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VIDEO e FOTO, Vescovo Bresciani: incontriamo il Risorto nella Parola, nel Sacramento e nella Chiesa

DIOCESI – Nel pomeriggio di sabato 3 aprile presso la Basilica Cattedrale Santa Maria della Marina il Vescovo Carlo Bresciani ha presieduto la Veglia e la Santa Messa in occasione della Pasqua di Resurrezione. Hanno concelebrato il Vescovo Emerito Gervasio Gestori, il parroco don Patrizio Spina, i parroci emeriti don Romualdo Scarponi e don Luciano Paci, e don Gianni Anelli, mentre il sacro rito è stato assistito dai diaconi permanenti Walter Gandolfi e Pietro Mazzocchi.

La Veglia di Pasqua ha avuto inizio sul sagrato della Cattedrale dove il vescovo Carlo ha benedetto il fuoco e ha acceso il cero pasquale – simbolo di Cristo Risorto – che accompagnerà tutte le Sante messe da oggi fino al giorno di Pentecoste. Dopo aver fatto il suo ingresso in chiesa insieme agli altri membri del clero, per tre volte il coro ha intonato “Luce di Cristo” al quale il popolo ha risposto con “Rendiamo Grazie a Dio”.

Dopo l’Exultet, intonato dal diacono Walter Gandolfi, la celebrazione è proseguita con la Liturgia della Parola: attraverso 7 letture veterotestamentarie e altrettanti salmi l’assemblea ha fatto memoria delle grandi opere di Dio.

Col canto del Gloria, il suono delle campane e l’accensione delle candele ha avuto inizio la Santa Messa.

Il canto dell’Alleluia, gioioso e festoso, ha introdotto i fedeli in questo nuovo tempo di grazia nel quale, in modo significativo, la parola “alleluia” verrà ripetuta davvero molte volte.

Riportiamo di seguito il testo integrale dell’omelia del Vescovo Carlo.

«Stiamo celebrando la veglia pasquale, la veglia più solenne di tutto l’anno liturgico. Vegliare non è solo stare svegli, è attendere, un vigilare in attesa. Attesa di chi, di che cosa? Che cosa stiamo attendendo noi questa sera? Possiamo rispondere immediatamente: la Pasqua. Sappiamo che la Pasqua per noi non è una festa qualsiasi, magari un po’ più solenne di altri giorni di festa. Più precisamente potremmo allora dire che attendiamo di celebrare la resurrezione di nostro Signore Gesù da morte. La veglia ci insegna come dobbiamo attendere di entrare nella resurrezione, perché è proprio questo che il Signore vuole donarci: entrare nella sua resurrezione. Noi siamo chiamati ad entrare con Gesù nella vita dei risorti e questo per il suo immenso dono di amore per noi.

L’accensione del fuoco e le letture della parola di Dio, tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento, ci hanno accompagnato fin qui, introducendoci in un’attesa che è partita dalla creazione, ha percorso tutti i secoli, è stata sostenuta da una promessa: quella che Dio ha fatto ad Adamo ed Eva, quindi all’inizio della storia umana. Significa che quello che noi stiamo vivendo in questa veglia è il compimento dell’attesa che ha attraversato e continua ad attraversare tutta la storia umana e che trova in Cristo risorto la piena soddisfazione. Lo diciamo in ogni celebrazione della santa messa, quando dopo la consacrazione proclamiamo che siamo in “attesa della sua venuta”. Non si tratta di un’attesa qualsiasi, ma di colui che era, che è e che viene, come abbiamo detto nella benedizione del cero pasquale.

Siamo, quindi, in comunione con tutta l’umanità che porta in sé una insaziabile attesa di vita, non di una vita qualsiasi, ma di una vita piena di significato, una vita in cui trovi senso tutto ciò che dobbiamo affrontare in questo mondo. Noi, questa sera, non solo diamo un nome preciso a quello che attendiamo, ma diamo un nome preciso anche a colui che può soddisfare la nostra attesa: Gesù Cristo, colui che ha vinto la morte, ogni forma di morte, non solo quindi quella fisica, ma anche quella morale, quella che viene dal male e dal peccato che opprimono l’umanità. Egli ha subito e patito il male, ma non si è lasciato vincere dal male, per questo Dio gli ha donato la vita immortale. Tutti noi desideriamo e attendiamo questa vittoria sul male e sul peccato: quello che è in noi, innanzitutto, e poi quello che tanto fa soffrire tutta l’umanità. Noi, questa sera, celebriamo, quindi, la vittoria di Gesù su questo male che mortifica la nostra vita e siamo in attesa di partecipare a questa vittoria, siamo in attesa che questa vittoria abbia il suo pieno compimento in noi che ancora ci dibattiamo cercando di liberarci dal suo peso mortale.

E che cosa possiamo fare perché questa attesa non sia resa vana? La veglia che abbiamo celebrato ci ha indicato la strada. Ascoltare la Parola di Dio (ecco le letture che abbiamo proclamato), rimeditare la sua promessa che, dopo aver percorso i secoli, si è realizzata in Gesù Cristo risorto da morte, accogliere e custodire in noi la vita nuova che ci è donata attraverso il sacramento del Battesimo e purificarci chiedendo e immergendoci nel perdono misericordioso di Dio.

La Parola di Dio ci porta, infatti, all’incontro con Gesù risorto e con la Chiesa che, nel sacramento, ci immerge nella sua morte e resurrezione, perché anche noi possiamo sempre di nuovo risorgere a nuova vita in Cristo. Infatti, se ci domandiamo come entra la resurrezione di Cristo in noi, come la nostra vita può essere rinnovata in lui, la risposta è attraverso la Parola e il sacramento che Gesù ha affidato alla Chiesa.

Ecco perché in questa veglia vengono amministrati i sacramenti che introducono nella vita cristiana coloro che attraverso il catecumenato sono entrati nella conoscenza di Cristo e della Chiesa. È il motivo per cui fin dall’antichità era in questa veglia pasquale che venivano celebrati i sacramenti che accolgono i catecumeni nella comunità del risorto donando loro i sacramenti che li introducono nella vita e nella comunità cristiana. Noi ci siamo già entrati, perché questi sacramenti li abbiamo già ricevuti, ma anche noi dobbiamo sempre di nuovo lavare le nostre vesti, donateci candide nel Battesimo, ma ricoperte successivamente dalle macchie delle nostre piccole o grandi infedeltà, L’acqua, che benediremo tra poco, ci ricorda questo bisogno continuo di purificazione che da soli non possiamo raggiungere; lo possiamo solo immergendoci nella vita del Risorto lasciandoci guidare dalla sua Parola che la Chiesa custodisce e proclama continuamente per tutti noi.

Non c’è vita cristiana senza la Parola, senza il sacramento e senza la Chiesa: senza l’ascolto della Parola che diventa guida della vita, senza sacramento che la nutre e la purifica e senza la Chiesa che sempre di nuovo ci annuncia la Parola e ci dona il sacramento. Parola, sacramento e  Chiesa sono la strada che ci guida verso il compimento dell’attesa di vita piena che il Cristo risorto vuol donare a noi e a tutta l’umanità.

Se ci chiedessimo: dove incontriamo noi oggi il Risorto, la risposta non può che essere: nella Parola, nel sacramento e nella Chiesa. È la sua Parola e il suo sacramento che ci fa Chiesa, ma nello stesso tempo è la Chiesa che ci ridona la sua Parola e il suo sacramento. Il motivo è uno solo: lui, il Risorto, è vivo e continua la sua presenza nella Chiesa. Qui noi lo incontriamo, qui accogliamo la sua vita, qui ci immergiamo in essa.

Carissimi, questo è il motivo della nostra gioia pasquale: Cristo non solo è vivo, ma lo possiamo sempre incontrare nella Chiesa, nella quale lui continua la sua presenza e lo farà per sempre nei secoli dei secoli. Egli è qui in mezzo a noi questa sera, perché Cristo è veramente risorto. Alleluja: sia lodato Dio, oggi e sempre!».