Daniele Rocchi

A poco più di tre mesi dal sisma del 29 dicembre scorso che ha colpito la Croazia, causando 8 morti e decine di feriti, le popolazioni terremotate delle città più colpite, Petrinja, l’epicentro a 44 chilometri a sud-est di Zagabria, Glina, Sisak e altri centri dell’area, si apprestano a vivere la Pasqua. In migliaia sono ancora senza casa, alloggiati nelle ‘casette’ prefabbricate e in altre soluzioni abitative provvisorie. Il numero complessivo degli sfollati è di circa 20 mila persone, gli edifici danneggiati si aggirano intorno alle 40mila unità, 31 le chiese distrutte, situati in prevalenza nell’area di Petrinja e altri centri vicini.

La diocesi di Sisak (40 km. da Zagabria), nel cui territorio insiste la maggior parte del cratere sismico, guidata dal vescovo Vlado Košić, si è adoperata sin dalle primissime ore post sisma per portare aiuto e conforto alle popolazioni soprattutto a quelle dei villaggi più interni, dove è difficile arrivare. Migliaia di volontari accorsi da tutto il Paese, insieme a quelli della Caritas diocesana e di quella croata, si sono alternati giorno e notte per assistere chi era nel bisogno. Un’attività che continua ancora oggi. I bisogni di oggi sono soprattutto gli elettrodomestici necessari alle famiglie che vivono nei container e a quelle che torneranno nelle case ristrutturate. Ma c’è anche tanto bisogno di vicinanza spirituale, particolarmente apprezzata in queste terre dalle profonde radici religiose. Ancor di più adesso con la celebrazione della Pasqua. Il Sir ha intervistato il vescovo di Sisak, mons. Vlado Košić.

Eccellenza, che Pasqua sarà quella di quest’anno segnata dal terremoto?
Noi cristiani siamo sempre pieni di gioia a Pasqua perché questa non è solo la vittoria di Cristo ma anche la nostra vittoria. Così sarà anche quest’anno perché,

nonostante il terremoto, la nostra fede non è diminuita.

Tragedie come queste ci avvicinano a Dio. Il sisma ha distrutto 31 delle nostre 63 chiese ma questo non ci impedirà di celebrare i riti e messe con fede e umiltà. E sottolineo: umiltà. Il terremoto ci ha insegnato che solo in Dio è la nostra sicurezza e la nostra salvezza. In una esperienza come quella del sisma si comprende in profondità che solo in Dio è la nostra pace.

Speriamo che le nostre sofferenze finiscano presto. Dopo la Croce aspettiamo e celebriamo la vittoria di Cristo e della vita sulla morte.

Come sta reagendo la sua comunità ecclesiale, e come vi state preparando a questa Pasqua?
Ci prepariamo alla Pasqua con la preghiera, la penitenza e con gesti di amore e solidarietà per i più bisognosi. Il terremoto ha sorpreso tutti noi stiamo reagendo. Come diocesi, con la Caritas diocesana, in questi tre mesi abbiamo distribuito nelle città e nei villaggi innumerevoli quantità di cibo e ogni altro genere di aiuto che abbiamo ricevuto dalle diocesi croate e della Bosnia ed Erzegovina, dai paesi vicini dove vivono croati, da tutto il mondo, Ungheria, Slovenia, Germania, Svizzera e Italia. I vescovi italiani ci sono molto vicini. Alcuni di loro, Trieste, Padova e Mantova, vogliono venire qui a visitarci, pandemia permettendo.

(Foto: Caritas Croazia)

Dopo 3 mesi l’emergenza sembra terminata ma noi restiamo vicino a chi soffre. Non lasciamo indietro nessuno.

Nel frattempo abbiamo avviato la ricostruzione delle chiese e degli edifici ecclesiastici danneggiati, 79 sono nella nostra diocesi. I lavori riguardano anche la rimozione delle macerie e la messa in sicurezza degli immobili. Con la Caritas croata abbiamo contribuito alla fornitura di 200 moduli abitativi provvisori. Attualmente ci sono più di 2 mila casette prefabbricate, tutte vicino alle proprietà distrutte. Un segno chiaro che le famiglie vogliono restare, ricostruire e ricominciare. Solidarietà concreta e preghiera, ci prepariamo così.

In un momento particolarmente forte come la Pasqua, che significa per voi sentire questa vicinanza materiale e spirituale?
È un grande segno della carità del prossimo. La solidarietà è stata, e lo è ancora adesso perché continua, bellissima e straordinaria. Siamo molto grati a tutti coloro ci stanno aiutando perché ci fanno sperimentare che non siamo soli e che il male non prevarrà. È il bene che vince sempre.

Con la maggior parte delle chiese inagibili dove celebrerete i riti pasquali?
La nostra cattedrale, dedicata all’Esaltazione della santa Croce, è inagibile. Celebreremo tutti i riti pasquali nella basilica di san Quirino, patrono della nostra diocesi. Una chiesa costruita circa 20 anni fa che non ha subito danni. Durante la Quaresima ho visitato tante parrocchie che non hanno più una chiesa. Abbiamo dovuto celebrare all’aperto, in aule scolastiche o in sale prese in affitto Attualmente sono in costruzione 12 sale di culto prefabbricate da destinare alle parrocchie che non hanno alternative per celebrare la messa.

Qual è la vostra speranza alla vigilia di questa Pasqua che nessuno avrebbe mai immaginato di vivere da terremotato?
La speranza è Cristo, solo in Lui troviamo salvezza. Sappiamo, infatti, che la vita terrena non sarà mai senza problemi. Sfide come il sisma ci aiutano a maturare.

Si arriva alla vita anche attraverso la Croce. Sia il terremoto che la pandemia sono prove per rafforzare la nostra fede.

Il vescovo Kosic tra la popolazione terremotata

C’è un augurio che vuole inviare ai suoi fedeli per Pasqua?
Ai miei fedeli voglio lanciare un messaggio di speranza: Cristo è risorto e ci dona la vita eterna. Dobbiamo essere umili e metterci al cospetto di Dio, portare ottimismo e testimoniare speranza. Dio è con noi e come Lui anche noi dobbiamo essere vicini a tutti i fratelli che soffrono e che hanno bisogno del nostro amore e del nostro aiuto.

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