovo. Ora stiamo sistemando il vecchio e – vi assicuro – è molto faticoso e pesante. Però questo non significa che non abbiamo ambizioni: abbiamo fatto un sacrificio perché ci piace anche vincere. Poi nel calcio non si può mai dire. Non vale l’equazione “più spendo, più sono sicuro di vincere”. Guardiamo, ad esempio, il Matelica, che ha investito un terzo di quanto abbia fatto la Sambenedettese e guardate dove è arrivata! Quindi la differenza la si fa con l’organizzazione, senza promettere nulla o – al massimo – promettendo solo quello che si può fare: questo è l’unico, vero obiettivo.”

Perché ha deciso di acquistare la Samb?
“Sono stato portato qui da un amico che mi ha parlato bene di San Benedetto del Tronto e della situazione della squadra cittadina. Devo dire che, all’inizio, sono venuto a dare un’occhiata un po’ per curiosità e un po’ per gioco. Poi sono tornato sempre accompagnato da mia moglie. La spinta più forte è stata proprio il fatto che mia moglie abbia apprezzato la città. Mi ha detto che San Benedetto le piace e che mi avrebbe seguito. Questo per me è stato molto importante, perché sarebbe diventato difficile fare un discorso personale, senza coinvolgere la mia metà.” E, con gli occhi lucidi, il presidente ha aggiunto: “Da lì in poi è stato ogni giorno un crescendo, un innamoramento sempre maggiore. Il giorno dell’asta ho capito che la Samb sarebbe dovuta essere mia.”

Grande la gioia e la soddisfazione da parte del Coach Marco Pompa: “Come responsabile del Settore Giovanile Femminile, devo ammettere che, nonostante la pandemia e le vicende societarie ci abbiano messo più volte a dura prova, in realtà l’anno non è andato poi così male: partendo praticamente dal zero, siamo riusciti, anche grazie ad una splendida organizzazione, ad arruolare 30 giovanissime. Sia le ragazze sia i genitori hanno risposto alla grande e questo lascia ben sperare per il prossimo anno. Non sappiamo ancora bene come verrà strutturato il nuovo corso, ma il fatto che il nuovo Presidente sia venuto a trovarci, ci sorprende positivamente e ci fa ben sperare, anche perché il calcio femminile ha bisogno di investimenti – così come calcio maschile – se vuole raggiungere certi obiettivi. A San Benedetto ci sono tutte le le prospettive per poter costruire un Settore Giovanile Femminile di livello: abbiamo già delle atlete convocate al Centro Tecnico Federale, che sono già state selezionate per giocare nel campionato regionale ed in quello nazionale. Questo fatto deve essere da stimolo per altre ragazze che vorranno venire a giocare con noi il prossimo anno e che speriamo saranno numerose. Per me particolare importanza è rivestita dalle scuole: avendo la possibilità di interagire con tutti gli istituti scolastici della provincia di Teramo e di Ascoli Piceno, le scuole rappresentano un grosso bacino di pesca.”

Soddisfazione anche da parte del Coach Carla Di Giuseppe: “Il movimento di Calcio Femminile Giovanile, che stiamo creando a San Benedetto del Tronto, è una bellissima e stimolante esperienza, ma senz’altro la considererei anche un esperimento. Un esperimento che ha come obiettivo principale quello di far conoscere all’opinione pubblica che anche le bambine, anche le ragazze possono giocare a calcio, contribuire ad abbattere quel muro di pregiudizio che ancora circonda questo mondo e che considera il calcio – ancora oggi – uno sport non adatto alle donne. I presupposti per far bene a San Benedetto del Tronto ci sono e ora c’è anche una società che crede molto in questo progetto. Per tale motivo non posso far altro che invitare tante bambine a Settembre, quando riprenderanno gli allenamenti, a venire a provare un allenamento con noi, a condividere con noi momenti di gioco, di amicizia e di passione per questo strano attrezzo che rimbalza e che ci fa tanto divertire! Il calcio femminile è ben lontano dai vizi e dai vincoli del calcio maschile che è fondato su presupposti di natura economica e finanziaria che condiziona un po’ il vero spirito del calcio, ma soprattutto anche i valori che dovrebbero essere alla base dello sport in generale. Nel femminile si gioca a calcio per passione, per voglia di stare insieme, anche per rivalsa e rivincita nei confronti dei maschietti che spesso ci dicono che noi non possiamo giocare a calcio.”

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