da Vatican News – Alessandra Zaffiro

Il primo marzo all’alba Corleone, in provincia di Palermo, è stata bruscamente svegliata dalla notizia dell’incendio appiccato nella notte al portone della chiesa di Sant’Agostino proprio nel giorno della festa liturgica del Santo Monaco bizantino Leoluca. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno prontamente spento l’incendio impedendo danni maggiori alla preziosa Chiesa del XV secolo, mentre la Polizia ha avviato le indagini.

Corleone, sottolinea la diocesi di Monreale, “ha una ricca tradizione religiosa e culturale e i parroci di Corleone, sono fortemente impegnati a indirizzare le nuove generazioni verso la strada della reazione morale alla mafia attraverso una crescita culturale e sociale per sostenere un processo di riappropriazione di una identità positiva”.

Non si conoscono le ragioni del gesto di indubbia origine dolosa, per il parroco, don Luca Leone, “certamente questo non farà mancare la preghiera per questa città e anche per questi ignoti vandali, affinché per intercessione del Santo Monaco bizantino, il pentimento del male fatto porti frutti nuovi di conversione”.

“Il faticoso e lungo lavoro di rinascita per questo paese – spiega la diocesi – ha visto impegnati in questi anni la Chiesa di Monreale, per mezzo della Caritas diocesana e in partenariato con Confcooperative Sicilia, nella valorizzazione e gestione dei beni culturali ecclesiali a Corleone. “ ‘Questa terra sarà bellissima’ è un progetto di sviluppo di comunità, sostenuto con i fondi 8xmille”, ha affermato il vescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, che  si è recato a Corleone in occasione della festa del Santo Patrono della città, raccontando le impressioni sulla situazione che ha trovato dopo l’incendio al portone della chiesa di Sant’Agostino.

Il fatto di aver incendiato il portone di una chiesa col rischio di incendiare la chiesa, è un fatto inaudito – afferma il presule– non è successo mai a Corleone. Questo significa che si è fatto un salto di qualità indietro di degrado morale e religioso. Ieri sono stato fino a sera a Corleone per esprimere solidarietà al parroco, alla comunità. Ho trovato tanta gente dispiaciuta, tanta gente di Corleone che non si riconosceva in questo atto, atto ritenuto sacrilego quello di aver attentato alla chiesa nel giorno della festa patronale, nella chiesa dove dovevano celebrarsi cinque Messe. C’erano il Prefetto, il Questore, le massime autorità. Abbiamo ricevuto tanta solidarietà: dalla gente, dai sindacati, dal Presidente della Regione, dal Presidente dell’Ars, da ConfCooperative, da tante persone  che ci hanno detto che Corleone non si riconosce in questo gesto inqualificabile”.

Sulla natura del gesto incendiario, continua il vescovo di Monreale “potrebbe essere di matrice mafiosa ma anche se non ci fosse direttamente la mafia sarebbe un gesto espressione di una mentalità mafiosa, di chi pensa che non ci sono leggi da rispettare, di chi pensa che la Chiesa deve tacere, di chi pensa di poter sopraffare gli altri. Ritengo che, se non c’è stato un intervento diretto della mafia, che pure viene ipotizzato, certamente è frutto di una mentalità mafiosa, di chi pensa di intimidire, ma io ho dichiarato nell’omelia, non ci faremo intimidire ma continueremo ad impegnarci maggiormente per la promozione della legalità e del bene comune”.

A Corleone, in cui nacque Totò Riina, “il clima che si respira – spiega ancora monsignor Pennisi – è un clima di vicinanza alla Chiesa. Con i parroci, con le parrocchie  e le comunità avevamo iniziato un percorso per cambiare l’immagine di Corleone: non la città di alcuni malavitosi, di alcuni mafiosi, ma la città in cui ci sono due santi canonizzati, in cui ci sono oltre una cinquantina di chiese e quindi avevamo progettato con Caritas italiana, con ConfCooperative un progetto per formare una cooperativa di giovani per far apprezzare e visitare le chiese di Corleone, la sua storia religiosa e anche le bellezze naturali della città. Quindi se con questo gesto si pensa di intimidirci, di farci tornare indietro – conclude il presule siciliano – si sbaglia, anzi questo ci fa vedere come questa via della bellezza coniugata con la legalità e la solidarietà ci fa vedere che siamo sulla via giusta”.

In un comunicato anche i vescovi di Sicilia, insieme, hanno espresso alla comunità di Corleone  tutta la loro solidarietà accompagnata da” forte condanna per il gesto vile e violento che li colpisce e addolora”. I vescovi – si legge – auspicano che l’invito a convertirci e credere al Vangelo sia accolto anche dagli autori di questo riprovevole gesto. Il santo patrono Leoluca accompagni tutti noi nel cammino verso la Pasqua di vita nuova nel Signore Risorto”.

Per tutta la settimana, la comunità corleonese, scossa da quanto accaduto,  ha chiesto a tutti di esporre  “sul balcone di casa o dalla finestra, un cartello, un lenzuolo, uno striscione con la frase: ‘Spegniamo le fiamme della violenza. Corleone arde solo di passione’.  Postiamolo anche sui nostri canali social e suoi nostri profili privati – si legge ancora – facciamo sentire forte la nostra voce in questo giorno così speciale per la nostra Comunità religiosa e civile, che è stata infangata da questo atto meschino. #sanleoluca #santagostino #corleonelibera #nonviolenza”.

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