Circa 1 Paese su 8 a livello globale spende più in debito che in servizi sociali: è quanto emerge da un nuovo rapporto dell’Unicef lanciato oggi, secondo il quale 25 Paesi nel mondo – già appesantiti da povertà e privazioni – hanno speso una percentuale maggiore delle spese totali governative in servizi del debito nel 2019 rispetto a servizi scolastici, sanitari e di protezione sociale insieme. Secondo il rapporto, “sono necessarie azioni globali per proteggere la spesa sociale e, con essa, il diritto di ogni bambino a sicurezza sociale, istruzione e servizi sanitari”. “I bambini che vivono in paesi con elevati oneri di debito e limitate risorse per la protezione sociale, l’istruzione e la salute difficilmente riusciranno a liberarsi dalla povertà e dalle privazioni”, ha dichiarato Henrietta Fore, direttore generale Unicef: “I costi privati e pubblici sono enormi e lasciano ai bambini, alle comunità e ai loro Paesi una scarsa speranza di economie sostenibili e di sviluppo sociale”. Secondo il rapporto, prima della pandemia i Paesi con i più alti livelli di servizi del debito – compresi Ciad, Gambia, Haiti e Sud Sudan – spendevano almeno 3 dollari per il debito per ogni dollaro destinato a servizi sociali di base. Inoltre, il rapporto mostra che in un quarto dei Paesi a basso e medio reddito – dove vivono 200 milioni di bambini – si riscontra attualmente un aumento del debito o il rischio di un aumento. “La pandemia ha causato una catastrofe globale dell’istruzione a cui è necessario rispondere per evitare che la generazione Covid-19 diventi una generazione perduta. A causa del Covid-19 e del peso del debito affrontato dai Paesi, stiamo già assistendo a una contrazione dei budget per l’istruzione in un momento in cui i Paesi hanno bisogno di investire per migliorare i sistemi scolastici”, ha continuato Fore.  “Una nuova ristrutturazione dell’architettura del debito internazionale – chiede l’Unicef – è fondamentale per proteggere i diritti dei bambini dalle conseguenze del Covid-19”.

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