DIOCESI – Si è svolta ieri mattina alle ore 10:00, presso la Cattedrale di Santa Maria della Marina di San Benedetto del Tronto, la Messa Crismale. Presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani e concelebrata dai sacerdoti della Diocesi, la solenne Messa è stata motivo di grande gioia per tutti i presenti: il Giovedì Santo, infatti, a causa del Covid-19, era stato chiesto ai sacerdoti di non uscire dai Comuni e la celebrazione era stata spostata a data da destinarsi. Ieri si è potuto vivere finalmente insieme questo momento.

Queste le prime parole del Vescovo Carlo: “Nelle modalità di questa celebrazione, sentiamo ancora la presenza del virus tra noi, essendo tenuti a rispettare tutte le norme sanitarie, compresa la distanza interpersonale. È tuttavia un conforto che si possa celebrare insieme sia pure con questi limiti. Oggi siamo chiamati a rendere grazie per questo particolare dono del presbiterato, che il Signore ci ha donato a servizio del suo popolo, e rinnovare le promesse con le quali lo abbiamo accolto. Una gratitudine che innanzitutto dobbiamo sicuramente a Dio, ma che poi ci dobbiamo gli uni agli altri, in quella fraternità che tutti ci unisce nell’unità del presbiterio e nel servizio amorevole al popolo di Dio di questa nostra chiesa Trentina.”

Il Vescovo Bresciani ha poi proseguito ricordando con particolare gratitudine gli anniversari principali tra i presbiteri: 65° Don Luciano Paci, 50° Padre Doriano Vesperini Conventuale e Montedinove, 40° Don Tommaso Capriotti, 30° Don Vittorio Cinti, Don Alfonso Rosati, Don Francesco Ciabattoni, 25° Giorgio Carini e 10° Don Mariano D’Ercoli. “Ricordiamo inoltre nella preghiera – ha proseguito il Vescovo – i confratelli anziani e ammalati che non sono presenti. Li sentiamo uniti a noi in questo momento di speciale comunione presbiterale. Infine non dimentichiamo una preghiera di suffragio per i nostri confratelli Don Giacomo NovelliDon Pietro Rossi e il Diacono Galliano Ceccarelli che sono tornati alla casa del Padre. Sentiamo oggi, in modo del tutto particolare, di essere stati chiamati a questo ministero non per le poche doti che ciascuno di noi porta con sé, ma per la benevolenza del nostro Signore. Sappiamo di non avere nulla di cui possiamo vantarci se non dei doni da lui ricevuti, per questo la nostra azione di grazia è piena e sincera. Siamo grati in modo particolare alla chiesa che da sempre ci accoglie nel suo seno. All’inizio di questa celebrazione eucaristica sentiamo più vivo il bisogno di chiedere perdono a Dio, alla chiesa e ai nostri fedeli per la non sufficiente corrispondenza ai doni ricevuti. Oggi soprattutto chiediamo perdono ai confratelli presbiteri per le mancanze di carità reciproca. Mentre chiediamo perdono, doniamoci il perdono.”

Durante l’omelia, il Vescovo Carlo ha così parlato ai confratelli: “Il fatto che questa consacrazione degli olii santi avvenga con la partecipazione di tutto il presbiterio, rimanda immediatamente a quell’opera comune cui siamo chiamati in virtù del ministero che ci è stato affidato. Il sacramento, infatti, non è mai opera del singolo, ma di Cristo attraverso la sua Chiesa, qui rappresentata da tutti noi. Attraverso l’amministrazione dei sacramenti esercitiamo un aspetto fondamentale della nostra paternità spirituale nei confronti dei fedeli. Carissimi, siamo chiamati ad essere buoni amministratori dei doni di Dio, sapendo che, come amministratori, ne siamo costituiti custodi. Dio affida a noi come custodi ciò che di più prezioso ha da donare al mondo: nell’Eucaristia ci affida il corpo del suo unico Figlio e attraverso lui tutti gli altri sacramenti della fede. In un certo qual senso siamo costituiti custodi come san Giuseppe che fu chiamato ad essere custode di Gesù. Nella colletta della Santa Messa del 19 Marzo, festa di san Giuseppe, così abbiamo pregato: ‘Accogli, Signore, il nostro servizio sacerdotale e donaci la stessa fedeltà e purezza di cuore che animò san Giuseppe nel servire il tuo unico figlio, nato dalla Vergine Maria’. San Giuseppe è, quindi, esempio e speciale patrono di noi sacerdoti, come ci ha ricordato papa Francesco nella lettera apostolica Patris corde mandata in occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe patrono della Chiesa universale. Giuseppe è l’uomo dalle poche parole. Quanto anche noi preti abbiamo da imparare dal silenzio di Giuseppe! Egli parla pochissimo o nulla, nelle difficoltà interroga Dio e vive intensamente, non sottraendosi mai alle sue responsabilità, anche quando sconvolgono i suoi leciti progetti umani. Come il sacerdote egli ha offerto tutta la sua vita, rinunciando ad essere padre di un figlio da lui stesso generato, per donare a noi il Figlio unico di Dio: è il suo umile e maturo modo di servire e di partecipare all’economia della salvezza. Servizio discreto, ma sempre attivo; umile, ma sempre guida autorevole della santa famiglia, obbediente anche quando non capiva i progetti che Dio andava attuando. Due verbi guidano la vita di san Giuseppe: servire e partecipare. Due verbi che guidano la nostra esistenza presbiterale. Verbi che sono richiamo continuo alla santità sacerdotale nel ministero che ci è affidato: quello di portare e proteggere Gesù nel mondo. Verbi che dovrebbero rimanere oggetto frequente della nostra meditazione. Servire partecipando a progetti comuni: Giuseppe serve non seguendo un proprio progetto, ma affidandosi al progetto di Dio. Sei sono le caratteristiche di San Giuseppe che possono delineare il volto paterno del ministero cui è affidata la cura del corpo di Cristo che è la Chiesa: tenerezza, obbedienza, accoglienza, coraggio creativo, lavoratore, padre nell’ombra.

Leggi qui l’omelia integrale: Vescovo Bresciani: “San Giuseppe e il sacerdote”

Dopo la liturgia della Parola la cerimonia ha vissuto il suo momento di culmine quando sono state rinnovate le promesse sacerdotali e la benedizione dei tre olii santi (il crisma, l’olio degli infermi e l’olio dei catecumeni), che saranno accolti nelle Parrocchie della Diocesi e utilizzati nei vari Sacramenti. Al termine della Messa, il Vescovo ha voluto omaggiare i presbiteri, che hanno festeggiato un particolare anniversario, con un piccolo dono, segno della gratitudine della Chiesa.

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